Previsti aumenti record in estate: quanto ci costa la siccità

I costi di riso, mais, frutta e verdura schizzeranno alle stelle se non ci sarà acqua a sufficienza per coltivarli. Il Governo stanzia oltre 100 milioni per l'emergenza

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

L’emergenza siccità preoccupa sempre di più l’Italia. La Cabina di regia per la crisi idrica ha già stabilito che verrà data priorità agli interventi più urgenti, al netto di un budget (iniziale) di circa 102 milioni di euro. Ma la situazione potrebbe rivelarsi peggiore del previsto.

Si pensa all’immediato utilizzo di dissalatori di acqua marina per affrontare la siccità che minaccia in particolare cinque Regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Veneto; Emilia Romagna e Lazio. I danni ai raccolti, soprattutto al Nord, sono però già enormi e rischiano di provocare aumenti dei prezzi pazzeschi nell’estate alle porte.

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I costi della crisi idrica per gli italiani

Già fra un paio di mesi i prezzi di frutta e verdura potrebbero schizzare alle stelle, nel quadro generale di inflazione e rincari già insostenibili per i consumatori italiani. Prezzi che stanno già subendo continui cali e rialzi a causa dell’alternarsi di temperature alte e basse, letali per la produzione agricola. Un trend visibile già a febbraio, quando i prezzi medi all’origine sono saliti del 13% rispetto per quanto riguarda cavoli e broccoli. E per le colture estive potrebbe andare molto peggio.

Nel 2022 i danni causati dalla carenza d’acqua al settore agricolo hanno impattato per circa sei miliardi di euro, mentre quest’anno si calcola che possano arrivare fino a otto miliardi. A essere minacciati dalla siccità sono anche riso e mais, le cui coltivazioni dipendono molto da un costante apporto idrico e che potrebbero subire un calo della produzione, con conseguente ricorso alle importazioni e aumento dei prezzi.

L’oscillazione dei prezzi si spiega con l’irregolarità delle temperature, che registrano sbalzi di 10-15 gradi, e con la perdita di un regolare flusso dei prodotti, prima presenti quasi in surplus e poco dopo, invece, carenti. Una tendenza che, se dovesse continuare fino all’estate, potrebbe portare a incrementi dei prezzi a doppia cifra (ecco i cibi che rischiamo di non trovare più).

I danni alle imprese agricole

La mancanza di precipitazioni sta condizionando le scelte delle aziende agricole, che si stanno spostando da mais e riso verso la soia e il frumento. Le stime della Cia-Agricoltori italiani prevedono crolli produttivi dal 10% fino al 30%. Se la siccità continuerà anche in primavera inoltrata, gli agricoltori saranno costretti a fare scelte legate alle previsioni di quanta acqua si avrà a disposizione nella bella stagione e quindi a dover decidere cosa seminare o trapiantare.

Il problema riguarda soprattutto il Nord Italia, coi risicoltori di fatto disperati. Greenpeace Italia ha calcolato che il 38% delle risaie e delle colture irrigue italiane è affetto da siccità “severa o estrema”, mentre per le semine l’Ente Risi stima un taglio di 8mila ettari, al minimo da 30 anni. Al momento si ha a disposizione solo il 30% dell’acqua necessaria a inondare le risaie. La situazione appare nera anche per quanto riguarda il mais: se vent’anni fa la produzione copriva quasi totalmente il fabbisogno nazionale, ora il tasso di auto-approvvigionamento è sceso al di sotto del 40%.

Non solo: sono in grande forse anche gli ortaggi. I prodotti più a rischio stangata sono le melanzane, i peperoni e le zucchine.