Per i concerti indotto da 4,5 miliardi di euro, mentre il settore chiede una tax credit

L’indotto è più corposo su Milano, senza dubbio la città più ricca di proposte del paese, dove sul territorio ricadono 400 milioni riconducibili ai concerti

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 14 Novembre 2024 14:52

Il 2023 è stato un anno d’oro per i concerti. Lo afferma Assoconcerti che, calcolando l’indotto economico tra ricavi dei biglietti, ma anche le spese per vitto, alloggio, trasporti e altri servizi, stima come valore quello di 675 milioni di euro, con una spesa media per spettatore di circa 324 euro. Un giro d’affari complessivo generato su scala nazionale pari a 4,5 miliardi di euro.

In quali città l’indotto è più alto

La valutazione di Assoconcerti parte dall’ultimo Annuario dello Spettacolo Siae, che ha fotografato un 2023 straordinario: oltre 36mila concerti di rock, pop e musica leggera, organizzati lungo tutta la Penisola da più di 10mila operatori e con una partecipazione di 23,7 milioni di spettatori. Questo segmento rappresenta ben il 55% degli eventi live in Italia e il 77% del pubblico complessivo. Gli amanti della musica popolare hanno speso lo scorso anno 894 milioni di euro, con una spesa media più elevata nel Nordovest (45 euro), seguito da Centro (41 euro), Nordest (37 euro), Isole (31 euro) e Sud (27 euro). Secondo i dati Siae, il fatturato complessivo del settore ha raggiunto per la prima volta i 967,4 milioni di euro, segnando un aumento del 33,5% rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, i dati diventano ancora più interessanti quando si estende l’analisi all’indotto economico. Secondo uno studio del professor Nicola Salvati del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, i benefici economici derivanti da 13 tra i principali eventi musicali a Milano, Roma, Napoli, Lucca e Versilia superano i 675 milioni di euro: da Ed Sheeran a Lenny Kravitz (Lucca Summer Festival), da Vasco Rossi, Zucchero e Taylor Swift (stadio Meazza di Milano), passando per i Coldplay e David Gilmour (Roma), fino a Gigi D’Alessio (Piazza Plebiscito a Napoli).

Milano si conferma leader con un impatto economico di 400 milioni di euro, grazie alla vasta offerta di venue. Roma genera invece 171 milioni di indotto. Il Lucca Summer Festival contribuisce con 77 milioni, superando Napoli che si ferma a 17,7 milioni, mentre il festival Prima Estate a Lido di Camaiore porta sul territorio 7,5 milioni di euro. Analizzando invece la spesa media per spettatore, Roma guida la classifica con 534 euro, seguita da Lucca (363 euro), Versilia (305 euro), Milano (279 euro) e Napoli (198 euro).

La proposta di una tax credit

“Il nostro settore ha sempre generato ricchezza per lo Stato, ma non ha mai ricevuto alcun sostegno pubblico – ha dichiarato il presidente di Assoconcerti, Bruno Sconocchia, durante la conferenza – È giunto il momento che la politica passi da un riconoscimento formale a uno sostanziale: chiediamo l’adozione di una politica industriale che possa sostenere un comparto cruciale per la cultura, che contribuisce significativamente alla fiscalità generale, ha un forte impatto occupazionale e positive ricadute sul territorio, incluso il settore turistico, e che durante la pandemia ha visto il proprio reddito azzerarsi”.

Per contribuire in modo concreto al dibattito, Assoconcerti propone un provvedimento di sostegno al settore della musica popolare contemporanea dal vivo, puntando sul riconoscimento di un credito di imposta. Questo incentivo coprirebbe una parte dei costi sostenuti in tre ambiti principali: promozione e produzione di tournée di artisti italiani, diffusione della cultura e degli artisti italiani all’estero, e investimenti per la creazione, ristrutturazione e ammodernamento di strutture dedicate agli spettacoli dal vivo.