L’economia italiana si appresta a vivere un periodo di crescita moderata nel biennio 2024-2025. A confermarlo sono i dati del report Istat pubblicato il 5 Dicembre 2024, che analizza i tassi di crescita, i consumi e l’andamento dell’occupazione, tenendo conto di quella che è la situazione attuale, delle dinamiche dell’ultimo anno ed esponendo, infine, quelli che sono le prospettive economiche del Paese.
Quali sono le prospettive economiche dell’Italia nei prossimi anni
Le prospettive economiche dell’Italia per i prossimi anni evidenziano una crescita contenuta ma positiva, con previsioni di incremento del PIL dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Questi tassi di crescita, seppur modesti, segnano una ripresa sostenibile, in cui i principali fattori di spinta si alternano tra domanda estera e interna.
Nel 2024, la crescita del PIL è principalmente alimentata dalla domanda estera netta, con un contributo positivo di +0,7 punti percentuali. Questo significa che l’Italia continuerà a beneficiare delle esportazioni, nonostante la leggera contrazione della domanda interna, che contribuirà negativamente con -0,2 punti. Tuttavia, nel 2025, si prevede che la domanda interna diventi il principale motore della crescita, con un incremento di +0,8 punti percentuali, sostenuta da un miglioramento delle condizioni interne, come il rafforzamento del mercato del lavoro e l’incremento delle retribuzioni reali.
Come andrà l’economia italiana nel 2025
Secondo le stime Istat, nel 2025 i consumi privati delle famiglie continueranno a essere uno dei principali fattori di crescita. La loro espansione, accelererà leggermente nel 2025 (+1,1%) grazie a una migliore occupazione e retribuzioni più elevate. La crescita dei consumi sarà quindi legata al rafforzamento della fiducia dei consumatori e a un aumento del potere d’acquisto.
Sul fronte dell’occupazione, il mercato del lavoro continuerà a migliorare, con una crescita delle unità di lavoro (ULA) nel 2024 pari a +1,2%, ben superiore alla crescita del PIL. Questo porterà a una significativa riduzione del tasso di disoccupazione, che scenderà al 6,5% nel 2024, rispetto al 7,5% del 2023. Nel 2025, si prevede una ulteriore leggera riduzione (6,2%).
Nel 2025, inoltre, nonostante gli stimoli derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e una riduzione dei tassi di interesse, si prevede che il tasso di crescita degli investimenti sarà pari a zero, segno di una certa stagnazione. Gli investimenti fissi lordi, che avevano registrato una forte crescita nel 2023 (+8,7%), sono infatti già destinati a rallentare nel 2024, con una crescita prevista solo dello 0,4%. Questo riflette la fine degli incentivi fiscali per l’edilizia, che avevano spinto gli investimenti negli anni precedenti.
Infine, l’inflazione, che aveva subito un forte aumento nel 2023, è destinata a decelerare nel 2024 grazie alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici. Il deflatore della spesa delle famiglie scenderà significativamente (+1,1% nel 2024, rispetto al +5,1% del 2023), ma per il 2025 si prevede una ripresa dei prezzi (+2,0%), legata alla stabilizzazione dei redditi e dei consumi.
La reale situazione economica italiana
Un aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo) indica una crescita dell’economia, cioè una maggiore produzione di beni e servizi. Quando il PIL cresce, spesso anche l’occupazione aumenta, perché le imprese hanno bisogno di più lavoratori per soddisfare la domanda crescente di prodotti e servizi. Questo si riflette in un miglioramento del mercato del lavoro, con più posti di lavoro e, in generale, una riduzione del tasso di disoccupazione.
Tuttavia, quando un’economia cresce e la domanda aumenta, può verificarsi anche un aumento dei prezzi. Questo succede perché, con più persone che lavorano e guadagnano denaro, la domanda di beni e servizi cresce, ma se la produzione non riesce a tenere il passo con questa domanda, i prezzi tendono a salire. L’inflazione può ridurre il potere d’acquisto delle famiglie, ossia la quantità di beni e servizi che possono permettersi con i loro stipendi, anche se questi ultimi sono in aumento.
Il fatto che il tasso di crescita degli investimenti sia pari a zero, infine, è un dato importante da considerare, perché implica che, nonostante la crescita economica e l’aumento dell’occupazione, gli investimenti (in macchinari, infrastrutture, ricerca, ecc.) non aumenteranno ulteriormente
In sintesi, un PIL in crescita e più occupazione sono segnali positivi, ma se i prezzi aumentano (inflazione) e gli investimenti non crescono come ci si aspetterebbe, l’economia potrebbe non avere una base solida per una crescita a lungo termine. La mancanza di investimenti può impedire la modernizzazione dell’economia, ridurre la competitività e rallentare l’innovazione, limitando il potenziale di crescita futura.