Pomodori italiani bloccati nel Mar Rosso, a rischio 2,7 miliardi di euro: cosa succede

La crisi nel Mar Rosso mette a rischio le esportazioni di pomodoro italiano, per un valore pari a 2,7 miliardi, a denunciarlo è Coldiretti: cosa sta succedendo?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi nel Mar Rosso mettono a rischio i pomodori italiani, circa 270 milioni di esportazioni – per un valore di 2,7 miliardi di euro – dirette in Asia sono bloccate. È quanto emerso dall’analisi della Coldiretti sugli effetti economici delle tensioni sui trasporti marittimi attraverso il canale di Suez.

Tra pelati, polpe, passate e concentrato di pomodoro, il danno economico a cui si va incontro non è indifferente.

Pomodori italiani bloccati nel Mar Rosso, cosa sta succedendo

A spiegare quello che sta succedendo nel Mar Rosso e come questo influisca sulla produzione e le esportazioni di pomodoro Made in Italy è una nota stampa pubblicata da Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana.

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di ben 10% del totale delle spedizioni all’estero di pomodoro Made in Italy trasformato diretto all’estero. L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il Canale di Suez, per arrivare in medio oriente, India e sud est asiatico, a causa dei ripetuti attacchi terroristici, hanno portato – continua la Coldiretti – ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi e dei tempi di percorrenza. I costi dei container stanno avendo aumenti vertiginosi che si riflettono sulla competitività del prodotto sui mercati esteri con aumenti a valanga che interessano anche le rotte non direttamente coinvolte.

“Il pomodoro trasformato Made in Italy – evidenzia Coldiretti – rappresenta un ingrediente fondamentale della dieta Mediterranea e della vera cucina italiana”.

Basti pensare che in Italia sono circa 70mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa. Un settore che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e occupa 10.000 addetti, per una produzione di 5,4 milioni di tonnellate di prodotto destinata a polpe, pelati, passate, sughi e concentrati consumati i Italia e in tutto il mondo con una valore totale delle esportazioni di 2,7 miliardi. Per questo motivo, oggi, il blocco nel canale di Suez rappresenta soprattutto un problema economico.

Quanto rischiamo ancora di perdere

Complessivamente l’export agroalimentare Made in Italy in Asia, secondo le stime Coldiretti, vale 5,5 miliardi e, come se non bastasse, quasi il 90% raggiunge i Paesi di destinazione per via marittima e si scontra con le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi nel Mar Rosso.

Cosa vuol dire quindi? Cosa rischiamo e quali le perdite a cui andiamo incontro? Secondo gli esperti si tratta di una “situazione che impatta pesantemente sui prodotti deperibili come l’ortofrutta fresca con l’allungamento dei tempi che potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco con il rischio di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare”.

Cosa farà l’Italia?

Intanto in Italia il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto sapere che presto il governo potrebbe inviare aerei nel Mar Rosso prendendo parte con un coinvolgimento attivo alla missione navale Aspides dell’UE, cui obiettivo è quello di proteggere le navi mercantili dagli attacchi dei ribelli Houthi. “Ci sarà almeno una nave italiana (coinvolta nella missione) per 12 mesi – ha detto Crosetto in una riunione congiunta delle commissioni difesa di Senato e Camera – e stiamo anche valutando l’invio di mezzi aerei per compiti di sorveglianza e raccolta dati”.

È chiaro che non è un problema quindi limitato al pomodoro Made in Italy, ma a una situazione molto più complessa per il commercio nazionale e internazionale, che non sembra destinata a risolversi nel breve tempo.