Le Banche ringraziano la Bce, utili (quasi) raddoppiati: ecco le cifre

Un "regalo" giunto da parte della Banca centrale europea. Gli effetti 2023 surclassano quelli già positivi del 2022: ecco utili e fatturato

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Fabi ha pubblicato un calcolo decisamente interessante sul fronte delle principali cinque banche italiane. Nel corso dei primi nove mesi del 2023, infatti, sono stati accumulati circa 16 miliardi di euro di utili. La cifra precisa è 15,7 miliardi, che rappresenta una sorta di regalo, per dirlo in maniera “volgare”, proveniente direttamente dalla Banca centrale europea. Il tutto attraverso l’aumento dei tassi di interesse, che ha portato a nuovi record per il settore bancario italiano.

Il 2023 delle banche italiane

Abbiamo fatto accenno agli utili delle prime cinque banche italiane ma, parlando di fatturato, dopo nove mesi si è attestato a 47,4 miliardi di euro. Un ammontare che ha alla propria base prevalentemente i ricavi garantiti dagli interessi sul credito a imprese e famiglie, pari a quasi 27,6 miliardi. Una somma decisamente considerevole, che si avvicina a doppiare le commissioni su servizi e attività di risparmio gestito, ovvero 15,9 miliardi.

L’impatto avuto dalla Bce è evidente e considerevole. Guardando al totale delle entrate, infatti, il 58,3% è derivante dal margine d’interesse. Il 33,7% deriva invece dalle commissioni, mentre il solo 8% è frutto di altri ricavi, dai proventi finanziari al trading.

Fabi sottolinea come questa fotografia faccia emergere un cambio di rotta radicale. Un vero e proprio rilancio nel settore bancario delle attività tradizionali. Queste nel 2020 e 2021 erano state sorpassate grandemente dalle commissioni. Un trend evidenziato già nel 2022, con il margine d’interesse tornato a essere la primaria fonte di ricavo. Il risultato raggiunto quest’anno, però, è senza precedenti.

Una condizione che ha portato il governo di Giorgia Meloni a optare per la tassa sugli extraprofitti. In merito, tutte le banche, anche le prime cinque, hanno optato per l’accantonamento a riserva non distribuibile. Ciò si concretizza con 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale. Per le prime della classe si tratta di 4,2 miliardi di euro per il solo 2023.

Riconoscimento ai lavoratori

Tutto il processo evidenziato avrà un impatto sul mondo dei lavoratori bancari? Lo chiede a gran voce Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi: “I dati presentati dimostrato ancora una volta come il nuovo contratto nazionale debba garantire importanti riconoscimenti economici a lavoratrici e lavoratori”.

Ha definito legittima la richiesta di tutti i sindacati di categoria, che sottolineano come cifra media mensile 435 euro. Una somma giustificata sia dal recupero dell’inflazione che dal riconoscimento della produttività.

“Nel 2020 e nel 2021 le banche avevano iniziato a guadagnare più con le commissioni, che con i prestiti. Il rialzo dei tassi dello scorso anno ha però cambiato tutto. Nel 2023 il margine è addirittura raddoppiato”.

Sileoni affonda pesantemente, definendo un regalo ciò che guadagnano gli amministratori delegati. Guardando ai primi 16 gruppi, complessivamente si parla di 30 milioni di euro annui. Una cifra che, spiega, consentirebbe di assumere fino a mille giovani in banca, garantendo maggior forza lavoro, miglior qualità di servizio e un necessario ricambio generazionale nei prossimi anni.

La discussione con le alte sfere del mondo bancario non si riduce però a questo, anzi: “Importanza fondamentale rivestono inoltre la riduzione dell’orario di lavoro e la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli d’amministrazione delle banche. Su questo serve una risposta chiara”.