Il gas è tornato protagonista in Europa con l’inizio del 2025, ma non come auspicherebbero i consumatori. La Russia e l’Ucraina non hanno rinnovato, per ovvi motivi, il contratto che legava i due paesi al gas russo, spezzando una tradizione di dipendenza energetica e finanziaria che durava da decenni.
Se Kyiv celebra questa mossa come una tappa simbolica nella sua lotta contro Mosca, i vicini prossimi europei, dalla Moldavia alla Slovacchia alla Transnistria, ne sentono già le conseguenze gelide. Il tutto, mentre l’Europa occidentale affronta una tempesta perfetta tra forniture limitate, guasti imprevisti in Norvegia e prezzi alle stelle.
La strategia energetica europea è messa alla prova come mai prima d’ora, ma l’Unione Europea tranquillizza: per il momento (e per quest’anno) non dovremmo avere problemi, perché le forniture arriveranno tramite rotte alternative disegnate tra Germania e Italia.
Indice
Moldova e Transnistria: il gelo dell’incertezza
Il 2025 si è aperto con una scelta drastica da parte dell’Ucraina: nessun gas russo attraverserà più il suo territorio. Un messaggio forte, che interrompe una rotta storica e un flusso di denaro che Kiev sostiene abbia finanziato l’invasione russa.
In Moldavia, la temperatura non è l’unico problema. Nella regione separatista di Transnistria, storicamente fedele a Mosca, l’inizio dell’anno ha portato più domande che risposte. Le case sono fredde, e il gas è un ricordo lontano.
La Transnistria vive come una reliquia di altri tempi: ferma nel passato, con un’economia legata a doppio filo al gas russo, ricevuto senza pagamenti e con un debito accumulato che Mosca finge di ignorare. Ora, con quel flusso interrotto, si corre ai ripari: “punti di riscaldamento”, legna da ardere e famiglie costrette a sigillare finestre e porte con coperte. Ma il freddo di gennaio non aspetta.
Europa: prezzi alle stelle e vecchie dipendenze
Le ripercussioni vanno ben oltre i confini moldavi. Paesi come Slovacchia e Ungheria, ancora dipendenti dal gas russo, si trovano a fare i conti con una crisi energetica in pieno inverno. Le temperature sotto zero hanno scatenato una corsa al rialzo sui mercati: il prezzo del gas ad Amsterdam ha superato i 50 euro al megawattora, ai livelli più alti da ottobre 2023.
Norvegia, colpita da un imprevisto sul gas
Nel caos del mercato energetico europeo, la Norvegia, principale fornitore di gas naturale liquefatto (Gnl) per il continente, ha aggiunto un altro tassello alla crisi. Gli impianti di Hammerfest, punto nevralgico per l’esportazione di Gnl, sono stati fermati a causa di un guasto a un compressore, riducendo le forniture di ben 18,4 milioni di metri cubi al giorno. Questa interruzione, prevista fino al 9 gennaio, arriva in un momento in cui l’Europa è già costretta a fare i conti con il calo delle forniture russe.
A complicare ulteriormente la situazione, anche l’impianto di trattamento del gas naturale di Kollsnes, sempre in Norvegia, ha prorogato le sue limitazioni operative.
Le conseguenze sono tangibili: con temperature sotto zero in molti Paesi europei, la domanda di gas è in forte aumento, e i problemi norvegesi rischiano di aggravare ulteriormente una situazione già tesa.
Per nazioni come la Slovacchia, dove si prevede che il termometro possa scendere fino a -7 gradi entro metà gennaio, queste interruzioni rappresentano un rischio concreto per la stabilità delle forniture.
L’Ansa riporta l’avvertimento di Arne Lohmann Rasmussen, analista capo di Global Risk Management: “(il rischio) maggiore (è) che l’Ue esca dall’inverno con bassi livelli di stoccaggio di gas, rendendo costoso il riempimento”.
Mosca e Moldavia: scacco alla stabilità
In Moldavia, la narrativa si intreccia con la politica. Le autorità di Chisinau, già sotto pressione per i costi dell’energia, accusano Mosca di orchestrare una strategia di destabilizzazione. “Non è una crisi energetica, ma una crisi di sicurezza,” ha dichiarato alla Bbc Olga Rosca, consigliera per la politica estera del presidente moldavo, indicando le manovre del Cremlino come parte di un piano per rafforzare le forze filorusse alle prossime elezioni del 2025.
Intanto, i rapporti tra Moldavia e Russia sono tesi come mai prima d’ora. L’adesione all’Ue resta il faro politico di Chisinau, ma la realtà quotidiana parla di bollette insostenibili, tensioni sociali e una popolazione stremata.
L’Europa può resistere?
Bruxelles, dopo una riunione della Commissione rassicura: le rotte alternative e gli stoccaggi sono sufficienti per affrontare l’inverno. Ma dietro la calma istituzionale si cela una realtà più complessa. La dipendenza dal Gnl e l’aumento della domanda fanno intravedere un futuro di costi elevati e strategie energetiche ancora da costruire. In questo scacchiere, Mosca osserva e attende, pronta a sfruttare ogni crepa.