Terremoti in Marocco e in Italia: perché non c’è legame

Gli esperti dell'Ingv hanno rassicurato sull'assenza di correlazioni tra il disastro del sisma nella regione di Marrakesh e le scosse registrate a Napoli e Ancona

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’ultimo bilancio di oltre mille morti e altrettanti feriti fa annoverare il sisma di magnitudo 6.8 che ha colpito il Marocco tra i 15 peggiori terremoti al mondo per numero di vittime degli anni duemila. Il sisma che ha devastato la regione di Marrakesh è il secondo per gravità nella storia del Paese dopo quello del 1960 ad Agadir che uccise 12-15 mila persone, un terzo degli abitanti della città. La drammaticità della calamità naturale ha destato preoccupazione anche in Italia per la vicinanza temporale con le scosse registrate negli ultimi giorni a Napoli e a largo di Ancona. Qualsiasi tipo di correlazione tra questi eventi è stata esclusa dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sia per la distanza sia per la diversità dei fenomeni che sono alla base.

Il parere dell’esperto

Interpellato dal ‘Corriere della Sera’, il professore ordinario di geologia all’Università ‘La Sapienza’ e presidente dell’Ingv dal 2016, Carlo Doglioni, ha spiegato che “non c’è nessuna relazione tra questi eventi, se non la dinamica terrestre che è in continua evoluzione. Il sisma al largo di Ancona è di intensità 3,9 e di questo tipo se ne verificano circa 200 l’anno –  ha specificato – più grave e pericolosa la dinamica dei Campi Flegrei che, insieme al Vesuvio e al vulcano di Ischia, rappresentano i tre vulcani dell’area partenopea”.

Per Doglioni “le analogie tra Italia e Marocco purtroppo sono molte”, ma non per le caratteristiche sismiche del due Paesi ma perché “anche in Italia abbiamo poca memoria delle pericolosità naturale del territorio, in presenza di case costruita con tecniche non antisismiche”. “Dobbiamo fare la giusta prevenzione – è l’appello del presidente di Ingv – Avere case che restino in piedi”.

“A 7 anni dal terremoto in centro Italia tutto è estremante difficoltoso – ha sottolineato ancora Doglioni –  mentre ad Agadir già nel 1960 si iniziò a ricostruire subito, velocizzando la ricostruzione come bisognerebbe fare da noi”.

“Serve una cultura della prevenzione e il bonus sisma era e resta un buon strumento purtroppo poco fruttato dagli italiani – è il monito del geologo – Che i terremoti continuino è un fatto statistico inevitabile, il tema è la cultura della prevenzione che in italia manca, in presenza di un edificato scadente degli anni 50-60-70-80 e anche oltre”.

Il terremoto in Marocco

All”Ansa’ il geologo ha spiegato che il terremoto in Marocco è stato “estremamente energetico, quasi equivalente al sisma in Irpinia del 1980”.

Con un ipocentro a 10 chilometri di profondità, il sisma ha avuto luogo nella regione della città di Marrakesh lungo la catena montuosa dell’Atlante, con una magnitudo calcolata da alcuni in 6,8 e da altri in 7 della scala Richter, considerando il margine di incertezza che accompagna sempre questo tipo di misura. Il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980 era stato di magnitudo 6,9.

“La parte settentrionale dell’Africa si nuove verso Est e ha provocato la degenerazione della catena dell’Atlante che smuove forti impulsi perché la crosta rilascia energia – ha spiegato Doglioni – Il guaio è che si tratta di un’area vicina a Marrakesh, una città fragile dove una magnitudo 6.8 di terremoto produce danni gravissimi”.

Nonostante il sisma che ha colpito il Marocco sia stata liberata una fortissima energia, Doglioni sottolinea come l’evento non sia al livello del terremoto in Turchia del febbraio 2023: “Il sisma in Turchia ha provocato la distruzione di 200.000 edifici e 50.000 morti, su un’area di 50.000 chilometri quadrati. Nel caso del Marocco la superficie coinvolta è inferiore” (qui avevamo parlato del terremoto in Turchia e della paura del ‘grande sisma’ mentre qui la teoria di un terremoto che sarebbe stato previsto dalla comunità scientifica).