Se si parla di Miuccia Prada, occorre avere bene in mente di star facendo riferimento a una rivoluzionaria. Il suo apporto nel mondo della moda è infatti paragonabile a pochi altri fenomeni di questo settore.
Se oggi questo cognome è celebrato nel mondo è soltanto merito del suo genio, della perseveranza dimostrata e dell’incredibile talento che ha dimostrato di possedere. Stilista e imprenditrice, ma soprattutto visionaria. Ha il merito d’aver trasformato Prada in una delle più blasonate case di moda al mondo.
La visione di Miuccia Prada
In poche parole, pronunciate alcuni anni fa in un’intervista, Miuccia Prada è stata in grado di riassumere in pieno il suo modo di stare al mondo e negli affari: “Fare bene le cose che ci piacciono. Più del business, ci interessano le idee in cui crediamo”.
Suo nonno, Mario Prada, partì da un’idea semplice, quella di colmare la carenza di oggetti che prendessero parte allo stilismo, senza però esserne travolti. Dei beni che fossero in grado di resistere alla stagionalità, senza cadere nel dimenticatoio.
Dall’apertura nel 1913 del primo negozio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano sono trascorsi più di 100 anni. In questo lasso di tempo l’orizzonte di Prada si è ampliato a dismisura. Se il nonno ha gettato le fondamenta, lei ha dato il via a una rivoluzione impensabile. Di fatto ha saltato delle fasi, riuscendo nel suo arco di gestione a fare ciò che per altri è avvenuto in differenti generazioni di crescita.
Si può parlare per Miuccia Prada di moda intellettuale. Rischiando, ha gettato in pista dei concetti difficili da digerire, come il “brutto”. Il disordine estetico che visivamente oggi diamo per scontato, è stato lanciato da lei nel prêt-à-porter. Una rappresentazione della contemporaneità, che oggi ci appare così naturale ma che semplicemente non esisteva nella moda.
Moda intellettuale
Da una parte l’omologazione, al fine di accedere a un club d’élite, dall’altra Miuccia Prada, che ha fatto della diversità la propria bandiera. Non è partita dal basso, certo, ma si è sempre sentita affascinata dalla “gente comune”, ovvero da chi con la “Milano bene” non aveva nulla a che fare.
Ottiene la guida della società di famiglia nel 1978, passando dagli oggetti del nonno a una linea di abbigliamento. Ciò al fine di creare qualcosa che possa rappresentarla.
Questa era la sua tela bianca sulla quale dipingere, mostrandosi in tutta la sua diversità, estetica e intellettuale. Lascia subito il segno con il brevetto del nylon effetto seta, Pocono, e l’ideazione del logo che ha fatto storia. Un triangolo rovesciato che è un richiamo alla storia del brand, nello specifico alla chiusura dei bauli prodotti dal nonno.
Miuccia ha sfidato tutti, dando un duro colpo ai benpensanti del tempo con il suo debutto in passerella sul finire degli anni Ottanta. Le sue idee non sono state subito comprese dalla stampa italiana, che le ha osteggiate. Differente l’approccio per quanto riguarda invece i mondi anglosassone e americano, nello specifico newyorkese.
Mai nostalgica, miss Prada ha sviluppato una codificazione dell’immaginario incentrato sulla rottura. Armata di pazienza, è stata premiata dal tempo, che l’ha vista esplodere come rivoluzionaria d’avanguardia.