MES, Giorgetti per la ratifica, Meloni furiosa: “Qui salta tutto”

Il parere del capo di gabinetto del ministro dell'Economia inguaia la Premier, generando tensioni nel centrodestra: ecco perchè

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

È pronto a consumarsi sulla ratifica del MES lo scontro tra Premier Meloni e il suo Ministro dell’Economia Giorgetti che strizza l’occhio all’Europa . Il Mes non produrrebbe “nuovi o maggiori oneri”, non si intravede “un peggioramento del rischio” e anzi potrebbe portare a un miglioramento del rating dell’Italia.

Tesoro sblocca la ratifica

Il parere del capo di gabinetto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “è tecnico”, dicono a più voci dal governo. Gli effetti però sono tutti politici visto che, di fatto, sblocca il sì al Mes e incrina (non poco) il muro tirato su da Giorgia Meloni alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, generando tensioni nel centrodestra. Tanto più che la fetta dei più irremovibili sull’argomento sono proprio nella Lega, il partito di Giorgetti.

E inguaia la Meloni

E pensare che appena qualche giorno fa, la Meloni era tornata a parlare di Mes, gelando Bruxelles. “Il Mes è un tema che sarebbe stupido aprire adesso, per due ragioni: la prima è che non ho cambiato idea sul Mes, ma è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso. Non ha senso ratificare la sua riforma se non sai cose prevede il nuovo patto di stabilità e crescita”. Aveva detto il Presidente del Consiglio Meloni al ‘Forum in Masseria’ da Vespa.

“Il Mes – aveva detto ancora – è uno stigma che ora rischia di tenere bloccare delle risorse in un momento in cui invece stiamo tutti cercando risorse: poi non verrebbe utilizzato da nessuno”. “Spero che si affronti questo tema in modo pragmatico e non come in Italia, in modo ideologico.

Premier furiosa, ma Giorgetti tiene il punto

Nel tardo pomeriggio di ieri, durante una cerimonia della Guardia di Finanza in una caserma romana, Giorgetti si è ritrovato faccia a faccia con Meloni. Divenendone bersaglio. “Se non riesci a contenere i tuoi – è il senso dello sfogo della premier riportato da Tommaso Ciriaco su La Repubblica – forniamo il destro agli scalmanati che vogliono far saltare tutto”. I “suoi” sono i tecnici – a partire dal capo di gabinetto Stefano Varone – che hanno scritto la lettera in cui si sbilanciano sulla convenienza del Mes.

Ma Giorgetti tiene il punto, il Salva Stati conviene all’Italia per almeno tre ragioni. La prima: mette in sicurezza un Paese dall’alto debito pubblico. La seconda: protegge i titoli di Stato. La terza: il trattato non presenta controindicazioni per l’Italia. E d’altra parte, pesano anche ragioni di pragmatismo politico. Il ministro dell’Economia è stufo di dover chiudere ogni riunione con gli omologhi europei ricevendo un quesito che ormai lo tormenta: «Quando approvate il Salva Stati?». Ed è stanco, sempre secondo il quotidiano romano, di non poter trattare nomine decisive a causa del “no Mes”.

Giorgetti sta con Bruxelles

Certo è che al netto delle polemiche che da sempre accompagnano l’argomento, l’Italia è al bivio visto che è l’unico Paese a non aver ancora sottoscritto la ratifica. Una grana da niente per la maggioranza che ieri, tra l’altro, è stata battuta al Senato sul decreto Lavoro: il voto della commissione Bilancio sul parere al nuovo pacchetto di emendamenti della relatrice Paola Mancini di FdI

Opposizioni affilano le armi

E puntuale arriva l‘affondo delle opposizioni. “La maggioranza è nel caos. Dopo quanto avvenuto alla Camera sul Mes, con il ministero dell’Economia che sconfessa la propaganda del governo, al Senato non riesce a far approvare emendamenti e va sotto. Questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti», ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein.