Aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, i rincari di aprile 2023

Prosegue anche ad aprile il calo dei prezzi dei cibi all'ingrosso: ecco i prodotti alimentari che sono aumentati e quelli che sono diminuiti di più

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Quella alle porta sarà un’estate ballerina, meteorologicamente molto instabile, e dunque particolarmente rischiosa per le colture, con piogge intense e rischi bombe d’acqua che potrebbero provocare allagamenti e alluvioni, alternate a periodi di siccità che potrebbero portare a nuovi rincari sui prezzi: insomma, anche per giugno e per i prossimi mesi il nostro portafoglio potrebbe risentire parecchio dei cambiamenti climatici in atto.

Secondo l’ultima fotografia scattata da Unioncamere nella sua rilevazione mensile dei prezzi dei beni alimentari all’ingrosso, proseguono i segnali di rallentamento già avviati a gennaio e continuati nei mesi successivi per alcuni dei principali comparti dell’agroalimentare nazionale.

Sul fronte dei prezzi al consumo, ad aprile resta ancora elevata l’inflazione dei beni alimentari, ma si registra un chiaro, seppur cauto, rallentamento, con il dato che si attesta al +11,8%, contro il +12,9% di marzo: 1,1 punti percentuali che iniziano a sentirsi debolmente sulla spesa degli italiani.

In particolare, rispetto ai dati di marzo, nel mese di aprile a scendere sono i prezzi all’ingrosso, e anche al consumo, del comparto lattiero-caseario – in particolare il latte spot, i formaggi duri DOP, ma anche quelli a stagionatura media e i prodotti freschi – e i prezzi degli sfarinati di grano, complice la fase di rientro della materia prima. Scendono anche gli ortaggi freschi, grazie alle condizioni meteo favorevoli alla coltivazione. Vediamo il dettaglio dei prezzi all’ingrosso di aprile.

Verdura

Ad aprile si registrano cali piuttosto evidenti per gli ortaggi, soprattutto per via della dell’aumento delle temperature e dall’assenza di maltempo. Crollano i prezzi di asparagi (-31,6%), fagiolini (-21,5%), piselli (- 19,7%) e spinaci (-14%), entrati nel vivo della produzione: l’avvio della raccolta in tutte le regioni d’Italia ha generato un aumento della disponibilità di prodotto in tutti i mercati, determinando un notevole surplus dell’offerta.

Scendono anche i prezzi di quasi tutte le colture protette: giù melanzane (-20,2%), zucchine (-21,5%), insalate (-4,9%) e peperoni (-2,1%), che confermano la tendenza al calo già osservata a marzo, a causa dell’ingresso sui mercati di maggiori produzioni.

Fanno eccezione, spiega Unioncamere, i pomodori da insalata (+11,7%), che hanno registrato un aumento dei livelli della domanda primaverile. Idem i carciofi (+8,3%) che, seppur in piena produzione, sono stati esposti ad un forte aumento della domanda legato alla Pasqua. Boom anche per i prezzi delle carote (+37,8%), per cui si osserva una disponibilità molto limitata a causa del rallentamento della produzione dovuto alle temperature ancora non elevate, soprattutto di notte.

Stabili invece rispetto a marzo gli alti livelli di prezzo per le cipolle (+5,3%), per via degli scarsi quantitativi disponibili e del protrarsi del ritardo dell’arrivo delle produzioni estere. Stessa situazione, anche se meno accentuata, per le patate (+2,2%). Discorso simile anche per gli ortaggi da foglia, come bietole (-3,1%), broccoletti (+0,4 %) e cicoria (+1,3%).

Frutta

Per quanto riguarda la frutta, precipita il prezzo delle fragole (-19,6%) per via dei grandi quantitativi entrati nei mercati, provenienti da tutto il Sud Italia.

Riguardo invece agli agrumi, sui mercati nazionali sono ormai presenti solo arance (+9,2%), limoni (+2,6%) e pompelmi (+3,1%), che hanno mostrato quotazioni in lieve risalita a causa del cambio di provenienze e produzioni. Giunte a fine campagna, invece, le altre specie.

Prezzi alle stelle per i primi meloni (+22,5%), giunti nei mercati all’ingrosso con prezzi molto superiori alla media del 2022 per via delle temperature più fredde registrate durante il mese di aprile, che hanno influito negativamente sulle quantità prodotte. Variazioni di minor rilievo per mele (+2,9%), pere (+9,8%) e kiwi (+5,5%), di produzione 2022 e provenienze estere.

Stabili i frutti tropicali, fra cui ananas (+1,2%) e banane (-0,4%), con livelli delle quotazioni comunque molto maggiori rispetto al 2022 a causa dell’aumento delle spese di trasporto.

Latte

Nuovi cali per i listini nazionali del latte spot, giunti al sesto mese consecutivo con segno “meno”. Dopo il – 9% di marzo, i prezzi arretrano ad aprile del -7%, dinamica che spinge la flessione su base annua oltre la doppia cifra percentuale al -14%.

L’analisi di Unioncamere dimostra che la fase discendente investe le quotazioni di tutta Europa con i dati più recenti del Milk Market Observatory che evidenziano a marzo un prezzo medio del latte alla stalla in Europa in calo del -6% rispetto a febbraio, facendo segnare il terzo mese consecutivo di ribassi.

Burro

Per quanto riguarda il burro, lo scenario di mercato resta caratterizzato dal buon andamento delle produzioni a livello continentale, specie in Germania, primo produttore europeo di burro, con i rialzi di marzo che sembrano quindi isolati.

Dopo il rimbalzo di marzo infatti, i prezzi all’ingrosso del burro tornano a registrare ad aprile variazioni negative (-2%), con lo scarto annuo che raggiunge la soglia del -40%.

Formaggi

Aprile con segno meno anche per i formaggi. La contrazione dei prezzi all’ingrosso riguarda tutta Italia e sostanzialmente tutte le stagionature. In particolare, i formaggi duri DOP a lunga stagionatura arretrano del -1,2% su base mensile, archiviando il terzo mese consecutivo con cali medi oltre il -1%.

A livello produttivo, inoltre, sia il Grana Padano (+5%) che il Parmigiano Reggiano (+4%) evidenziano performance particolarmente importanti in avvio di 2023 nel primo trimestre rispetto alla media dei cinque anni precedenti, fattore che contribuisce alla tendenza ribassista sui prezzi.

Uova

Stabili le uova, per via di una domanda in rallentamento. Le quotazioni si mantengono comunque su livelli elevati e in crescita del +24% rispetto allo scorso anno.

Olio

Torna a crescere invece l’olio di oliva (+1%), perché sconta le preoccupazioni di una possibile, e preoccupante, siccità in Spagna, principale produttore di olio di oliva, già colpito lo scorso anno da una storica contrazione produttiva che aveva toccato il -50% rispetto al 2021. Questo contesto di incertezza si ripercuote sia sulle quotazioni dell’olio di oliva di provenienza spagnola che su quello italiano.

Non si arresta invece la discesa delle quotazioni nazionali degli oli di semi, che chiudono il mese di aprile in calo di circa il -2% rispetto a marzo.

Giù anche le quotazioni dell’olio di soia e dell’olio di palma (-2,4%), appesantite da un contesto di aspettative positive attorno ai volumi produttivi della prossima campagna 2023/24, attesi ai massimi degli ultimi anni. Scende ancora la variazione tendenziale, che supera i 50 punti percentuali (-52%).

Cereali

Ancora in calo anche i cereali. In particolare, accelerano al ribasso i listini della semola, che dopo il -4,7% di marzo perdono ad aprile un ulteriore -6,1%. A determinare il risultato, in particolare, la domanda contenuta di grano duro da parte dell’industria molitoria.

Ancora segno “meno” anche per i listini della farina di grano tenero (-7,1%), che continuano a risentire dei prolungati ribassi della materia prima. Su base tendenziale rispetto a un anno fa la semola segna un -15,7%, mentre gli sfarinati di frumento accumulano un ritardo di oltre 20 punti percentuali.

Riso

Relativamente al riso, al rincaro di marzo ha fatto seguito ad aprile una maggiore stabilità (+0,5%), complice una riduzione di interesse della domanda a fronte di un’offerta che resta poco propensa alla vendita.

Dando uno sguardo al confronto con l 2022, invece, il prezzo è passato da +46% a +66% di marzo. Sul fronte dei prezzi al consumo del riso, primi segnali di rallentamento dell’inflazione, che tuttavia si mantiene sui 40 punti percentuali contro il +11,8% dei beni alimentari.

Carne

Listini decisamente in salita invece per le carni, grazie soprattutto ai nuovi passi in avanti delle carni suine, le carni di coniglio e di pollo, la cui domanda è anche cresciuta ad aprile per via della Pasqua.

I maggiori rincari toccano le carni di pollo (+6,4%) grazie al buon andamento della domanda. Aumento che ha attenuato lo scarto negativo rispetto allo scorso anno (-15,3% contro il -20% di marzo). Secondo mese consecutivo di rialzi per i listini della carne di coniglio (+2,8%).

Continua anche il rally dei prezzi della carne suina, pur perdendo di slancio rispetto ai due mesi precedenti (+2,5% contro il +5,1% di marzo e +16,2% di febbraio). La domanda si è rivelata particolarmente sostenuta per i tagli freschi da macelleria, andamento tipico delle festività pasquali.

Segno “meno”, invece, per le cosce fresche suine. Nonostante il generale rincaro continua a rallentare la variazione tendenziale, passata a +2,7% dal +9,1% di marzo. A monte della filiera, i prezzi dei suini da macello e da allevamento hanno spuntato ulteriori aumenti di prezzo raggiungendo così nuovi livelli record, complice una richiesta di vivo superiore all’offerta. Situazione che però si è attenuata a fine mese, per effetto di una riduzione della domanda congiuntamente ad un aumento dell’offerta.

Sul versante opposto, arretrano la carne di vitello (-1,1%) e le carni bovine (-1,2%) a causa di una maggiore preferenza verso le carni bianche.

Pesce

I prezzi all’ingrosso del pesce restano sostanzialmente stabili ad aprile, con le quotazioni di alcune delle specie monitorate condizionate da dinamiche che sono stagionali. Rispetto al 2022, si allentano le tensioni del mercato.

Nella categoria “pesci freschi di mare” si registrano cali mensili per i prezzi dei cefali (-19%) e degli sgombri (-15%), specie la cui pesca riprende nel periodo primaverile. I primi, inoltre, evidenziano una flessione su base annua piuttosto consistente (-47%) in virtù, da un lato, delle performance positive delle catture e, dall’altro, della buona richiesta dei consumatori. Tra i crostacei freschi, i gamberi rosa scendono del -12% su base mensile, così come i gamberi rossi (-13%), che conservano comunque un aumento annuo intorno al +19% a causa della sempre più scarsa presenza nei mari nazionali.

Tra gli altri prodotti, le spatole continuano a registrare una crescita su base annua oltre i 40 punti percentuali a causa del ritardo delle catture osservato quest’anno per via delle basse temperature. Continuano gli aumenti dei prezzi all’ingrosso anche, tra i molluschi freschi, dei calamari (+19% dopo il +22% di marzo) che continuano a risultare poco presenti in questo periodo nella taglia commerciale. Segno “più” anche per i mitili (+7% rispetto a marzo, +25% su base annua), influenzati quest’anno dalla scarsa presenza di prodotto nazionale che ad aprile comincia tipicamente ad essere commercializzato. In lieve aumento anche i pesci surgelati (+5%).

Sostanziale stabilità invece per i pesci freschi di mare di allevamento e per i pesci freschi di acqua dolce, ad eccezione delle trote salmonate (+17%), la cui produzione a livello nazionale risulta in forte calo a causa della siccità invernale.

Vino

Infine, analizzando il comparto dei vini, i listini dei vini sfusi continuano a mostrare piccoli aumenti (+0,2%), confermando una variazione tendenziale complessivamente negativa, con punte che sfiorano il -30% per i rosati.

infografica 10 prodotti alimentari rincari aprile 2023
Fonte: Unioncamere - 123RF
I 10 alimenti con i rincari più alti ad aprile 2023

Quali cibi costano di più ad aprile

Ecco i 10 cibi che ad aprile all’ingrosso sono aumentati di più di prezzo, rispetto a marzo:

  1. carote: +37,8%
  2. sarde fresche di pescata: +25,7%
  3. cavoli e broccoli: +23,2%
  4. spigole fresche di pescata: +23,1%
  5. meloni: +22,5%
  6. calamari freschi: +18,9%
  7. trote salmonate di allevamento fresche: +16,7%
  8. dentici freschi di pescata: +14%
  9. cavolfiori: +13,4%
  10. cavoli verza: +13,3%

Quali cibi costano di meno ad aprile

Ecco i 10 cibi che ad aprile all’ingrosso sono diminuiti di più di prezzo, rispetto a marzo:

  1. asparagi: -31,6%
  2. zucchine e fagiolini: -21,5%
  3. melanzane: -20,2%
  4. piselli: -19,7%
  5. fragole: -19,6%
  6. cefali o muggini freschi di pescata: -18,5%
  7. sgombri freschi di pescata: -15,3%
  8. spinaci: -14%
  9. finocchi e gamberi rossi freschi: -13%
  10. cetrioli e gamberi bianchi (rosa) freschi: -11,9%.