Dieselgate, verso il risarcimento ai proprietari di auto? Via al processo

Processo Dieselgate a Londra: Renault, Peugeot-Citroën, Mercedes, Nissan e Ford contestano ogni accusa ma il vecchio caso Volkswagen pesa come un macigno

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 14 Ottobre 2025 10:06

Dieci anni dopo l’esplosione del caso Volkswagen, il fantasma del Dieselgate torna a terremotare l’industria automobilistica.

A Londra si è aperto il processo destinato a fare storia, perché le sue risultanze potrebbero diventare precedenti giurisprudenziali. Sul banco degli imputati cinque costruttori: Renault, Peugeot-Citroën, Mercedes-Benz, Nissan e Ford. L’accusa riguarda il sospetto di aver truccato i test sulle emissioni dei motori diesel.

Dieselgate, class action nel Regno Unito

Per tre mesi, i giudici dovranno stabilire se anche questi marchi abbiano utilizzato dispositivi in grado di alterare le emissioni quando un veicolo viene sottoposto a test ambientali, alterando i risultati per non sforare i limiti sulle particelle inquinanti.

A muovere il processo è una delle più vaste azioni collettive mai avviate nel Regno Unito: circa 1,6 milioni di automobilisti chiedono un risarcimento per essere stati ingannati sull’effettiva efficienza e sostenibilità dei propri veicoli. Gli avvocati dei ricorrenti parlano di “un inganno industriale sistemico”, mentre le case automobilistiche coinvolte negano ogni accusa, sostenendo che i loro sistemi di controllo rientravano nei margini di legalità consentiti dalle normative europee dell’epoca.

Volkswagen e il precedente

L’ombra lunga di Volkswagen aleggia inevitabilmente sul processo londinese: fu proprio il gruppo tedesco, nel 2015, a dare origine al più grande scandalo industriale dell’era moderna, ammettendo di aver installato su oltre 11 milioni di vetture un software capace di riconoscere i test di laboratorio e ridurre artificiosamente le emissioni.

Da allora, Volkswagen ha versato oltre 30 miliardi di euro tra multe e risarcimenti, gran parte dei quali negli Stati Uniti. Nel 2020, la stessa Alta Corte britannica riconobbe la colpevolezza dell’azienda per l’uso di un “software truccato”, procedimento poi chiuso con un accordo da 193 milioni di sterline.

Quella sentenza costituisce oggi un precedente, che potrebbe aprire la strada a nuove condanne e a un effetto domino contro altri costruttori.

Cinque marchi alla sbarra, dieci sotto osservazione

Gli occhi della Corte sono puntati sui cinque colossi oggi a giudizio. Questa la tabella di marcia, orientativa: entro la fine dell’anno o al massimo entro l’inizio dell’anno nuovo, verrà stabilito se i cinque marchi sul banco degli imputati abbiano effettivamente utilizzato dispositivi illegali al fine di truccare i risultati delle emissioni; l’udienza principale dovrebbe concludersi entro la fine del 2025; per le argomentazioni legali più complesse si dovrà attendere la prima metà del 2026; il processo, infine, andrà a sentenza verso la prossima estate.

Questo processo Dieselgate a Londra potrebbe costituire un precedente giurisprudenziale. In pratica, le risultanze potrebbero applicarsi ad altri costruttori che hanno ricevuto denunce. Ad oggi si tratta di Volkswagen-Porsche, Vauxhall-Opel, Jaguar Land Rover, Bmw, Fca-Suzuki, Volvo, Hyundai-Kia, Toyota e Mazda. Se i giudici britannici dovessero effettivamente riconoscere la manipolazione, i cinque marchi finiti alla sbarra dovrebbero aprire i forzieri e risarcire 1,6 milioni di automobilisti. E la decisione potrebbe valere anche per i casi analoghi e trasformarsi nel più grande contenzioso ambientale dell’industria europea.

Già il Dieselgate del 2015 segnò una svolta prima per il settore automobilistico, costringendo i costruttori a ripensare il motore termico e ad accelerare sull’elettrificazione. Questo nuovo processo potrebbe modificare ulteriormente gli equilibri fra motore termico e motore elettrico.