Argentina, la cura Milei funziona: sconfitte povertà e inflazione

Taglio della povertà, riduzione dell'inflazione e conti in ordine: la politica di austerità sta funzionando

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Redazione

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Pubblicato: 3 Aprile 2025 14:34

l piano economico “shock” del presidente argentino Javier Milei sta funzionando. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Indec, l’istituto nazionale di statistica di Buenos Aires, nel secondo semestre del 2024 il tasso di povertà del Paese sudamericano è sceso al 38,1% rispetto al 52,9% a cui era balzato nel primo semestre. Inoltre è stata più che dimezzata l’indigenza estrema passata all’8,2% rispetto al 18,1% registrata nella prima parte dell’anno. Un successo che Milei può rivendicare anche di fronte al governo precedente di centro-sinistra che aveva chiuso la sua gestione lasciando il Paese con un tasso di povertà al 41,7%.

 

Lotta all’inflazione

Buona parte degli ottimi risultati ottenuti da Milei passano dal successo ottenuto nel contenere e ridurre l’inflazione. La crescita dei prezzi al consumo è scesa al 118% in media nel 2024 rispetto al 211% del 2023. L’OCSE prevede l’inflazione media quest’anno scenderà ulteriormente fino a raggiungere il 28,4%. L’inflazione mensile nel dicembre del 2023, ad inizio mandato, era del 25,5%. Questa è poi crollata al 2,4% a febbraio 2024 e da ottobre risultata stabile sotto il 3%.

 

Politiche di bilancio

Altro successo della politica economica di Milei è stato quello di riuscire a tornare a far quadra i conti dello Stato. Nel 2024 il bilancio statale ha registrato anche un piccolo surplus fiscale dopo il calcolo della spesa per interessi. Una politica di austerità che ha colpito sicuramente la crescita economica ma molto meno di quanto preventivato anche dagli organismi nazionali e internazionali: lo scorso anno il PIL argentino è diminuito dell’1,7%, lontano dal -3,5% stimato dal Fondo Monetario Internazionale e dal -3,8% indicato dallo stesso governo. Positivi anche i dati sul mercato del lavoro, con gli occupati che a fine 2024 risultavano essere 78mila in più rispetto a quelli del 2023. E ciò nonostante il taglio di 37mila dipendenti pubblici imposti dallo stesso governo argentino.

 

I pericoli per l’Argentina

I buoni risultati ottenuti finora non mettono però il Paese fuori pericolo. Da un lato c’è il contesto internazionale e l’incertezza generata dal presidente Usa Donald Trump: l’Argentina è un paese ancora fragile e la politica di dazi intrapresa dagli Stati Uniti – e le inevitabili conseguenze sull’intero sistema economico mondiale – sono un motivo di preoccupazione per l’economia del Paese. Dall’altro, il piano di stabilizzazione dell’economia argentina non è stato ancora ultimato. Come mette in evidenza il Foglio questa settimana, “mancano due tasselli collegati: il tasso di cambio e i controlli sui movimenti di capitale”. A tal riguardo è fondamentale trovare un accordo con il Fmi, con cui sono in corso trattative per un prestito da 20 miliardi di dollari.