Dal laboratorio di famiglia alla conquista del mondo: la strategia di Guido Roberto Grassi Damiani

L'ascesa del marchio di Guido Roberto Grassi Damiani e la strategia per riuscire ad avere successo generazione dopo generazione

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Dal 1924 a oggi il marchio gioielli guidato oggi da Guido Roberto Grassi Damiani è cresciuto in maniera enorme, raggiungendo il mondo con le sue bellezze e idee. Un secolo fa Enrico Grassi Damiani trasformava in realtà le proprie intuizioni, generando collezioni estremamente moderne. In molte di queste riuscì a racchiudere in maniera eccellente il suo amore per il cinema. Pezzi storici creati per le famiglie più importanti del Paese.

Oggi, su scala globale, si stima che un gioiello Damiani venga venduto ogni due minuti. Un traguardo a dir poco eccellente, raggiunto grazie a passaggi generazionali fortunati. Oggi la società è nelle mani di Silvia, Guido e Giorgio Damiani, fratelli e sorella che hanno portato avanti con estremo talento l’eredità di famiglia. Tutto ciò rappresenta una rarità, considerando quante poche imprese siano ancora nelle mani della famiglia fondante, 100 anni dopo la trasformazione del sogno in realtà.

La svolta moderna

L’intero progetto dei gioielli Damiani avrebbe potuto aver fine negli anni ’50. Il fondatore è infatti deceduto nel 1955, quando suo figlio Damiano non aveva ancora 21 anni. Uno snodo cruciale, che ha però visto l’erede farsi carico del sogno del genitore. Insieme alla moglie Gabriella, sposata nel 1959, ha avviato un’espansione notevole, sulla scia di ciò che avrebbe voluto il padre. Questi infatti aveva contratto alcuni debiti per potersi espandere.

Sette anni di lavoro estenuante, impegnandosi di persona e viaggiando tra le gioiellerie d’Italia. Aveva con sé tre valigie di pezzi creati dai suoi artigiani, imponendosi almeno una vendita al giorno. Sua moglie era invece impegnata sul fronte organizzativo. I due sono riusciti a portare l’approccio familiare nel rapporto con i clienti. Ricordare nomi, ricorrenze e i loro cari ha evidenziato un’attenzione per il pubblico quasi senza precedenti. Di fatto hanno generato una rete di contatti strettissima, che ha dato frutti enormi.

Dai Reali al mondo

Damiano Damiani ha seguito attentamente ogni passaggio della produzione, vivendo della stessa ambizione di suo padre. Dal cinema ai Reali, come sognava il fondatore. I gioielli “Margherita” sono stati così dedicati alla Regina.

In tutto questo lavoro ossessivo, i figli della coppia crescevano tra le creazioni e apprendevano, prima giocando e poi con estrema attenzione. Silvia Damiani, intervistata da Io Donna, ha raccontato: “Da primogenita ho avuto la fortuna di guardare e imparare. Giocavo con alcuni gioielli, il mio preferito era una spilla-cavallino verde di diamanti e smeraldi. Il primo gioiello? L’ho ricevuto a diciott’anni”.

L’opera di suo padre si è però interrotta drammaticamente nel 1996, scomparso prematuramente. La gestione è dunque passata a moglie e figli: “Siamo tutti gemmologi e ci siamo divisi i compiti in maniera naturale”.

Lei ha ricevuto dal padre il settore marketing e comunicazione, che tanto l’appassionava. Suo fratello Giorgio lo affiancava nell’area legata allo sviluppo del prodotto e all’acquisto delle pietre. Guido, invece, è attivo nello sviluppo commerciale, ha raccontato la sorella. Di fatto è stato quest’ultimo a fare le veci del genitore scomparso.

Già nel 1985, però, Damiano Damiani ebbe un’idea brillante. Voleva a tutti i costi tutelare l’esclusività del marchio ma, al tempo stesso, riceveva numerose richieste da gioiellerie interessate a Damiani. Capì allora la necessità di creare Salvini, ovvero un brand differente, di qualità ma leggermente più accessibile. Parte di una strategia estremamente moderna, che ha comportato una notevole espansione.

I suoi tre figli hanno poi garantito un’ulteriore espansione. Ciò grazie al marchio Bliss, dedicato ai più giovani. Sono state inoltre acquisite le gioiellerie Rocca e Calderoni e, nel 2016, il marchio Venini, nota vetreria di Murano. Un progetto italiano eccellente, il che è evidenziato dal fatto d’essere l’unica azienda orafa al mondo ad aver vinto 18 Diamonds International Awards.