A Davos Macron invoca gli eurobond: vantaggi e criticità

Il Presidente francese Emmanuel Macron intervenendo al Forum di Davos ha fatto cenno alla necessità dell'Europa di investire di più ed alla opportunità di emettere nuovi Eurobond

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Redazione

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Dalla gestione dei migranti alla difesa comune, dalle infrastrutture critiche alla salute: sono tanti i fronti che la Ue dovrebbe gestire in modo unitario, come ha dimostrato la pandemia di Covid-19 e la ripresa dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo, soprattutto ora che il Medioriente è una polveriera. Esigenze che richiedono anche la disponibilità e la gestione di risorse “in comune”, che vadano al di là dei conferimenti dei singoli Paesi membri, alle prese con le sfide legate alla crisi economica.

E allora, quale miglior momento per tornare a parlare di eurobond? Al World Economic Forum di  Davos lo ha fatto il Presidente francese Emmanuel Macron, che ha rilanciato su uno strumento molto dibattuto in passato.

La proposta di Macron

Parlando delle sfide economiche e politiche che l’Europa deve affrontare, il numero uno dell’Eliseo ha affermato che “servono più posti di lavoro pagati bene” – una allusione al crollo del potere d’acquisto – e “più investimenti pubblici europei”.

“Serve un’Europa degli investimenti più forte” ha rimarcato Macron, sottolineando che “non è buono avere un’Europa completamente dipendente dagli Stati Uniti” e neanche dalla Cina e dall’energia della Russia. “Gli anni 2024-2025 saranno quelli in cui l’Europa sarà sovrana oppure no” – ha proseguito il Presidente – “dovremo investire in modo massiccio per ridurre la nostra dipendenza dalle tecnologie critiche” e per “sviluppare le nostre capacità di difesa”.

Macron ha fatto cenno anche all’uso degli eurobond su “alcune grandi priorità”, come avvenuto durante la pandemia con il Next Generation Eu. “Forse dovremmo osare di nuovo con gli Eurobond”, ha detto il capo dell’Eliseo, aggiungendo “forte dei risultati degli ultimi anni penso che dobbiamo fare molto di più”.

Ma cosa sono gli Eurobond?

Gli eurobond sono bond (titoli) emessi e garantiti dall’Unione europea, in rappresentanza di tutti gli Stati membri, e collocati presso investitori interazionali (creditori). L’UE diviene dunque garante del debito comune ed i singoli Stati membri responsabili in modo congiunto del debito contratto, il che significa che l’impossibilità di uno Stato a ripagare il suo debito verrebbe sostenuta da tutti gli altri Stati membri.

La funzione degli eurobond, come tutte le obbligazioni, è quella di raccogliere capitali sui mercati internazionali, facendo perno sulla credibilità di chi li emette, in questo caso l’Unione europea. Le risorse sarebbero poi ripartite fra gli Stati membri per finalità generali o su specifiche priorità (infrastrutture, salute ecc.).

Forme primordiali di eurobond sono quelli emessi nell’ambito del MES fra il 2011 ed il 2015, a favore di Irlanda, Portogallo e Grecia, coperti da garanzie proporzionali alla quota di capitale detenuta nella BCE, e poi ancora durante la pandemia per finanziare il Next Generation Eu, i cui fondi sono stati ripartiti fra i Paesi membri per realizzare investimenti e riforme.

Le criticità legate all’emissione

Da un lato gli eurobond sono vantaggiosi per gli Stati membri, soprattutto quelli che non riescono a collocare propri titoli di debito a condizioni favorevoli.

Dall’altro, esistono numerose criticità all’emissione di debito comune, perché i Paesi più svantaggiati e con debito più alto potrebbero approfittarne, sbilanciando ulteriormente la propria posizione.

Una delle criticità espresse dai cosiddetti Paesi “frugali” è la necessità di avere un bilancio comune e quindi un’armonizzazione della politica fiscale e finanziaria,  a spese dei Parsi più accorti (Germania e Nord Europa) ed a vantaggio dei più spendaccioni (Italia, Francia, Spagna)