L’area della torre Garisenda di Bologna rimarrà chiusa per anni

Il centro di Bologna si ferma definitivamente per non far crollare la Torre Garisenda, a rischio collasso: gli interventi di recupero potrebbero durare anni

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Uno dei monumenti più caratteristici d’Italia rischia di crollare. È questo l’allarme che si legge su tutti i giornali in questi giorni. La Torre Garisenda, che con la Torre degli Asinelli disegna e caratterizza lo skyline di Bologna, sta oscillando più del solito. Per l’edificio, oggi chiuso al pubblico e già oggetto di numerosi interventi, è stato disposto un piano speciale che bloccherà per diversi anni la circolazione nella piazza sottostante: un cambio di rotta importante che riguarda la mobilità urbana e la stessa vita della città. Vediamo cosa sta succedendo e cosa è stato previsto.

Perché la Torre Garisenda rischia il crollo

L’edificazione delle torri gemelle di Bologna risale al 1100. Entrambe le costruzioni prendono il nome dalle famiglie nobili che ne finanziarono i lavori. La Torre degli Asinelli, alta 97 metri, fu eretta su ordine di Gherardo Asinelli, mentre la Garisenda fu voluta dalla famiglia dei Garisendi.

Inizialmente alta 60 metri, rischiava di crollare già in antichità, tanto che le furono tolti 12 metri nel 1353. Cedimenti strutturali nei terreni delle fondamenta iniziarono infatti a manifestarsi già in epoche remote. La struttura ha una sporgenza del vertice pari a 3,22 metri, e un angolo di 4 gradi.

Chiude la piazza delle Torri di Bologna

I sensori che monitorano le condizioni della Garisenda hanno recentemente rilevato un aumento del rischio di collasso della struttura. Come risultato di questa allerta, il Comune di Bologna ha preso misure immediate per garantire la sicurezza pubblica e per avviare un’accurata valutazione dello stato dell’edificio.

Il 23 ottobre, l’amministrazione ha decisio di recintare e chiudere al traffico, sia pubblico che privato, il tratto di via San Vitale che passa accanto alla Torre della Garisenda, tra via Zamboni e via Rizzoli. Questa misura ha portato a deviazioni nella viabilità, con particolare impatto sul trasporto pubblico, dato che le torri si trovano nel cuore del centro di Bologna.

Gli autobus hanno potuto continuare a transitare vicino alla Torre degli Asinelli, che è stata anch’essa chiusa al pubblico per precauzione. Sebbene il divieto di transito sia stato inizialmente imposto fino a venerdì 27 ottobre, la misura è stata prorogata fino a data da destinarsi.

Perché la chiusura durerà diversi anni

Il sindaco Matteo Lepore aveva dichiarato in Consiglio Comunale che “stiamo lavorando perché tutto quello che si deve fare venga fatto”, ma la lista degli interventi è ancora in fase di stesura. Man mano che gli esperti raccolgono informazioni, infatti, viene stilato l’elenco delle possibili operazioni per il recupero della torre.

Negli scorsi giorni è arrivata la decisione di chiudere definitivamente al traffico la zona – già interessata dal limite di 30 km/h – con un maxi intervento di monitoraggio e restauro che potrebbe richiedere anni. Al centro dell’iniziativa ci sono la sicurezza dei cittadini e della Garisenda stessa.

Piazza di Porta Ravegnana rimarrà chiusa per alcuni anni fino al completamento del restauro, e l’area recintata verrà allargata in previsione del futuro cantiere. Inoltre, verrà installata una struttura metallica provvisoria intorno alla torre per garantire la sicurezza dei passanti.

Come cambia la viabilità di Bologna

L’impatto su viabilità e trasporto pubblico è considerevole, dato che prevede la deviazione di ben 645 corse feriali. Qua le linee interessate. L’amministrazione comunale sta lavorando a un piano di mobilità ad hoc per gestire la chiusura sul lungo periodo.

Sono previsti anche sopralluoghi periodici della Polizia Locale nelle abitazioni vicine alla torre per garantire che non ci siano persone oltre ai residenti e in caso di emergenza, verrà richiesta l’autorizzazione all’uso dei numeri di cellulare degli abitanti della zona. È in corso anche un aggiornamento del Piano di Protezione Civile per affrontare eventuali scenari di emergenza.