Fed più pessimista sull’inflazione: le scommesse sulle prossime mosse

I verbali del FOMC hanno rivelato che i banchieri sono più pessimisti e qualcuno potrebbe anche votare a favore di un rialzo dei tassi se la situazione peggiorasse

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Redazione

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La Federal Reserve conferma di esser rimasta delusa dall’andamento dell’inflazione e ribadisce che, probabilmente, un taglio dei tassi d’interesse USA slitterà più avanti, forse anche dopo il mese di settembre. E’ quanto emerge dai verbali dell’ultimo incontro di politica monetaria del FOMC, che sembrano sottolineare le considerazioni già espresse nell’ultimo periodo da vari membri della banca centrale americana, come il Governatore Walker, che martedì scorso ha affermato di voler vedere “diversi mesi” di dati positivi prima di votare a favore di un taglio.

All’ultima riunione del 1° maggio, il FOMC ha votato all’unanimità di mantenere il tasso d’interesse di riferimento a breve termine in un intervallo compreso tra 5,25% e 5,5%, il livello più alto in 23 anni, stabile da luglio 2023.

Banchieri delusi dall’inflazione

Negli ultimi giorni, diversi membri del FOMC hanno ammesso di esser rimasti delusi dall’inflazione e, in effetti, anche le minutes del FOMC non dissimulano questo sentimento.

“I partecipanti hanno osservato che l’inflazione si era attenuata l’anno scorso, ma negli ultimi mesi si è sentita la mancanza ulteriori progressi“, si legge nei verbali della Fed, la quale sottolinea che i banchieri “continuano ad aspettarsi che l’inflazione ritorni al 2% nel medio termine. Tuttavia, i dati recenti non hanno aumentato la loro fiducia di un progresso verso il 2% e, di conseguenza, hanno suggerito che il processo di disinflazione avrebbe probabilmente avuto luogo più in là di quanto si pensasse in precedenza“.

I numeri più recenti

I dati dell’inflazione di aprile hanno mostrato un tasso annuo del 3,4%, leggermente inferiore a marzo. Escludendo alimentari ed energia, si è registrata una crescita del 3,6%, la più bassa da aprile 2021. Tuttavia, i sondaggi fra i consumatori hanno evidenziato crescenti preoccupazioni: l’ultimo sondaggio sulla fiducia dell’Università del Michigan ha rivelato aspettative di inflazione a 12 mesi al 3,2%, ma il consensus sul dato di maggio segnala un peggioramento al 3,5%.

Cosa pensano i membri del FOMC

“I partecipanti (del FOMC) hanno discusso diversi fattori che, insieme ad una politica monetaria opportunamente restrittiva, potrebbero sostenere nel tempo il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo”, spiegano le minutes, indicando che uno di questi fattori è l’ulteriore riduzione dell’inflazione nei servizi abitativi ed in particolare degli affitti sui nuovi contratti di locazione.

Altri hanno focalizzato l’attenzione sui prezzi dei servizi essenziali, diversi dal mercato immobiliare, mentre alcuni membri hanno affermato che un riequilibrio del mercato del lavoro ed un aumento della produttività potrebbero favorire una decelerazione dell’inflazione.

I verbali hanno rivelato che “vari partecipanti hanno menzionato la volontà di inasprire ulteriormente la politica, qualora i rischi di inflazione si materializzassero in modo tale da rendere appropriata un’azione del genere”.

Le aspettative dei mercati

I mercati hanno continuato ad adeguare le loro aspettative sui tagli quest’anno. Se all’inizio dell’anno prevaleva l’aspettativa di un taglio dei tassi di almeno sei quarti di punto percentuale (-1,5%), in seguito questa aspettativa si è notevolmente ridimensionata e si attendevano al massimo due tagli da un quarto di punto (-0,5%)a partire da settembre.

Dopo la pubblicazione di questi verbali, però, le aspettative si sono ridimensionate ancora ed ora i prezzi dei futures indicano una probabilità del 60% che la prima riduzione avvenga a settembre (una maggioranza ma non così forte), mentre la probabilità di un secondo taglio entro dicembre è scivolata ad un 50-50, cioè l’equivalente del lancio di una moneta.