Una sola azienda, Samsung, ha depositato nel 2024 più di 5.000 brevetti. La prima azienda italiana in questa classifica, Coesia, 167. Tutte le aziende italiane insieme sono arrivate a 4.853 nuove invenzioni, un dato in calo per la prima volta dalla pandemia, mentre il resto del mondo rimane stabile.
Sono i dati che emergono dall’ultimo rapporto dello European patent office (Epo), l’agenzia europea dei brevetti. Il nostro Paese innova sempre di meno e in settori sempre meno al centro dell’economia globale. L’assenza di grandi multinazionali e la presenza invece di migliaia di micro-imprese penalizza il futuro dell’economia.
Italia, è crisi dei brevetti
Nel 2024 le aziende italiane hanno depositato il 4,5% di brevetti in meno rispetto all’anno precedente. Un dato che cala per la prima volta dal 2022, periodo pesantemente influenzato dagli effetti della pandemia da Covid-19. Non si tratta di una traiettoria mondiale. A livello internazionale, infatti, il numero di brevetti è rimasto sostanzialmente stabile (-0,1%).
L’Italia è undicesima al mondo per nuove invenzioni, quinta in Europa, battuta anche da piccoli Stati come i Paesi Bassi e la Svizzera. Considerando poi il numero di brevetti pro capite, il Paese scivola al diciannovesimo posto mondiale.
Il nostro Paese riesce a competere soltanto in alcuni settori, come i trasporti o la robotica. È invece del tutto escluso dal settore più cruciale del momento, quello delle computer tecnologies. La corsa ai chip più performanti ci ha lasciati indietro, come quella alle batterie elettriche e agli altri sistemi energetici, in cui le nostre aziende sono sempre meno rilevanti.
Le ragioni della crisi dei brevetti in Italia
Ci sono varie ragioni per cui l’Italia sta perdendo posizioni nell’innovazione. La prima è la struttura del cosiddetto tessuto industriale del Paese, cioè il modo in cui sono organizzate le aziende. Nel nostro Paese ci sono moltissime piccole o micro imprese, che non hanno le risorse per fare ricerca e sviluppo.
Senza grandi multinazionali, le nostre società sono spinte lontane dagli ambiti in maggiore crescita dell’economia, relegate a quelli tradizionalmente forti, come i trasporti.
Manca però anche il supporto dell’accademia. Gli istituti di ricerca degli altri Paesi europei brevettano ogni anno centinaia di nuove invenzioni. L’Istituto italiano di tecnologia nel 2024 ha depositato 32 brevetti. Il Politecnico di Milano, la più grande università per ingegneri del Paese, 24.
Dove si innova di più: settori, aziende, Paesi
I due settori in cui l’Italia sta faticando maggiormente a depositare brevetti sono quelli in cui si concentra la maggior parte dell’innovazione a livello internazionale:
- computer tecnologies, 16.815 brevetti (+3,3%);
- sistemi elettrici, 16.142 brevetti (+8,9%);
- comunicazioni digitali, 15.983 brevetti (-6,3%);
- tecnologie mediche, 15.701 brevetti (-3,0%);
- trasporti, 10.026 brevetti (+3,5%).
Delle aziende italiane, nessuna riesce a entrare nella top 50 delle più innovative. Il podio è dominato dalle grandi società asiatiche, mentre l’Europa si ferma fuori dalla top 5 con Siemens, Basf e Ericsson:
- Samsung (Corea del Sud), 5.107 brevetti;
- Huawei (Cina), 4.322 brevetti;
- LG (Corea del Sud), 3.623 brevetti;
- Qualcomm (Usa), 3.015 brevetti;
- Rtx (Usa), 2.061 brevetti.
Gli Stati Uniti rimangono il principale centro di innovazione internazionale, nonostante le principali aziende che depositano brevetti siano asiatiche. Uniti, i Paesi dell’Epo rappresentano la maggioranza relativa dei brevetti, ma separati solo uno di loro, la Germania, compare nelle prime posizioni in classifica.
- Stati Uniti, 24,0% dei brevetti depositati;
- Germania 12,6% dei brevetti depositati;
- Giappone 10,6% dei brevetti depositati;
- Cina 10,1% dei brevetti depositati;
- Corea del Sud 6,6% dei brevetti depositati.