Lo scandalo Dieselgate di Volkswagen giunge al termine in Italia, con la class action contro la Casa tedesca che ha portato a un accordo di risarcimento. Il gruppo, infatti, ha trovato un’intesa con Altroconsumo, che aveva portato avanti la battaglia per gli oltre 60mila italiani coinvolti nello scandalo che a livello mondiale è costato tanto al brand dell’automotive. E per gli italiani che accetteranno l’offerta transattiva presto arriverà un risarcimento che può valere fino a mille euro.
Volkswagen e la class action sul Dieselgate
Lo scandalo che ha travolto Volkswagen tra il 2009 e il 2015 si risolverà quindi con un costo non del tutto irrisorio per il brand tedesco. La Casa di Wolfsburg, infatti, ha messo sul tavolo 50 milioni per chiudere il contenzioso in Italia che era stato aperto e portato avanti da Altroconsumo che si era fatto garante dei diritti degli italiani guidatori di vetture del gruppo. E, dopo nove anni, l’accordo è stato raggiunto e presto migliaia di italiani potrebbero ricevere il risarcimento tanto sperato.
La class action, avviata dall’associazione in Italia, infatti aveva visto aderire oltre 60mila consumatori, gli stessi che tra il 2009 e il 2015 avevano acquistato uno dei veicoli con i marchi Volkswagen, Audi, Skoda e Seat che erano rimasti coinvolti nel caso Dieselgate, ovvero tutti quei mezzi dotati del motore Diesel Ea189 Euro 5 finito nella bufera.
Cos’è lo scandalo Dieselgate
Lo scandalo Dieselgate, oltre che in Italia, aveva coinvolto Volkswagen a livello mondiale a causa di alcuni comportamenti scorretti portati avanti dal gruppo tra il 2009 e il 2015. Nello specifico, il caso è esploso dopo che l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) aveva notificato alla multinazionale tedesca del gruppo Volkswagen un avviso di violazione del Clean Air Act, la legislazione degli Stati Uniti sulla qualità dell’aria.
Dopo indagini approfondite era emerso che sulle auto del marchio tedesco era presente un software illegale che falsificava i dati sulle emissioni ambientali. Di fatto, in fase di test, i veicoli rientravano entro i limiti prescritti dalla legislazione statunitense, pur non essendo realmente così e dando vita a una vera e propria truffa.
Nel giro di pochi mesi, però, lo scandalo si è allargato a macchia d’olio portando il caso a deflagrare a livello mondiale. Un guaio per la Casa, che ne ha subito un fortissimo contraccolpo sia di immagine sia per i risarcimenti a cui, a distanza di tempo, deve continuare a far fronte.
Si stima che dal 2015 il colosso tedesco abbia dovuto sborsare oltre 32 miliardi per cercare di chiudere la questione.
Risarcimento Volkswagen, il valore e a chi spetta
E ai 32 miliardi fin qui spesi, Volkswagen dovrà aggiungerne ulteriori 50. Sono quelli messi sul piatto per chiudere la class action in Italia, con Volkswagen Group, come Casa madre, e Volkswagen Group Italia, il cui quartiere generale è a Verona, che si sono impegnati a riconoscere un risarcimento per i clienti italiani.
Per chi accetterà l’offerta transattiva, infatti, è stato deciso di corrispondere il pagamento di 1.100 euro per ciascun veicolo acquistato nuovo e non rivenduto prima del 26 settembre 2015, data in cui il caso è diventato di pubblico dominio. Saranno invece 550 euro per ciascun veicolo acquistato usato oppure rivenduto sempre prima della data del 2015.
Nel caso di comproprietari di una stessa vettura, l’importo complessivo viene maggiorato di 300 euro per ciascun comproprietario ammesso oltre il primo.
A rendere noto l’accordo con Volkswagen è stato Altroconsumo, che in una nota ha specificato che verranno definite nel dettaglio le modalità tecniche e operative con cui gli aventi diritto potranno aderire all’accordo e dare avvio alle procedure di pagamento secondo le diverse casistiche previste.