Credito con il contagocce, l’effetto dei tassi alti della Bce

Secondo la Regional Bank Lending Survey condotta dalle filiali regionali della Banca d'Italia, l'offerta di credito si è irrigidita e la domanda ha subito un rallentamento anche a causa dei tassi alti praticati dalle banche

Pubblicato: 29 Luglio 2024 15:22

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Frena la domanda di mutui da parte di famiglie e di finanziamenti delle imprese, nel secondo semestre del 2023, anche a causa dei criteri leggermente irrigiditi delle banche nella concessione di credito e della politica di tassi elevati praticata dalla Bce. E’ quanto emerge dall’indagine Regional Bank Lending Survey condotta dalle filiali regionali della Banca d’Italia su un campione di 244 banche. Il documento offre una fotografica della domanda di finanziamenti di imprese e famiglie e delle politiche di offerta adottate dalle banche per area geografica e settore economico.

Imprese meno inclini a investire

Si è contratta nel secondo semestre del 2023 la domanda di credito delle imprese, che ha risentito dell’indebolimento della congiuntura e dei più elevati tassi di interesse praticati dalle banche a seguito della restrizione monetaria della Bce. A determinare il rallentamento della domanda hanno contribuito anche il maggior ricorso all’autofinanziamento e le minori esigenze di ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse. Il calo, tuttavia, è stato meno intenso rispetto al semestre precedente e ha riguardato tutte le aree del Paese ad eccezione del Centro.

Al Centro, dopo una riduzione particolarmente intensa nella prima parte dell’anno, le richieste di finanziamenti sono tornate a crescere, riflettendo l’aumento registrato dalle banche di maggiore dimensione. Nelle aree settentrionali e meridionali la contrazione ha riguardato tutti i principali settori ed è stata più intensa nell’edilizia; al Centro il moderato incremento della domanda di finanziamenti ha interessato tutti i comparti.

Nello stesso periodo i criteri di offerta di credito alle imprese si sono lievemente irrigiditi nelle regioni centro-settentrionali e sono rimasti invariati nel Mezzogiorno. La maggiore cautela si è manifestata attraverso la richiesta di maggiori garanzie, una riduzione delle quantità offerte e un incremento degli spread applicati sulle posizioni giudicate più rischiose; gli spread praticati in media sui prestiti si sono invece contratti.

Le banche prevedono, per il primo semestre dell’anno in corso, un aumento delle richieste di credito da parte delle imprese e un ulteriore, moderato, inasprimento delle politiche di concessione dei prestiti.

Famiglie penalizzate dai tassi nella richiesta di mutuo

Per quanto riguarda la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni e di crediti per finalità di consumo da parte delle famiglie, si è registrata una forte diminuzione nel secondo semestre del 2023,  a causa del rialzo dei tassi di interesse.

I criteri di offerta sui mutui per l’acquisto di abitazioni si sono lievemente irrigiditi in tutte le ripartizioni geografiche. Le banche hanno segnalato, in particolare, una maggiore cautela e selettività (aumento dello scoring minimo richiesto per l’accesso al credito) riconducibile all’accresciuta percezione del rischio e ai più elevati costi della provvista. La durata media dei mutui erogati nel 2023 è ulteriormente aumentata, mentre è diminuito il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile (loan to value at origination). Anche  criteri di offerta dei prestiti finalizzati al consumo sono peggiorati in tutte le ripartizioni territoriali.

Nel primo semestre dell’anno in corso le banche si attendono un ulteriore calo della domanda di mutui, mentre le richieste di credito al consumo dovrebbero tornare ad aumentare.

La diversa allocazione del risparmio

Nel 2023 vi è stata una riallocazione della domanda di strumenti finanziari, che si è spostata dai depositi bancari a strumenti più remunerativi. Il processo, particolarmente intenso nella prima parte dell’anno, è risultato più accentuato nel Centro e nel Nord Ovest del Paese.

Nel 2023 i risparmiatori hanno preferito i titoli di Stato (grazie al successo del BTP Valore), le obbligazioni bancarie e le quote di OICR (fondi) nelle loro scelte di allocazione del risparmio.

In un contesto di aumento del costo opportunità di detenere liquidità da parte dei risparmiatori, nel 2023 le banche hanno incrementato in tutte le aree del Paese le remunerazioni riconosciute sugli strumenti della raccolta, sui depositi e soprattutto sui depositi vincolati.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963