Il pensiero dell’economista Nino Galloni

Le teorie post-keynesiane di Nino Galloni, contrario all'euro e convinto della sottopopolazione del pianeta

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nino Galloni è un economista di fama internazionale. Sul fronte della dottrina economica, si è sempre definito un post-keynesiano. Sostenitore del necessario intervento dello Stato al fine di garantire la giustizia sociale e la redistribuzione della ricchezza. Collaboratore per svariati anni del post-keynesiano Federico Caffè, fino al 1987, quando è sparito nel nulla.

Il pensiero economico

Per comprendere la visione economica di Nino Galloni occorre spiegare, in breve, cosa si intenda per post-keynesiano. Parliamo di una scuola di pensiero microeconomico, con richiamo alla Teoria generale di Keynes.

Volendone raccogliere i punti cardine, possiamo partire col dire che l’analisi deve sempre svilupparsi dall’osservazione della realtà. Si ritiene poi che il singolo sia influenzato dall’ambiente sociale, e che gli agenti spesso abbiano dalla loro delle informazioni limitate e insufficienti, perciò agiscono sulla base di convenzioni o imitazioni.

Parlando di risorse, poi, conta molto di più il grado con cui vengono utilizzate e non la quantità stessa di cui si dispone. Passiamo infine all’elemento cardine, ripreso da Nino Galloni: l’intervento dello Stato. Il mercato non è equo e chi governa deve intervenire direttamente o indirettamente.

Tornando nello specifico al pensiero economico di Galloni, questi si è più volte espresso in merito agli effetti controproducenti della separazione del tesoro dalla Banca d’Italia e il sistema dei cambi fissi. Ciò impedirebbe infatti al governo di finanziare il debito pubblico con l’emissione di moneta. Il risultato? L’aumento dei tassi di interesse.

Lotta all’Euro e previsioni sul futuro

Molto critico nei confronti dell’Euro, così come in linea generale in merito alla politica economica portata avanti dall’Unione europea. Convinto del fatto che l’approccio sia stato nel corso degli anni fin troppo liberista. Un sistema tutto a vantaggio delle economie più ricche del vecchio continente. Dal canto suo sarebbero necessarie misure di protezione dell’economia italiana, e in passato ha anche proposto l’emissione di una moneta nazionale, attiva in parallelo all’Euro.

Per quanto riguarda invece il rapporto tra cittadini e Fisco, è promotore di una netta differenziazione tra piccole e grandi irregolarità. Non possono essere comparati, dice, dei semplici mancati adempimenti amministrativi con delle operazioni su grande scala che sfociano nella pratica illegale.

Da punire queste ultime, com’è ovvio, mentre per le prime consiglia allo Stato di assumere un ruolo più attivo. Ciò si delinea nell’intervento d’aiuto nei confronti del cittadino, che va di fatto favorito nel regolarizzare la propria posizione. Ciò creerebbe una dinamica virtuosa tra governo centrale e contribuente. Si è inoltre detto molto scettico in merito alla decrescita felice. Tale operazione richiederebbe infatti una riduzione ben maggiore della popolazione che nella produzione.

Nel suo ultimo testo, La rivolta delle coscienze. Siamo troppi, inutili e dannosi?, ha voluto cimentarsi in svariate azioni a dir poco complesse. Si parte dal tentativo di fare delle previsioni per i prossimi 5-20 anni, soprattutto in merito al sistema vaccini, che ritiene possa rappresentare il tassello cardine per “il crollo dell’impalcatura del cosiddetto ‘potere’”. Ha voluto poi contestare la teoria secondo la quale sulla Terra ci sarebbero troppi esseri umani, soprattutto inutili e dannosi. Dal suo punto di vista, invece, il pianeta è particolarmente sottopopolato. Il problema risiederebbe nella concentrazione in grandi città. Infine, si tratta di un testo che mira a sottolineare l’importanza del recupero di antichi valori, come quelli cristiani, socialisti e liberali.