Torre Garisenda di Bologna a rischio, messa in sicurezza con i tralicci della Torre di Pisa: i costi

Partono i lavori per la messa in sicurezza di una delle due torri simbolo di Bologna, per la quale saranno impiegati i tralicci della Torre di Pisa, che sarà presa a modello

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Per raddrizzare la Torre Garisenda si guarda alla torre pendente per eccellenza: quella di Pisa. La forte precarietà di uno dei due edifici simbolo di Bologna insieme alla Torre degli Asinelli fa preoccupare da anni l’amministrazione felsineo, che nella giornata di mercoledì 27 marzo ha dato il via ai lavori di stabilizzazione del monumento. Come spiegato dal sindaco Matteo Lepore, il modello di riferimento per il progetto di messa in sicurezza sarà la Torre di Pisa, della quale saranno riutilizzati i tralicci.

La messa in sicurezza della Torre Garisenda

Nella conferenza stampa a Palazzo d’Accursio a Bologna, il primo cittadino di Bologna ha annunciato la definizione delle “modalità di intervento per la Torre Garisenda” che, una volta installati i tralicci d’acciaio già utilizzati a Pisa, “uscirà dalla fase gialla” e sarà “messa in sicurezza, entrando nella fase verde”.

“L’obiettivo – ha assicurato Matteo Lepore – è fare presto, fare bene e mettere in sicurezza la Torre Garisenda entro il 2024. Grazie ai tralicci già utilizzati per la Torre di Pisa potremmo installare all’interno della cerchia dei container rossi le due strutture che tireranno la Garisenda per evitarne un eventuale crollo. Questo consentirà di mettere in sicurezza la torre e poter uscire da quella eventuale zona di allerta gialla, stabilita dalla protezione civile, e riportare l’area nella zona verde che vuol dire sicurezza per tutti e anche una possibile riapertura al pubblico della Torre Asinelli”.

Nel 2025 e nel 2026 ci sarà l’ulteriore lavoro di consolidamento e restauro, che va ancora progettato”, ha aggiunto il sindaco, stimando “in circa 6 mesi” il tempo necessario per adattare le strutture usate per il campanile pisano famoso in tutto il mondo alla torre bolognese. Anche i container rossi, posizionati intorno alle Due Torri, resteranno per garantirne la sicurezza.

“Le strutture che hanno salvato la Torre di Pisa ci aiuteranno anche a salvare la Torre di Bologna”, ha ribadito Lepore in conferenza sottolineando come per completare i lavori saranno sufficienti i “19 milioni di euro che abbiamo già raccolto” e che “serviranno per questi interventi e per tante altre cose”.

Il progetto e i fondi

Dopo che i primi segnali di allarme erano emersi già a metà del 2022, il livello di allerta attorno alla Garisenda si è alzato quando a ottobre del 2023 gli speciali sensori installati sull’edificio hanno cominciato a suonare.

La pendenza della più piccola delle Due torri di Bologna (48 metri contro i 97 della Torre degli Asinelli) è una peculiarità della Garisenda sin dalla sua costruzione intorno al 1110, a causa delle deboli fondamenta e della scarsa qualità dei materiali con la quale è stata realizzata.

La precarietà della torre non è dunque mai stato un segreto, ma i livelli di pericolosità raggiunti nell’ultimo anno hanno reso necessario l’istituzione di un gruppo di esperti per il recupero del monumento, guidata dall’ingegnera Raffaela Bruni.

Della squadra fa parte il professor Stefano Podestà, ingegnere strutturista dell’Università di Genova specializzato nel consolidamento di campanili e torri, insieme ai professori Nunziante Squeglia dell’Università di Pisa e Massimo Majowiecki dell’Università di Bologna, entrambi impegnati anni fa sui lavori di raddrizzamento della Torre di Pisa.

Per finanziare il progetto di messa in sicurezza della Torre Garisenda saranno impiegate risorse del Pnrr, del Comune, della Regione, ma anche stanziate da privati. A dicembre 2023, il sindaco Matteo Lepore aveva previsto un costo di restauro e di consolidamento di circa 20 milioni di euro, annunciando i primi 1,5 milioni della raccolta fondi, oltre ai circa 11 milioni versati dal Comune per i primi lavori di messa in sicurezza (qui per conoscere le previsioni sull’andamento del mercato immobiliare di Bologna anche alla luce della chiusura di parte del centro storico).

Sempre alla fine dell’anno scorso, la Regione Emilia-Romagna aveva comunicato, tramite le parole del presidente Stefano Bonaccini, il suo contributo all’operazione con 5 milioni di euro (qui avevamo già parlato della chiusura della Torre Garisenda per il rischio crollo).