Ermenegildo Zegna, imprenditore filantropo: l’impegno per il suo territorio

Ermenegildo Zegna ha modificato radicalmente il modo di approcciarsi al mondo dell'imprenditoria: azienda e territorio di pari passo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il nome Zegna, così come il marchio, è celebre e celebrato in tutt’Italia e non solo. Un grande marchio d’abbigliamento di lusso maschile, fondato da Ermenegildo Zegna. Questi rappresentava senza dubbio un tipo di imprenditore illuminato.

Aveva infatti ben compreso l’importanza di agire sul territorio nel quale si opera. Di seguito spieghiamo perché per tantissimi sia stato di enorme importanza ed esempio, e non per la sua attività industriale.

Il genio di Ermenegildo Zegna

Il suo approccio al lavoro e alla vita è stato segnato in giovane età. A soli sei anni Ermenegildo Zegna venne affidato al parroco di Trivero, che lo portò con sé in qualsiasi occasione, anche ad assistere ai morenti.

Tutto ciò lo segnò nel profondo e, di fatto, lo portò con sé nell’impresa di famiglia. Destinato a lavorare con il padre Angelo Zegna e il suo socio Giardino. Al suo fianco anche due giovani fratelli. Il più visionario era però senza dubbio l’allora diciottenne Gildo.

Fu lui ad avere un’idea folle, quando ebbe l’opportunità di gestire il Lanificio Zegna e Giardino, fondato nel 1910. Volle sfidare gli inglesi, primi produttori al mondo. Non solo, nel Regno Unito c’erano anche i migliori sarti da uomo che si conoscessero. Gildo li sfidò senza timore e lo fece restando ancorato alle Alpi biellesi.

Batterli senza conoscerli era però impossibile, così decise di viaggiare ripetutamente in Inghilterra. A ogni percorso inverso, portava con sé i migliori macchinari e stoffe, ma soprattutto tanta cultura pratica e tecnica. In breve la sua produzione venne ricalibrata sull’alta qualità, puntando su un marchio proprio, Zegna appunto, stampato anche sul retro dei suoi tessuti.

In breve il suo nome divenne celebre. Egli arrivò ad avere più di mille operai. Tutto grazie al suo genio e all’intuizione che ebbe anche Luigi Lavazza: il territorio piemontese aveva enormi potenzialità industriali.

Imprenditore filantropo

Come detto, l’esperienza vissuta da bambino segnò profondamente Ermenegildo Zegna. Non si parla soltanto di assistenza ai morenti, ma anche di osservazione della classe operaia, costretta a lavorare 14 ore di seguito.

Vide ragazzi costretti a rinunciare a parte della propria esistenza, perché non vi era alternativa al lavoro fin dalla giovane età per sopravvivere. Decise così di realizzare dei servizi per la popolazione, così da migliorare le condizioni di vita.

Per questo motivo in molti pongono Zegna e Adriano Olivetti uno di fianco all’altro. Quest’ultimo installò in fabbrica un centro di formazione, un’infermeria, una biblioteca e un servizio di assistenza.

Gildo non fu da meno, offrendo al paese ogni possibile servizio per la comunità. Nel 1940 inaugurò il Centro Assistenziale Zegna, con clinica della maternità e dell’infanzia, una palestra completa di piscina coperta, negozi e non solo.

Si attuò così una netta trasformazione di Trivero, che divenne un polo autosufficiente, in cui il lavoro non era tutto. Realizzò poi alcune abitazioni per gli operai e gli impiegati, realizzando ristoranti e alberghi. Il tutto senza dimenticare come la cultura sia chiave. Volle che i suoi operai fossero persone emancipate. Così nel Centro Zegna trovarono spazio anche una biblioteca e scuole di avviamento professionale, così come un cineteatro.

Il tutto perché intuì come il successo non potesse essere misurato unicamente in base alle entrate e alle uscite dell’azienda. Il bilancio è importante ma secondario alla reputazione dell’azienda, tra i clienti e soprattutto tra i lavoratori e gli abitanti dell’area in cui si opera.