Cos’è il PIL e come si calcola il Prodotto Interno Lordo

Scopri cosa si intende per Prodotto Interno Lordo e a cosa serve calcolarlo

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Gabriele Zangarini

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Gabriele Zangarini, Content Writer freelance. Dopo 11 anni nel settore Content Specialist freelance, si occupa di produrre guide utili sul mondo dell'economia e del risparmio.

Ecco alcune delle domande più frequenti che si pone chi entra in contatto con la nozione di PIL. Spesso, nei tele o radio giornali, sentiamo frequentemente notizie economiche che parlano del Prodotto Interno Lordo e della sua variazione, positiva e negativa. Cerchiamo di comprendere appieno il significato di questo indice nell’approfondimento di QuiFinanza.

Cos’è il PIL

Il PIL, acronimo di Prodotto Interno Lordo, è un valore numerico che esprime la somma di tutti i beni e i servizi finali prodotti all’interno di uno Stato, in un determinato lasso di tempo, generalmente un anno. Secondo l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, il PIL è “il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti”.

Nella valutazione del PIL, come dice il termine stesso, devono essere considerati tutti i beni o servizi che sono oggetti di scambio (i prodotti), che vengono realizzati sul territorio nazionale (interno) e che siano comprensivi, nella loro determinazione, degli ammortamenti, quindi costantemente aggiornati e ripristinati nel loro valore (lordo).

Semplificando, infine, possiamo affermare che il PIL rappresenta il valore di tutta la produzione di un determinato Paese, motivo per il quale viene spesso analizzato e considerato per valutare lo stato di salute dell’economia di uno Stato.

Quali beni si valutano nel PIL?

Al fine di essere considerati nel PIL i beni devono avere determinate caratteristiche. Eccole nel dettaglio:

  • Devono essere beni oggetto di scambio economico, di conseguenza non si considerano i beni e i servizi prodotti per l’autoconsumo;
  • Devono essere beni finali, quindi destinati alla vendita al consumatore e non a lavorazioni intermedie;
  • Devono essere prodotti sul territorio nazionale. In questo caso non si considera la nazionalità dell’ente che produce. Può essere anche un’azienda estera che opera in Italia, e quindi produce sul territorio nazionale italiano.

Il Prodotto Nazionale Lordo

Strettamente collegato al concetto di Prodotto Interno Lordo vi è quello di Prodotto Nazionale Lordo, conosciuto con l’acronimo PNL.

In questo caso per il calcolo è necessario fare un ragionamento opposto al PIL in merito alle aziende estere che lavorano in Italia e alle aziende italiane che lavorano all’estero. Se nel PIL si considerano tutti coloro che producono all’interno dei confini nazionali, nel PNL si considerano solamente le aziende italiane, anche quelle che operano in uno stato estero.

Quindi per la determinazione del PNL sarà necessario sommare al PIL tutto quello che arriva dalla produzione italiana all’estero e sottrarre tutto ciò che è stato prodotto in Italia da aziende estere.

Calcolo del PIL: come si fa?

Il calcolo del Prodotto Interno Lordo può essere effettuato con 3 diverse modalità di calcolo.

Metodo della spesa

Il metodo della spesa si fonda sul calcolo degli acquisti di servizi e di beni effettuati in un dato paese. Per la sua determinazione si parte dai consumi generati dalle famiglie in beni durevoli, beni di consumo e servizi. A questo valore si aggiungono tutti gli investimenti delle imprese in beni strumentali e immobili, la spesa pubblica (ci si riferisce alla spesa effettuata dallo Stato, dagli Enti locali e dalle Amministrazioni Pubbliche) e le esportazioni nette (ovvero il saldo tra i servizi e i prodotti esportati e quelli importati).

Metodo del valore aggiunto

Il metodo del valore aggiunto per calcolare il PIL si concentra su tutto l’ecosistema dell’offerta, ovvero sui soggetti economici che vendono beni e servizi. Seguendo questo metodo si sommano tutti i valori aggiunti legati ai passaggi produttivi per la produzione di un bene, ottenendo lo stesso risultato del metodo della spesa.

Nel dettaglio questo metodo si fonda sull’idea che per arrivare all’ultimo momento del processo produttivo, ovvero la vendita, sia necessario porre in essere una serie di lavorazioni intermedie. Tutti passaggi che, di volta in volta, apportano un’aggiunta di valore al prodotto.

Metodo dei redditi

Il metodo dei redditi si concentra invece sul lavoro e sui capitali impiegati per produrre un bene o erogare un servizio. Il calcolo del PIL attraverso questo metodo prevede la sommatoria di stipendi, profitti e imposte su produzione e vendita. Al totale si sottraggono i contributi per la produzione.

Negli ultimi tempi lo stato italiano ha inoltre deciso di formulare un calcolo sempre più accurato inserendo nel computo anche la cosiddetta economia sommersa, stimando quindi la quantità di redditi generati dal “lavoro in nero”.

PIL reale e PIL nominale: cosa sono?

Un’ulteriore differenza nella determinazione del Prodotto Interno Lordo è quella tra PIL reale e PIL nominale. Si tratta di due diverse metodologie per la determinazione del PIL, strettamente legate al concetto di prezzo.

Nel PIL nominale l’indice viene ricavato considerando i prezzi attuali di beni e servizi, mentre nel PIL reale si tiene conto delle variazioni dei prezzi di questi beni e servizi nel tempo rispetto a un anno base.

Possiamo fare un esempio per chiarire meglio il concetto. Se nel 2018 un paese ha prodotto 500 condizionatori vendendoli a un prezzo di 200 euro l’uno, il suo PIL nominale, nel 2018, è pari a 500 x 200, quindi a 100.000 €. Due anni più tardi, nel 2020, lo stesso paese produce 600 condizionatori, vendendoli al prezzo di 220 €. Il PIL nominale in questo caso si calcola allo stesso modo, moltiplicando 600 x 220, e ottenendo 132.000 €.

Se volessimo invece calcolare il PIL reale nel 2020 tenendo come anno base il 2018, quindi valutando la variazione del prezzo del bene nel tempo, dovremmo moltiplicare il numero di pezzi venduti nel 2020 per il prezzo riferito al 2018, in questo modo:

600 x 200 = 120.000

Come si può intuire il PIL reale ha una grande qualità rispetto al PIL nominale, quella di essere confrontabile nel tempo.

Cos’è il PIL pro capite

Con il PIL pro capite si esprime il livello di ricchezza per abitante prodotto da un determinato territorio in un dato periodo. Si ottiene suddividendo il Prodotto Interno Lordo per la popolazione complessiva.

Il PIL pro-capite è spesso utilizzato per analizzare e confrontare le differenze che sussistono a livello regionale, anche all’interno di una stessa nazione.

A cosa serve il PIL?

Analizzare il valore del PIL è come fare un check-up annuale sulle proprie condizioni di salute. La salute di un sistema economico dipende principalmente dalla propria capacità di produrre e vendere beni e servizi. Il PIL è l’indicatore che ci può dare questo responso e, solitamente, viene calcolato con frequenza annuale.

Il PIL è quindi un indice fondamentale per l’economia di un paese, anche perché in base alla sua determinazione ne conseguono diverse scelte di politica economica dei governi. È chiaro che un PIL in crescita possa significare benessere, e quindi apra a scenari completamente diversi rispetto alla determinazione di un PIL in decrescita, sia a livello di politiche fiscali che di investimento.

Come valutare l’andamento del PIL

Non è assolutamente semplice analizzare in modo univoco l’andamento del Prodotto Interno Lordo. Questo significa che non è per nulla scontato che un PIL in crescita sia certamente sintomo di un’economia in ascesa, così come, allo stesso tempo, non è certo che un PIL in calo sia il preludio a una crisi sistemica. Ci sono sempre numerosi componenti da valutare.

Quando si utilizza il metodo della spesa, per esempio, si considerano anche la spesa pubblica e le esportazioni al netto delle importazioni. Ci sono insomma diversi addendi nella somma che è necessario analizzare singolarmente. Magari ci può essere un PIL in crescita legato a un aumento della spesa pubblica considerevole, a fronte invece di una decrescita dei consumi. Nel caso avremmo un Prodotto Interno Lordo che cresce ma contestualmente un’erosione patrimoniale delle famiglie. È quindi necessario considerare il dato restituito dal PIL con una visione più ampia, che sappia confermare la crescita di tutte le voci.

Un’altra anomalia da considerare relativamente al PIL è la questione dell’inflazione. Spesso un PIL in ascesa può corrispondere a un aumento generalizzato dei prezzi e, di conseguenza, a un aumento dell’inflazione, con conseguente perdita del potere di acquisto dei cittadini. Secondo le indicazioni della BCE un’inflazione pari al 2% è sintomo di buona salute, ma quando supera questa soglia potrebbe essere sintomo di poca stabilità dell’intero sistema economico.

Il rapporto debito/PIL

Un altro termometro che le nazioni utilizzano per verificare il proprio stato di salute è il rapporto tra debito e PIL. In questo caso si tratta della valutazione dell’incidenza del debito di uno Stato sul PIL e si misura in percentuale. Secondo il Patto di Stabilità, all’interno dell’Eurozona, dovrebbe essere mantenuto sotto il 60%, per garantire la tranquillità economica di tutta l’area.

In questo caso si comprende come un’eventuale decrescita del PIL porti ad aumentare questo indicatore, denotando un indebitamento troppo alto in relazione alla reale capacità di produzione.