Concessioni balneari: come sopravvivere alla liberalizzazione?

Le linee guida tracciate dallo studio "Le concessioni balneari alla luce del diritto dell'Unione Europea (e della direttiva "Bolkestein").

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Redazione

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“Queste riflessioni scomposte sulla oramai improrogabile soluzione del rilascio delle concessioni balneari in Italia, alla luce del diritto dell’Unione europea e, in particolare, come casus belli, della trasposizione della direttiva Ce n. 2006/123 del 12 dicembre 2006 (c.d. direttiva “Bolkestein”)  non intendono risolvere sic et simpliciter una tematica complessa e spinosa che evidenzia, a monte, diffuse carenze di sistema perpetrate negli anni. Una legge organica e strutturale che possa dare chiarezza al settore appare indispensabile e improrogabile. Occorre, giocoforza, rivedere l’intero settore nell’interesse e nei diritti di tutti. E che quindi ognuno faccia la sua parte”. È quanto rileva Massimo Fragola, professore di Diritto dell’Unione europea e presidente del Seminario Permanente di Studi Internazionali (SSIP) nello studio “Le concessioni balneari alla luce del diritto dell’Unione Europea (e della direttiva “Bolkestein”)” di cui alcuni passaggi sono riportati dal Sole 24 ore.

Una questione, quella delle concessioni balneari, che rappresenta uno dei dossier caldi al vaglio del Governo ed oggetto di un acceso scontro con l’opposizione. Se il Governo non approva una normativa entro la fine del 2023 che garantisca la libera circolazione dei servizi nella Ue e la libera concorrenza nel mercato europeo, rischia, infatti, di incorrere in un inasprimento della procedura di infrazione europea.

La direttiva “Bolkestein”

Necessario è anche il recepimento della direttiva Bolkestein, “ultimo atto” – scrive Fragola – dello sviluppo del mercato unico europeo. “L’obbligo di liberalizzare le concessioni demaniali – si legge nello studio – non si deve considerare come l’ennesima imposizione dell’Unione europea come taluni affermano in modo strumentale. Peraltro, abbiamo apprezzato la libera concorrenza in tanti settori della nostra vita quotidiana, come, ad esempio, nella telefonia, nei servizi audiovisivi, direi nel commercio comunitario nel suo insieme”.

Il provvedimento richiesto dall’Ue

Per non disattendere le richieste dell’Ue la legge dovrà “produrre effetti ex nunc” a partire dal 2024 e non potrà essere retroattiva. Inoltre, – spiega il Sole 24 ore – “dovrà distinguere le concessioni per i beni demaniali marittimi da quelli balneari giacché si tratta di fattispecie distinte. E dovrà considerare le strutture che sono state oggetto di investimenti realizzati dai concessionari che restano proprietà di questi ultimi: per quella inamovibili, lo Stato dovrà ipotizzare un rimborso derogando all’art. 49 del codice della navigazione”.

Spiagge italiane in mano agli stranieri?

Per Fragola il rischio che le spiagge italiane finiscano a miglior offerenti stranieri, nelle mani di grandi gruppi internazionali in grado di offrire cifre ben più alte rispetto ai piccoli gestori nostrani, non sussiste. “Non credo molto a questa ipotesi – commenta l’autore dello studio – ricordo, ad esempio, l’invasione nel nostro Paese degli idraulici polacchi. Cosa che non si è verificata allora. E anche adesso, una calata in massa, in Italia, di grandi gruppi specializzati provenienti da altri Stati membri, non è da escludere ma non credo che ci sarà. A tal riguardo, è necessario introdurre della forme di protezione di concessionari che hanno investito nello spazio demaniale, peraltro già consentite dalla legge”.

Ipotesi subappalto

Come già avvenuto in diversi Stati Ue, tra cui Croazia, Francia e Spagna, lo studio evidenzia la possibilità da parte di grandi gruppi europei che hanno vinto gare pubbliche di subappaltare a terzi locali la gestione della concessione, come previsto dal codice della navigazione (artt. 45-46). Fragola suggerisce, dunque, di “costituire, ex novo, nei siti demaniali già oggetto di concessioni, consorzi di ormeggiatori, noleggiatori ovvero esperti balneari, così valorizzare un bagaglio di conoscenza del sito e delle sue dinamiche che un esterno non potrebbe considerare”.

Criteri di svolgimento delle gare

 
“Escludere l’offerta più conveniente per l’ente pubblico, ma privilegiare i progetti migliori e le professionalità acquisite sul campo“. Questa l’indicazione che emerge dallo studio per svolgere le gare. “Non è più tempo di assicurarsi la concessione dietro pagamento di pochi euro, bensì – conclude Fragola – è l’occasione di crescere e migliorarsi grazie ad un mercato competitivo. Del quale noi siamo parte integrante”.

La risposta è “consorziarsi”

Tracciando lo scenario futuro lo studio evidenzia la necessità per i piccoli imprenditori locali di consorziarsi perché solo “un’entità più importante e strutturata meglio e più professionale” può essere competitiva in un  regime di liberalizzazione regimentata”.