L’Unione europea è fiduciosa del fatto che le sanzioni imposte alla Cina sulle esportazioni di auto elettriche e di altri prodotti legati alla transizione ecologica. L’Ue accusa Pechino di dumping e di finanziare eccessivamente tramite fondi pubblici le proprie società, portando a una distorsione del mercato e al fallimento del sistema produttivo europeo in questo settore.
La Cina da parte sue ha reagito tramite le istituzioni internazionali, denunciando al Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, le contromisure decise dalla commissione europea. Nonostante questo le istituzioni europee rimangono positive sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi che si sono prefissate tramite questi dazi.
Il dumping cinese sulla transizione energetica europea
Una delle soluzioni che la Cina ha trovato alla propria crisi economica seguita al lungo periodo di lockdown dovuto alla pandemia è stata inserirsi nel mercato globale della transizione energetica. Passando al ferreo controllo delle materie prime che Pechino già si era assicurata, soprattutto per quanto riguarda le terre rare, il regime ha iniziato a costruire attorno al proprio settore delle batterie al litio un vero e proprio sforzo produttivo.
Inizialmente il principale risultato di questa operazione sono state le auto elettriche. Diverse aziende cinesi hanno iniziato a riversare i propri prodotti prima sull’America e poi sul mercato europeo. Gli Usa, citando ragioni di sicurezza nazionale, hanno immediatamente messo ostacoli all’importazione di questi prodotti. L’Europa invece ha tentennato a lungo e alcuni produttori, come Stellantis, hanno anche stretto accordi con aziende di Pechino per importare modelli elettrici in Ue.
Dopo le auto elettriche sono arrivati i pannelli solari e le pale eoliche. Aziende cinesi hanno iniziato a vincere concorsi europei per le forniture delle infrastrutture fondamentali per la transizione energetica. Entrambe queste operazioni hanno avuto in comune la stessa caratteristica. Prezzi bassissimi rispetto agli standard occidentali, che hanno messo in difficoltà le aziende e attirato le accuse di dumping.
I dazi europei e la risposta della Cina
Con un parziale ritardo, l’Ue ha iniziato a prendere contromisure riguardo questo fenomeno. Prima sono partite alcune investigazioni riguardo alle forniture di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Poi si è passati all’offensiva sulle auto elettriche. Pechino non ha tardato a reagire. Con un esposto all’organizzazione mondiale del commercio, ha denunciato l’Ue per pratiche scorrette e non concorrenziali nei confronti delle proprie aziende.
L’Unione europea è però ottimista sul ricorso, anche se i dazi necessitano ancora di un passaggio interno. A novembre gli Stati membri dovranno approvare i dazi, attraverso il Consiglio europeo. Se tutto il pacchetto venisse confermato, le tariffe potrebbero raggiungere il 47% del prezzo dei prodotti importati, soprattutto per quanto riguarda le auto elettriche, considerate il prodotto più pericoloso per il sistema economico e industriale europeo.