Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale di gennaio scende dell’1,2% sul mese precedente e del 3,4% su base annua. Prosegue quindi la fase di stallo dell’industria manifatturiera italiana. In particolare, i segnali più negativi sono arrivati da prodotti farmaceutici (-13,3%), i prodotti chimici (-5,3%), le apparecchiature elettriche e non elettriche per la casa (-5%) e i mezzi di trasporto (-4,1%).
Miglioramenti lontani: pesano ritardi incentivi auto
“L’avvio ritardato degli incentivi per l’acquisto di autovetture sta apparentemente facendo sentire il suo peso e, in un contesto di domanda relativamente debole, anche una fase di disinflazione più rapida del previsto non è stata finora in grado di fornire una spinta visibile dal lato dell’offerta nei settori caratterizzati da una più alta intensità energetica”, ha spiegato Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING. “In prospettiva – ha sottolineato –, i dati dell’indagine sulla fiducia delle imprese non sembrano indicare miglioramenti imminenti sul fronte della produzione industriale. A febbraio, le imprese hanno segnalato un peggioramento del livello di produzione e la componente degli ordini si è confermata su livelli bassi, in particolare per quelli interni”.
Primo trimestre in salita con stallo consumi
“Il calo dell’indicatore delle scorte di beni prodotti è stato contenuto, il che implica l’assenza di un’imminente corsa alla ricostituzione delle scorte, data la debolezza della domanda – ha spiegato l’economista –. Ciò si è riflesso nella parte prospettica dell’indagine, dove le aspettative per la produzione e per gli ordini entro un orizzonte di 3 mesi hanno raggiunto il livello più basso dall’ottobre 2020″. “Nel complesso, mettendo insieme i dati di oggi e quelli qualitativi derivanti dalle indagini sulla fiducia delle imprese, sembra probabile che il primo trimestre confermerà che l’uscita dalla recessione del settore manifatturiero non sarà rapida. Il rischio che l’industria non dia un contributo positivo alla crescita del PIL nel primo trimestre è attualmente elevato”, ha quindi sintetizzato.
Consumatori: Governo intervenga su prezzi
Per l’Unione Nazionale Consumatori il governo dovrebbe intervenire sui prezzi per ripristinare il potere d’acquisto e risollevare i consumi delle famiglie.
“Inizio dell’anno pessimo! Dopo l’anno nero 2023, quando in media la produzione è crollata del 2,5% rispetto al 2022, ora il 2024 inizia nel peggiore dei modi. Su base annua si assiste ad un crollo verticale dei beni di consumo durevoli che precipitano del 12,3%, in pratica un precipizio. Anche su dicembre 2023 la caduta è del 4,2%, decisamente allarmante”, ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’UNC.
“Il Governo, invece di cantare vittoria per i dati economici positivi, come quelli sull’occupazione, farebbe bene a prendere seriamente in considerazione questi campanelli d’allarme, tutti indicativi di una difficoltà delle famiglie sul fronte dei consumi”, ha aggiunto. “Ribadiamo la necessità di intervenire in maniera più efficace sui prezzi, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia”, ha commentato invece il Codacons.