Il pomodoro italiano rischia grosso (e costa tanto): cosa sta succedendo

Grandinate, piogge torrenziali e ondate di calore hanno messo in ginocchio la produzione di pomodori in Italia. Sul mercato si è imposta la Cina, grazie a prezzi dimezzati

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Da quando è stato importato dall’America, il pomodoro è diventato uno degli ingredienti “sacri” della cucina italiana. Nel periodo di raccolta 2023, partito in questi giorni, “l’oro rosso” coltivato nel nostro Paese ha però subìto un duro colpo a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento dei costi per materie prime ed energia.

Il risultato? Un forte aumento dei prezzi sia degli ortaggi sia delle conserve a scaffale, ma non solo. Sul mercato italiano si allunga infatti l’ombra della concorrenza cinese.

Perché i pomodori italiani sono “in pericolo”

Le terribili ondate di maltempo che hanno colpito l’Italia da Nord a Sud fra grandinate, nubifragi, alluvioni e ondate di calore rischia di impattare pesantemente sulla produzione di pomodori. Si prevedono infatti ancora meno dei 5,6 miliardi di chili preventivati per il 2023, mandando in crisi la filiera e l’industria agroalimentari e l’intera economia del nostro Paese. Il settore del pomodoro vale infatti 4,4 miliardi di euro, per un totale di circa 10mila lavoratori fissi e oltre 25mila stagionali.

Nel Foggiano, in particolare, le piogge eccessive e l’immediatamente successivo aumento delle temperature hanno fatto ritardare il trapianto. La qualità e la quantità di pomodori sono quindi calate notevolmente, in un territorio che garantisce un quinto (il 19%) dell’intero raccolto nazionale. Sono in tutto 70mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa, con la Puglia punta di diamante del Mezzogiorno: quasi 18mila ettari, il cui 84% concentrato proprio nell’area di Foggia.

L’invasione del pomodoro cinese

Ad “aggravare” la situazione del pomodoro italiano concorrono anche le importazioni di concentrato dalla Cina, balzate del 50%. Tutta colpa del prezzo, addirittura la metà di quello nostrano per effetto della manodopera meno costosa e in parte “illecita”, perché frutto dello sfruttamento dei prigionieri politici e della minoranza musulmana degli Uiguri nella regione dello Xinjiang. Secondo i dati del World Processing Tomato Council, elaborati da Coldiretti e Filiera Italia, con 7,3 miliardi di chili nel 2023 la Cina sorpassa l’Italia nella classifica mondiale dei produttori di pomodoro da industria.

Associazioni e produttori hanno denunciato quella che è stata definita “una violazione dei diritti umani, confermata anche dall’Onu e dallo stesso Parlamento europeo”. Per questo motivo molti brand occidentali hanno bloccato le importazioni di pomodori dallo Xinjiang, ma lo strapotere cinese non sembra risentirne.

Cosa succede ai prezzi

Oltre che col clima “impazzito”, i produttori italiani devono dunque fare i conti anche con costi di produzione del pomodoro superiori del 30% rispetto alle medie storiche. Come se non bastasse, agli agricoltori i pomodori vengono pagati solo fra i 15 e i 17 centesimi di euro al chilo. L’aumento della produzione in Cina e la differenza di prezzo “hanno determinato la ripresa di fenomeni fraudolenti di difficile individuazione, data l’alta diluizione a cui il prodotto è sottoposto per l’ottenimento dei diversi derivati del pomodoro”, sottolineano le associazioni.

Stando ai calcoli per una bottiglia di passata da 700 ml, che costa 1,6 euro, solo il 9,4% riguarda il valore riconosciuto al pomodoro in campo, mentre il 90,6% del prezzo è la risultante di distribuzione commerciale, costi di produzione industriali, costo della bottiglia, trasporti, tappo, etichetta e pubblicità.

L’aumento dei prezzi a scaffale registrati negli ultimi mesi “non si sono tradotti in maggiori profitti e serviranno solo a coprire parzialmente i costi in continua crescita”, afferma Marco Serafini, presidente dell’Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali). Il prezzo riconosciuto alla parte agricola ha visto aumenti fino al 40% rispetto al 2022, portando il prezzo medio di riferimento del pomodoro tondo a 150 euro/tonnellata sia al Nord sia al Sud.