Terremoto devastante in arrivo: quanto sarà forte e cosa rischiamo

I dati parlano chiaro e un nuovo terremoto devastante è in arrivo: le conseguenze potrebbero farsi sentire anche in Italia, ed ecco perché

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Un nuovo e terribile terremoto è in arrivo, il mondo della scienza ne è certo. Una notizia allarmante, a dir poco, che in qualche modo coinvolge anche l’Italia. La regione che soffrirà le conseguenze di questo sisma non è infatti molto distante dalla nostra penisola.

L’elevato tasso d’energia che sarà sprigionata porterà parte del nostro Paese ad avvertire questo terremoto, annunciando con ampio anticipo dagli esperti dell’Università della California. Un gruppo che vede alla sua guida il geofisico Sylvain Barbot. Le analisi presentate sono a dir poco dettagliate, avendo infatti fornito tanto l’intensità quanto l’epicentro del devastante terremoto. Ciò che manca a quest’equazione è purtroppo la data in cui si sarà costretti a mettersi al riparo quando la terra inizierà a tremare.

Nuovo terremoto: dove sarà

A breve saranno trascorsi tre mesi dal terribile 6 febbraio scorso, quando la Turchia è stata devastata da un terremoto di magnitudo 7.8, che ha provocato il crollo di oltre 100mila edifici, di fatto quasi cancellato la città di Kahramanmaraş. Sono state registrate più di 50mila vittime, facendo sentire il proprio effetto anche in Syria. Oggi si teme, dati scientifici alla mano, che l’incubo sia tutt’altro che concluso.

Ma quali sono le evidenze che lasciano pensa a un nuovo terremoto disastroso? Sulla rivista Seismica è stato pubblicato uno studio a riguardo lo scorso 20 aprile. Al suo interno si evidenzia come una porzione della faglia da cui si è originato il terremoto dello scorso 6 febbraio in Turchia sia ancora bloccata. Ciò si traduce, in parole povere, in un continuo accumulo di energia sottoterra. Tutto ciò dovrà trovare libero sfogo prima o poi. Non si conosce la data ma non sembra affatto in dubbio che ciò accadrà.

Nuovo terremoto in Turchia: cosa aspettarsi

Generalmente siamo abituati a concepire i terremoti come eventi improvvisi, quasi impossibili da prevedere. La realtà è però in parte diversa, dal momento che tutto ciò è il frutto del movimento delle placche tettoniche. Queste ultime sono in costante movimento e, con estrema lentenzza, si dirigono l’una verso l’altra. Processo che comporta un accumulo di forza per lunghi periodi, siano anni, secoli o ere geologiche. Tutta quest’energia esplode, di colpo, nel momento in cui le placche iniziano a scivolare.

Ciò ci porta ad analizzare quanto sta accadendo sotto il distretto di Pütürge, in Turchia, caratterizzato da un’attività sismica molto frequente, pur in assenza di slittamento. Le probabilità che ciò accade nel prossimo futuro sono però elevate, il che lascia presagire un nuovo sisma di capacità allarmanti, in grado di distruggere diverse città, portando dietro con sé migliaia di vite umane.

Il team di esperti dell’Università della California ha generato un modello tridimensionale dell’area in questione. Ciò non ha consentito di produrre una data ma di identificare quelle che sono, ad oggi, le zone maggiormente a rischio. Una triste realtà ormai accettata dalla popolazione turca, considerando la particolare zona geologica nella quale sorge la nazione. I ricercatori sostengono che il prossimo terremoto avrà una magnitudo di circa 6.8, ma non si escludono esiti peggiori.

L’Italia osserva da lontano la situazione ma non senza ansia per il proprio futuro. Un terremoto di questa portata farà sentire la sua eco anche nel nostro Paese, così come in svariate aree del Mediterraneo. Lo studio portato a termine ha lo scopo di spingere il governo a informare preventivamente la popolazione. Tutti dovranno sapere cosa fare in caso di sisma e saranno cruciali dei piani che possano garantire chance di sopravvivenza ben maggiori rispetto allo scorso febbraio.