Per Moody’s debito italiano a rischio per la corsa al riarmo: 147% del Pil

La guerra mette a rischio il rapporto fra il debito pubblico e il Pil: Moody's avverte sull'impennata del debito in caso di massiccia spesa militare in risposta ai venti di guerra che arrivano dalla Russia

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Moody’s mette in guardia sullo stato del debito italiano: secondo l’agenzia di rating con base a New York, una eventuale corsa al riarmo dei Paesi Nato in seguito alle minacce della Russia spingerebbe alle stelle il rapporto fra debito pubblico e Pil. È quanto viene messo nero su bianco nel documento intitolato “Higher defence spending will strain budgets, but is credit positive for companies” (“La maggiore spesa per la difesa metterà sotto pressione i bilanci, ma è positiva per le aziende dal punto di vista del credito”).

Moody’s e il debito pubblico italiano

Moody’s ha passato ai raggi X i conti dei Paesi occidentali e, tirate le somme, ha dedotto che una maggiore spesa in armamenti aggraverebbe in particolare le già complicate situazioni di Spagna e Italia.

Per l’agenzia, il massiccio riarmo dei Paesi Nato “complicherà gli sforzi di riduzione del debito e potrebbe indebolire il loro profilo di credito“, esacerbando il conflitto sociale. Traduzione: più armi uguale più tasse, meno soldi per il welfare, per i sussidi ai poveri, per calmierare le bollette e la benzina e per una generalità di bonus che al momento vedono come maggior bacino di utenza le famiglie con Isee più bassi. Il nodo della questione è che in assenza di investimenti che portino maggiori entrate, la spesa militare verrebbe finanziata a debito.

“Dato il fardello che rappresenterebbe un aumento della spesa finanziato esclusivamente a debito, – scrive Moody’s – i governi probabilmente cercheranno di introdurre misure che aumentino le entrate o introdurranno aggiustamenti alla spesa” anche per limitare l’impatto di sfiducia da parte dei mercati. “Queste pressioni probabilmente saranno sentite più acutamente nei Paesi già altamente indebitati come Spagna e Italia”. Tuttavia “anche la Germania troverà difficoltà nel finanziare una simile spesa indebitandosi, dato il suo tetto al debito sancito dalla Costituzione“.

Moody’s rileva che Spagna e Italia, rispetto all’obiettivo Nato che prevede una spesa militare pari al 2% del Pil, hanno “i maggiori gap nella spesa per difesa e i livelli più bassi di sostegno popolare a ulteriori aumenti di spesa militare”. Secondo l’agenzia di rating statunitense, nello scenario base il debito dell’Italia salirebbe al 144% del Pil nel 2030. Ma potrebbe schizzare al 147% del Pil nel caso di raggiungimento del famoso obiettivo fissato dalla Nato al 2%.

Ritorno ai livelli della pandemia

Ma anche altri Paesi sono esposti ai rischi: “Senza iniziative di policy come misure di aumento delle entrate, tagli di altri capitoli di spesa, o una combinazione di entrambi – scrive Moody’s – centrare il target Nato in modo sostenibile entro il 2030 sarà un peso per la solidità di bilancio di Francia, Italia, Germania e Polonia“. Ma se la situazione dovesse degenerare e le tensioni geopolitiche dovessero costringere a una spesa militare ulteriore “il debito di Germania, Italia e Spagna si avvicinerebbe ai picchi visti durante la pandemia, e li supererebbe in Gran Bretagna, Francia e Polonia”. In pratica torneremmo indietro di 4 anni al periodo più duro del lockdown.

L’Europa chiede di produrre più armi

Un maggiore investimento nel settore delle armi (già richiesto da Ursula von der Leyen) avrebbe certamente l’effetto di imprimere un boost all’industria bellica, ma – viene evidenziato dall’agenzia – non senza difficoltà nell’incontrare la domanda da parte delle imprese europee.

A inizio anno l’Italia ha stanziato 96 milioni di euro per nuovi strumenti militari nell’ambito del progetto Aristide. Fra i Paesi che producono più armi l’Italia è al primo posto in Europa con Leonardo.