Istruzione: quanto costa? Quanto e come “investire” nel futuro dei propri figli

Dal nido all'Università si spendono in media 135mila euro a figlio, ma la cifra potrebbe anche arrivare a 730 mila euro con una istruzione extra-lusso ed internazionale

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Redazione

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Quanto costa mantenere un figlio dal nido all’Università? Con l’aumento dell’inflazione ed il caro vita, anche mantenere un figlio agli studi è diventato più oneroso e costa in media 135 mila euro (+3,7% rispetto ai 130mila calcolati un anno fa). I conti li ha fatti Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente, prendendo in considerazione un paniere di 160 attività educative, con focus sulla città di Milano, dove per “educazione” si intende, oltre all’istruzione scolastica e universitaria, anche lo studio delle lingue straniere, le attività sportive o ludico-ricreative e l’acquisizione di abilità digitali. Insomma, una formazione a 360 gradi, fondamentale per lo sviluppo di competenze trasversali che possano rispondere alle richieste di un mercato del lavoro in continua evoluzione.

Quanto costa educare un figlio?

In media il costo delle 160 attività che fanno parte del paniere monitorato da Moneyfarm è aumentato rispetto allo scorso anno del 5,6%. Per garantire a un figlio tutti gli strumenti più adeguati a rendersi indipendente e crescere professionalmente, i genitori spendono oggi tra i 55 mila ed i 730 mila euro in aumento del 5,6% rispetto ai 53-700 mila euro di ottobre 2022.

Si fa presto a dire educare…

In realtà il costo dipendete anche dal tipo di educazione offerto ai figli. Per questo motivo, Moneyfarm ha individuato quattro percorsi formativi-tipopercorso standard, che include un ciclo di università statale e attività extra curriculari limitate, che costa 55.300 euro (+4,2% rispetto al 2022); percorso scientifico-tecnologico (STEM), che include studi scientifici e più attività extra curricolari, che costa 100.000 euro (+5,8% rispetto al 2022); percorso “New Age”, che include una parte di studi privati e una pubblica e uno studio maggiore delle lingue, e costa 169.400mila euro (+2,6% rispetto al 2022); percorso extra lusso, che prevede un percorso di studi tutto privato ed internazionale e un plafond di attività extra- curriculari di un certo rilievo, e  costa 730mila euro (+5,5% rispetto al 2022).

Elementari, medie o superiori: quale fase costa di più?

Sono i costi dell’istruzione superiore ad aver registrato l’aumento maggiore rispetto all’anno scorso (+8,9% di media), con punte del +22% per il percorso STEM, dove si passa da 10.900 euro a quasi 13.300 euro per via delle nuove competenze richieste in materia di Intelligenza Artificiale. L’inflazione, però, ha colpito duramente anche l’istruzione elementare (+6,9% di media), laddove l’aumento più significativo è stato registrato dalla scuola primaria pubblica (+10,3% da 8.765 euro dello scorso anno agli attuali 9.671). I rincari più contenuti si registrano per il profilo New Age, mentre i fortunati genitori che possono scegliere per il proprio figlio un percorso extra lusso, quest’anno andranno incontro a un aumento record dell’istruzione universitaria (+7,9% rispetto allo scorso anno).

Studenti “fuori sede”: quale città costa di più

Una variabile che incide profondamente sui bilanci degli italiani è la scelta di mandare i figli a studiare “fuori sede”, in Italia o all’estero, sostenendo costi aggiuntivi rispetto alla retta universitaria per vitto, alloggio e pocket money. Sommando le voci di spesa che uno studente fuorisede dovrebbe sostenere per 10 mesi (escludendo il periodo della pausa estiva) in 5 città italiane e 2 straniere, emerge un quadro piuttosto sconfortante, soprattutto per il Sud Italia: studiare da fuorisede a Bari e Napoli costa, rispettivamente, il 14,2% e il 7,7% in più rispetto al 2022, nonostante in assoluto le cifre siano ben lontane dal record di Milano, la città italiana più cara per gli universitari fuorisede.

Una spesa che si può “programmare”

Se queste cifre fanno sgranare gli occhi an chiunque, c’è da considerare che, in realtà, queste spese non dovranno essere affrontate in blocco, ma i genitori avranno a disposizione circa vent’anni tra l’asilo nido e l’ingresso nel mondo del lavoro del proprio figlio, con il vantaggio di poter pianificare una strategia di investimento efficiente. Immaginando di impostare un piano di investimento con una soluzione bilanciata: partendo da una somma iniziale di 5.000 euro e associandovi un piano di accumulo di 100 euro al mese, si potrebbero ottenere dopo 10 anni circa 25.000 euro (ipotizzando un rendimento lordo annuo del 6,45%). A seconda delle esigenze, la pianificazione finanziaria permette dunque di individuare la soluzione più adeguata, in termini di strumenti finanziari e di livello di rischio, per raggiungere l’obiettivo prefissato.