Se le definizioni di domicilio e residenza vengono spesso correttamente intese, lo stesso non vale per la dimora: con questo termine si indica il luogo in cui una persona si trova per un certo periodo di tempo. La dimora può essere fissa oppure transitoria, ma anche in questo secondo caso la permanenza deve durare almeno qualche giorno. Ecco quindi che cosa si intende con dimora e quali sono le principali differenze con domicilio e residenza.
Indice
Definizione di dimora
Nel linguaggio comune, per indicare il luogo in cui si abita, ci si può confondere tra il significato di dimora, domicilio e residenza, ma dal punto di vista giuridico questi tre termini sono tra loro molto diversi. Il termine dimora deriva dal verbo latino “morari” che significa “trattenersi”: si usa in riferimento al luogo in cui un soggetto si trova in modo transitorio per almeno qualche tempo.
Si tratta quindi di una situazione alla quale il diritto associa delle conseguenze piuttosto limitate. La dimora può essere quindi occasionale e transitoria, come un albergo e una casa vacanze, oppure abituale. Dal punto di vista anagrafico, la dimora temporanea non concede il diritto al rilascio di certificati anagrafici o documentazione analoga.
Definizione di residenza
La residenza corrisponde secondo il Codice Civile al luogo in cui la persona ha la sua dimora abituale, differente ad esempio dalla dimora temporanea come può essere una seconda casa per le vacanze. Chiunque stabilisce la sua residenza in un determinato luogo ha l’obbligo di comunicarlo all’ufficio anagrafico del Comune in cui va a stabilirsi. Proprio per questo è stato istituito, presso ogni Comune, un registro anagrafico dei residenti nel quale tutte le persone che lì vogliono stabilire la propria residenza sono tenute ad iscriversi.
Dimora abituale e residenza: le differenze
La dimora abituale è, come dice l’espressione stessa, il luogo in cui una persona vive per gran parte del proprio tempo, mentre la residenza è il dato che viene inserito nei registri dell’anagrafe. Ogni persona ha la residenza dove dimora abitualmente, quindi i due concetti coincidono, anche se non è sempre così. In alcuni casi la situazione è diversa, come quando ci si riferisce agli studenti universitari che vivono fuori sede o ai lavoratori che, per trasferte di un certo periodo, devono trasferirsi in un altro paese e in altro Comune.
In questi casi è previsto una sorta di sdoppiamento tra la residenza anagrafica, che rimane un elemento esclusivamente formale e la dimora abituale. Per questo motivo la giurisprudenza della Cassazione ha più volte ribadito che il certificato di residenza non è una prova certa, ma una semplice presunzione che può essere sempre contrastata da qualsiasi prova contraria.
Cos’è il domicilio
Con il termine domicilio comunemente si intende il luogo in cui un soggetto ha la sede principale dei propri interessi e affari (non solo patrimoniali): mentre la residenza è il luogo in cui conduce la sua vita privata, il domicilio è legato principalmente alla sua vita professionale. Ad esempio, un professionista avrà il proprio domicilio presso lo studio e un commerciante all’interno del proprio negozio, quindi tutte le comunicazioni lavorative arriveranno presso il domicilio e non alla residenza.
Non esiste un’anagrafe del domicilio – e infatti il cambio di domicilio avviene attraverso una semplice autocerticazione – se non per quello fiscale, che interessa all’Agenzia delle Entrate, è il luogo dichiarato al fisco dove si vogliono ricevere le notifiche ed è sede della propria attività lavorativa.
Domicilio e residenza: perché sono importanti?
I concetti di domicilio e residenza, come evidenziato nei paragrafi precedenti, sono diversi tra loro e hanno numerosi risvolti nella vita pratica di ogni persona. Per esempio, le comunicazioni inerenti le questioni di lavoro, verranno inviate direttamente al domicilio e non alla residenza. Quindi, nei documenti ufficiali di lavoro, come anche nei moduli di partecipazione a concorsi pubblici, sono richiesti indirizzo di residenza e indirizzo di domicilio e proprio al secondo arriveranno le comunicazioni; stesso discorso vale per le bollette delle utenze di casa che devono essere intestate all’indirizzo della residenza a differenza di quelle professionali che sono indirizzate al domicilio.
Per attività come la scelta del medico di famiglia, l’iscrizione alle liste elettorali e la richiesta di certificati anagrafici bisogna sempre fare riferimento al Comune di residenza, mentre il domicilio è il luogo in cui si apre una tutela o viene dichiarato il fallimento di un’impresa.