Heineken lascia la Russia: birrifici venduti a un euro

Il colosso olandese della birra lascia la Russia dopo un anno e mezzo per il rischio nazionalizzazione dopo gli eventi di Danone e Carlsberg

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

C’è voluto un anno e mezzo per completare la difficile uscita dal mercato russo. Heineken, gigante olandese della birra, ha concluso le operazioni promesse a marzo 2022. Mentre i Paesi occidentali e l’economia globale continuano a confrontarsi con le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina e delle azioni di Vladimir Putin in terra straniera, a colpi di divieti e sanzioni, il colosso si è aggiunto alla lunga lista di realtà che hanno lasciato Mosca.

Le dichiarazioni del ceo di Heineken

Finalizzare questa transizione rappresenta una tappa significativa per Heineken. L’azienda aveva inizialmente previsto una fuoriuscita più rapida, ma il processo ha richiesto molto più tempo del previsto. Il lungo processo rappresenta bene la difficoltà di svolgere tali transazioni per uscire da mercati complessi e globalizzati, come ha spiegato lo stesso amministratore delegato Dolf van Den Brink.

“I recenti sviluppi dimostrano le significative sfide affrontate dalle grandi aziende manifatturiere nell’uscire dalla Russia“, ha spiegato il ceo di Heineken. Le conseguenze economiche e politiche per le multinazionali che si sono ritirate da Mosca sono state considerevoli. Mentre l’Occidente si è mosso con sanzioni sempre più pesanti, il Cremlino ha risposto con il sequestro di alcune attività.

Il rischio nazionalizzazione in Russia

Le dinamiche di ritorsione contro le società estere che hanno salutato il Paese hanno generato costi crescenti, considerando che Mosca ha iniziato a chiedere concessioni più significative sui prezzi di vendita delle attività, e si rincorrono voci anche sulle crescenti pressioni fiscali e finanziarie che le aziende hanno dovuto affrontare.

Il grave precedente è rappresentato dalle esperienze di Danone e Carlsberg, altre due importanti multinazionali, per cui Vladimir Putin ha emesso un decreto speciale al fine di assumere il controllo delle filiali russe. Heineken ha scelto di muoversi in anticipo rispetto al Cremlino.

L’accordo tra Heineken e l’Amstel Group

“La nostra preoccupazione è aumentata, ma non l’urgenza”, ha spiegato l’amministratore delegato. Quanto avvenuto con le altre due multinazionali ha mostrato “che c’era un vero rischio di nazionalizzazione e tutto ciò che si poteva fare era cercare di essere padroni del proprio destino”, ha sottolineato, parlando di un processo particolarmente complesso.

L’uscita di Heineken dalla Russia è stata finalizzata con la vendita di ben sette stabilimenti di produzione della birra alla cifra simbolica di un euro e il trasferimento di 1.800 dipendenti, con un contratto garantito per i prossimi tre anni, alla Arnest Group.

Cosa succede ora alla birra Heineken in Russia

Il marchio Heineken è già stato rimosso dal mercato russo l’anno scorso, e la produzione della birra Amstel terminerà gradualmente nei prossimi sei mesi. L’accordo con Arnest è definitivo, e non sono state previste clausole per permettere ad Heineken di riacquistare le proprie azioni in futuro.

Il colosso russo continuerà tuttavia per i prossimi tre anni a produrre alcuni brand regionali minori, senza tuttavia il supporto di Heineken, che non riceverà i proventi dalla vendita di queste birre. Arnest Group è uno dei più importanti player del settore degli imballaggi e della produzione di lattine, cosmetici e prodotti per la casa.

Secondo quanto dichiarato dai vertici di Heineken, l’operazione non avrà un impatto significativo sui report annuali.