Nel contesto del processo relativo al cosiddetto scandalo Dieselgate, quattro ex dirigenti della Volkswagen sono stati riconosciuti colpevoli di frode. Per due di loro è stata stabilita una condanna a diversi anni di reclusione. La sentenza è stata pronunciata dal tribunale di Braunschweig, città della Bassa Sassonia, seconda per importanza nella regione dopo Hannover. La condanna arriva a quasi dieci anni dalla scoperta, da parte delle autorità statunitensi, di un software truccato installato su milioni di veicoli del gruppo Volkswagen.
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Le condanne dei dirigenti
Lo scandalo Dieselgate è esploso nel settembre 2015, quando l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (Epa) ha accusato Volkswagen di aver manipolato i test sulle emissioni dei veicoli diesel. La casa automobilistica ha successivamente ammesso la falsificazione dei dati. In seguito allo scandalo, l’amministratore delegato Martin Winterkorn si è dimesso, segnando l’inizio di una delle crisi più gravi nella storia del gruppo, con costi stimati intorno ai 33 miliardi di euro.
Il Tribunale Regionale di Braunschweig, al termine delle indagini, ha inflitto pene detentive a due degli imputati, mentre per gli altri due è stata disposta la sospensione condizionale della pena. L’origine del caso risale al settembre 2015, quando negli Stati Uniti emerse che Volkswagen aveva equipaggiato le proprie auto diesel con un software in grado di aggirare i controlli sulle emissioni.
Come l’azienda ha affrontato lo scandalo
Lo scandalo, che ha avuto risonanza mondiale, ha innescato una profonda crisi per la casa automobilistica di Wolfsburg, portando a una valanga di procedimenti legali e a costi stimati in oltre 30 miliardi di euro. Il processo a carico dei quattro ex manager era iniziato nel settembre 2021.
Negli Stati Uniti, in particolare, Volkswagen ha pagato oltre 20 miliardi di dollari tra accordi, multe e risarcimenti, inclusi i 14,7 miliardi previsti dal patteggiamento del 2016 con l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA), come dichiarato in un comunicato ufficiale dell’ente. Secondo Euronews, il costo complessivo del Dieselgate per l’azienda potrebbe superare i 30 miliardi di euro entro il 2025.
Le responsabilità penali dei vertici aziendali sono rimaste a lungo al centro delle indagini. Nel 2023, Rupert Stadler, ex Ceo di Audi, è stato condannato a 21 mesi con sospensione della pena e a una sanzione economica di 1,1 milioni di euro. Martin Winterkorn, ex amministratore delegato del gruppo, risulta invece ancora sotto processo in Germania, dopo essere stato incriminato anche dalla magistratura statunitense nel 2018.
I risarcimenti
Non solo condanne, ora si può parlare anche di risarcimenti. E lo riceveranno circa a 60mila cittadini italiani e fino a 1.100 euro ciascuno per chiudere il contenzioso legato allo scandalo delle emissioni diesel. La class action era stata avviata da Altroconsumo contro Volkswagen; con l’accordo, non si proseguirà dunque in Cassazione.
L’intesa, raggiunta il 15 maggio, riguarda i consumatori che tra il 2009 e il 2015 hanno acquistato uno dei modelli coinvolti nello scandalo Dieselgate — ovvero veicoli Volkswagen, Audi, Škoda e Seat dotati di motore diesel EA 189. Gli importi variano:
- chi ha acquistato un’auto nuova e l’ha mantenuta intestata fino al 26 settembre 2015 riceverà 1.100 euro;
- per chi ha comprato un’auto usata o ha rivenduto la nuova prima di quella data, il rimborso sarà di 550 euro;
- in caso di veicoli con più co-intestatari, l’indennizzo sarà compreso tra 383 e 700 euro per ciascuno.
Il rimborso non sarà automatico: gli aventi diritto dovranno aderire esplicitamente all’accordo. Altroconsumo gestirà la procedura attraverso un portale dedicato, che sarà attivo a partire da dicembre.