La povertà va avanzando anno dopo anno, come evidenzia l’ultimo rapporto della Caritas Diocesana.
Dal report intitolato “La povertà in Italia” si evince come ormai il lavoro non basti più, vista l’avanzata di un esercito di lavoratori poveri. E il Nord presenta il dato più preoccupante.
Povertà in Italia in crescita continua
L’Italia, evidenzia la Caritas, si scopre di anno in anno più povera e socialmente fragile. Negli ultimi 10 anni, le persone assistite dalla rete Caritas sono aumentate del +62,6% in Italia. Ma è al Nord che il dato fa più rumore: +77% rispetto al 2014. Al Mezzogiorno l’incremento si è attestato al +64,7%.
Quella rilevata è una tendenza che ribalta narrazioni consolidate: la crisi colpisce ormai trasversalmente, senza risparmiare i territori tradizionalmente considerati più solidi sotto il profilo economico. I Centri di ascolto Caritas nel 2014 hanno accolto 277.775 famiglie.
Secondo i dati, il 9,7% della popolazione italiana vive in condizioni di povertà assoluta, per un totale di oltre 5,6 milioni di individui e 2,2 milioni di famiglie. L’Italia non è sola: nell’Unione Europea il 21% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. Tuttavia, ciò che emerge in maniera distintiva è il peggioramento delle condizioni sociali nelle aree settentrionali, dove storicamente si è sempre avuta una minore incidenza della povertà. L’effetto combinato della crisi pandemica, del caro vita, della stagnazione salariale e delle tensioni geopolitiche ha eroso i tradizionali ammortizzatori economici di molte famiglie.
Cala l’incidenza dei “nuovi ascolti”, ma aumentano i casi di povertà intermittente e soprattutto di lunga durata. Oltre un assistito su quattro si trova in uno stato di disagio stabile. L’età media si alza (47,8 anni) e cresce anche la quota di over 65 in difficoltà che sono passati dal 7,7% del 2015 al 14,3% nel 2024.
I lavoratori poveri
Uno degli elementi più inquietanti riguarda il lavoro, che non è più una garanzia contro la povertà. Il 21% dei lavoratori italiani non guadagna abbastanza per vivere in modo dignitoso, mentre il 23,5% degli assistiti Caritas rientra nella categoria dei working poor. L’erosione del potere d’acquisto è drammatica: tra il 2008 e il 2024 i salari reali sono scesi del -8,7%, il dato peggiore del G20. La ripresa dell’inflazione tra il 2022 e il 2023 ha solo peggiorato il quadro, senza veri benefici legati al rallentamento del 2024 (+1%).
L’istruzione si conferma un fattore di protezione sociale: tra le famiglie con basso titolo di studio l’incidenza della povertà assoluta è del 13%, ma scende al 4,6% tra chi ha almeno un diplomato in casa.
Emergenza abitativa strutturale
La casa non è più un’emergenza, ma un problema strutturale. Secondo Caritas, il 33% delle persone assistite presenta almeno una forma di disagio abitativo, e il 22,7% vive in condizioni di grave esclusione: senza casa, sotto sfratto, o accolti in dormitori. Particolarmente vulnerabili sono gli uomini soli, giovani, stranieri, disoccupati e non seguiti dai servizi sociali.
Le famiglie con figli, in particolare quelle numerose, risultano tra le più esposte. Il costo dell’abitazione incide in maniera sproporzionata sui redditi più bassi: il tasso di sovraccarico abitativo tra i poveri è quasi il doppio della media nazionale. Anche qui, il Nord e le Isole registrano tassi di disagio particolarmente alti.
Il welfare non basta
Il sistema del welfare italiano (che mette sul tavolo strumenti come l’Assegno di Inclusione o il Supporto per la Formazione e il Lavoro) è insufficiente. Solo l’11,5% degli assistiti percepisce l’Adi e appena l’1,3% l’Sfl. L’Assegno unico universale copre circa il 39% delle famiglie con figli, senza significative differenze tra italiani e stranieri.
Ci si cura sempre meno
Il report ricorda poi che, come ha già rilevato l’Istat, lo scorso anno il 9,9% della popolazione, circa 6 milioni di persone, ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie come (visite specialistiche, esami diagnostici come radiografie, ecografie o risonanze magnetiche. I dati della Caritas mostrano come il 15,7% degli assistiti viva una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del Ssn.