Balneari, nuovo obbligo di docce con acqua potabile: corsa contro il tempo e proteste

Nuovi obblighi accendono le polemiche dei balneari in vista dell'estate: il decreto sull'acqua "per consumo umano" diventa un caso per gli stabilimenti

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Corsa contro il tempo per i balneari che in vista della prossima stagione estiva dovranno far fronte a un nuovo obbligo che mette in seria difficoltà gli stabilimenti. Il decreto 18 del 2023, che regolamenta la qualità dell’acqua destinata al consumo umano, infatti, impone ai lidi di dotarsi entro la stagione calda di docce con l’acqua potabile. E al momento, secondo i dati raccolti da Il Messaggero, di stabilimenti in regola ce ne sarebbero davvero pochi e non tutti vorrebbero correre ai ripari. Il perché è presto spiegato, in quanto i tempi ristretti e i costi elevati per l’allaccio alle reti idriche certificate potrebbero non valere l’investimento in quanto le concessioni sono scadute.

L’obbligo d’acqua potabile che mette in difficoltà

A pochi mesi dalla stagione estiva, dunque, i balneari sono chiamati a correre per mettersi in regola. L’ennesimo obbligo da dover seguire per evitare multe o, addirittura, la chiusura degli stabilimenti perché le linee guida che arrivano in vista dell’estate sembrano chiare. A mettere in difficoltà è il decreto legislativo 18 del febbraio 2023 sulle acque destinate al consumo umano, un documento che apre a nuovi obblighi per i gestori per tutelare la sicurezza dei bagnanti.

Infatti, secondo quanto contenuto nel decreto, tutte le acque che sono destinate a entrare in contatto con l’uomo devono essere “destinate al consumo umano”, ovvero deve essere acqua potabile. A eccezione del mare, che per ovvi motivi non vale, tutta la restante acqua presente nei lidi dovrà quindi essere potabile. Parliamo di docce e piscine, che dovranno dotarsi entro la stagione estiva di un’acqua più sicura.

Per far ciò è quindi richiesto l’allaccio a reti idriche certificate, ovvero ad acquedotti che permettono agli stabilimenti di avere acqua potabile. Ma ricevere l’ok in pochi mesi sembra essere complicato e non tutti gli stabilimenti faranno in tempo.

Polemiche e proteste per il nuovo obbligo

Un decreto che è stato accolto con tante critiche e dubbi da parte dei gestori, che sono stati anche richiamati dalle Regioni affinché tutto in vista dell’estate sia in regola. Ma in molti, nonostante la buona volontà di mettersi in regola, non riusciranno ad avere la meglio nella corsa contro il tempo partita ormai da settimane.

E ci sarà anche chi di allacciarsi all’acquedotto per avere acqua potabile per docce e piscine non ha completamente intenzione, perché visto con un investimento illogico per le concessioni scadute e ancora in attesa di essere rinnovate con tutti i rebus del caso. E Confesercenti, dal canto suo, sottolinea tutti gli ostacoli del caso.

“Il problema potrebbe essere l’impossibilità per tutti gli stabilimenti di installare per la prossima stagione le tradizionali docce a ridosso della battigia a meno che non siano collegate alla rete idrica” spiega l’associazione. Ma non solo, perché avere l’allaccio potrebbe comportare anche potenziali rischi di approvvigionamento, perché l’uso eccessivo di acqua in estate potrebbe comportare non pochi problemi.

E intanto le Regioni vanno in pressing. Una di queste è la Toscana, che con l’Asl ha richiesto agli stabilimenti presenti sul territorio di adeguarsi quanto prima. Non tutti si stanno muovendo, contribuendo ad alimentare confusione e polemiche.