L’Italia blocca i programmi Ue, Giorgetti prende tempo sul Mes: a rischio l’Unione bancaria

L'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea a non aver ratificato il Mes: da Bruxelles c'è ancora fiducia ma questa, dicono, è un'occasione persa

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Continua a tener banco la questione Mes-Italia in ambito europeo. Il tema è tornato a essere discusso in seguito all’incontro dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, al quale ha ovviamente preso parte Giorgetti.

Il commento del presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, è decisamente esplicativo: “Il ministro Giorgetti ci ha aggiornati in merito alla situazione, dopo il voto negativo di ratifica del trattato del Mes. Non possiamo fare progressi su questo fronte ma continueremo l’impegno con Roma”.

Il passo indietro dell’Italia

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è recato a Bruxelles per spiegare le ragioni del governo di Giorgia Meloni. Si parla ovviamente della mancata ratifica alle modifiche della riforma del Mes. Quest’ultimo vede il proprio futuro incerto e ciò genera un certo allarme tra i Paesi dell’Ue.

L’Italia è l’unico membro ad aver fatto un passo indietro e, come spiegato da Donohoe, tale situazione “significa che i nostri sforzi per un’Unione bancaria continuano a mancare di un sostegno comune al Fondo di risoluzione unico. Continuano a mancare di uno strumento potente per aiutarci a fronteggiare gli effetti delle difficoltà bancarie”.

Allo stato attuale si prende tempo, di fatto, Donohoe si è impegnato a continuare questa collaborazione ma, in termini concreti, si tornerà sul tema in futuro (prossimo, si spera). Ad oggi, è importante sottolinearlo, è giunta la ratifica di 19 parlamenti europei. La sola Italia manca all’appello.

“Mi rammarico della decisione del Parlamento italiano. È un’opportunità persa per rendere l’Eurozona più resiliente e rafforzare l’Unione bancaria. Molte questioni rimangono in sospeso, con questa mancata ratifica. Fortunatamente tutto ciò è accaduto in una fase in cui non viviamo una crisi finanziaria”. Queste le parole di Pierre Gramegna, direttore generale del Mes.

Economia europea: le prospettive

Allo stato attuale, da Bruxelles giungono segnali di distensione. Si ritiene impensabile, per ora, procedere senza l’Italia. L’intenzione è dunque quella di individuare un giusto compromesso con gli altri 19 Paesi dell’Eurozona.

Una prima riunione del 2024 non fruttuosa, dunque, conclusasi con un rinvio di quel fondamentale passo in avanti verso l’Unione bancaria europea auspicata. Il tutto, come detto, in una situazione di relativa tranquillità sul fronte del sistema bancario Ue, solido e privo di crisi visibili all’orizzonte.

L’Ue ha però l’obbligo di guardare al domani, ovvero alle prospettive economiche alla luce delle tensioni internazionali, crescenti. Basti pensare al documento della Bild sulle possibili azioni militari della Russia contro la Nato. Tutto ciò si incastra in uno scenario globale potenzialmente rischioso. Un’Unione europea non compatta potrebbe avere enormi difficoltà nel competere con Stati Uniti, Cina e non solo. Sotto questo aspetto Mario Draghi è al lavoro su una vera e propria guida per fronteggiare le sfide del domani, che è più vicino di quanto si possa pensare.

Si avvicina intanto una data importante, come evidenziato dal commissario europeo per l’Economia Gentiloni. Il prossimo 15 febbraio, infatti, ci saranno le nuove previsioni economiche invernali: “L’incertezza resta elevata in termini di perturbazioni sul Pil e sull’inflazione dell’Ue. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso”. Ciò con riferimento alle guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente, così come le tensioni sul Mar Rosso, che stanno condizionando le rotte marittime, con prevedibile aumento dei costi.