400 voli cancellati in Europa, Italia a terra: cosa succede

Può uno sciopero in Francia provocare la cancellazione di 400 voli in tutta Europa? Stando alle attuali norme, o assenza delle stesse, è ciò che sta accadendo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’estate si avvicina e, come spesso è accaduto negli ultimi anni, si va incontro a un gran numero di scioperi. Le prenotazioni aumentano nei mesi caldi dell’anno e, com’è evidente, scioperare in questa fase consente di far sentire maggiormente la propria voce, nel tentativo di veder rispettati dei diritti.

Ancora una volta il nome di Ryanair spicca tra i vettori chiamati a effettuare delle cancellazioni. Annullati ben 400 voli da parte della celebre compagnia lowcost, che si definisce vittima di questo sistema e intenta una battaglia.

Perché sono stati cancellati i voli Ryanair

Un numero incredibile: 400 voli cancellati, circa, in tutt’Europa. Una cifra che aumenta enormemente se si prova a calcolare il numero di passeggeri rimasti a terra. Basti pensare che i velivoli a disposizione del vettore lowcost consentono di portare a bordo da 110 a 189 persone, personale escluso. Possiamo dire, quindi, che la cifra degli scontenti si aggiri tra 40 e i 70mila.

Il motivo è dato dallo sciopero dei controllori del traffico aereo in Francia. I disagi, ovviamente, non hanno coinvolto soltanto il Paese transalpino, tutt’altro. Conseguenze registrate in Italia, Spagna, Portogallo e Germania.

Nella maggior parte dei casi, ha spiegato Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, le cancellazioni dei voli non sono in realtà dovute al fatto che i tragitti abbiamo la Francia come destinazione. Le rotte prevedono però il sorvolo del Paese, che non può ovviamente avvenire in sicurezza in caso di stop da parte dei controllori.

La lotta di Ryanair contro gli scioperi

Va da sé che Michael O’Leary sia infuriato a causa della situazione, ben più dei passeggeri che è stato costretto ad avvisare in totale emergenza. Perdite economiche considerevoli per l’azienda ma soprattutto un danno d’immagine che va a sommarsi a quelli degli ultimi anni.

L’amministratore delegato è certo del fatto che le cose potrebbero essere gestite diversamente, cancellando unicamente i voli nazionali o locali in Francia. Per gli spostamenti sul territorio, tra una regione e l’altra, è infatti possibile approfittare di auto o treno. Ovviamente è ben diverso il discorso per chi deve raggiungere un altro Paese, diviso dal proprio dal mare.

Dal suo punto di vista queste cancellazioni sono non dovute, legate unicamente al mancato intervento della Commissione europea. Attacco diretto a Ursula von der Leyen, dunque, che dal suo punto avrebbe dovuto imporre tutt’altro atteggiamento alla Francia.

La questione è che si sta dando priorità assoluta ai voli nazionali (il governo francese garantisce servizi minimi unicamente a questi ultimi e a breve raggio), cancellando tutti i sorvoli. Non soltanto parole al vento, però, dal momento che O’Leary ha deciso di presentare ufficialmente una petizione alla Commissione europea, coinvolgendo i propri clienti danneggiati. Ad oggi è stata già firmata da più di 1 milione di persone.

Ciò che viene chiesto è la protezione per gli aerei che sorvolano Paesi in cui sono in corso degli scioperi. Il dito puntato è oggi contro la Francia ma, ovviamente, si mira a ottenere una guida comportamentale valida in tutt’Europa, o quantomeno nell’Ue. A ridosso dell’estate ha inizio un durissimo braccio di ferro, scaturito dal fatto che i controllori abbiano scioperato 58 volte in questi ultimi cinque mesi, 11 volte in più rispetto al 2022.

Il vero ostacolo, però, è la regolamentazione francese. Garantire il servizio minimo soltanto ai voli nazionali, interrompendo tutti i sorvoli, comporta un blocco a buona parte dell’attività in Europa. In Italia, Spagna e Grecia, ad esempio, ci sono delle misure di tutela differenti, che si spera possano diventare norma nell’Unione europea.