Per il dopo Berlusconi a Mediaset spunta il primo nome

Urbano Cairo sarebbe pronto ad avanzare un'offerta di acquisizione di Mediaset per costituire un nuovo grande polo televisivo in Italia vicino al centrodestra

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Ci sarebbe Urbano Cairo in prima fila per raccogliere le redini dell’impero televisivo di Silvio Berlusconi e proporsi come nuovo dominus dell’industria dei media in Italia. Dalla morte del Cavaliere circolano insistentemente le voci su una possibile acquisizione di Mediaset da parte del presidente e ad di Rcs-La7. Le mire espansionistiche del presidente del Torino troverebbero però l’opposizione di chi di Berlusconi è il successore a tutti gli effetti: il figlio Piersilvio.

L’ipotesi Cairo

In una fase di instabilità per la morte del fondatore, Cairo sarebbe pronto ad avanzare un’offerta su Mediaset-Mfe per realizzare la fusione con Rcs e creare così un polo televisivo vicino al centrodestra.

Nelle intenzioni dell’editore ci sarebbe a quel punto la cessione di La7 al miglior offerente, con Discovery alla finestra, sia perché costretto dal Sic (Sistema integrato delle comunicazioni) della legge Gasparri, che vieterebbe a un’unica proprietà di possedere più del 20% dei ricavi pubblicitari di radio, televisioni, carta stampata e web, ma anche per allontanarsi dall’area di centrosinistra.

Stando alle indiscrezioni riportate da ‘Repubblica’, di fronte a questa ipotesi Piersilvio Berlusconi avrebbe risposto con una battuta ai suoi collaboratori, che al massimo potrebbe essere Mediaset-Mfe ad acquisire Rcs, forte di una capitalizzazione in borsa di 1,75 miliardi di euro, contro i 376 milioni del gruppo di Cairo.

Sullo sfondo potrebbe prospettarsi un nuovo tentativo da parte del gruppo francese Vivendi che già nel 2016 provò la scalata di Mediaset-Mfe, riuscendo ad accaparrarsi il 23% delle azioni.

Ma dopo cinque anni di battaglie legali un interesse reciproco di cessione ai francesi sarebbe da escludere, anche per l’opposizione del Governo a consegnare uno dei colossi mediatici italiani a un gruppo straniero (qui avevamo parlato del rebus sul futuro di Mediaset).

L’apertura del testamento

In una fase di forte incertezza nella galassia berlusconiana, qualsiasi ipotesi di compravendita rimarrà in stallo fino all’apertura del testamento del Cavaliere. Gli eredi sono in attesa di scoprire le ultime volontà del capofamiglia, che determineranno inevitabilmente il destino delle società, e una data probabile potrebbe essere il 26 giugno, tre giorni prima dell’assemblea ordinaria della Fininvest, in programma il 29 giugno.

All’ordine del giorno ci sarà l’approvazione del bilancio e il rinnovo del consiglio di amministrazione della storica holding di famiglia, dalla quale dipende l’impero del Cavaliere, a partire dal controllo del 49,5% delle quote di Mfe-Mediaset (qui abbiamo spiegato chi è Giuseppe Spinelli, amministratore delle holding di Berlusconi).

L’ex presidente del Consiglio possedeva il 61,21% delle azioni Fininvest mentre il resto era diviso tra i figli, con quote di circa il 7%.

Della quota di Silvio Berlusconi, due terzi, circa il 40%, vanno ripartiti in automatico ai cinque eredi con l’8% a testa: Eleonora, Barbara e Luigi arriverebbero a totalizzare il 46%, mentre Marina e Piersilvio andrebbero insieme a possedere il 32%.

Secondo le stime ufficiose, su un’eredità di 4 miliardi di euro, tutto compreso, gli immobili in totale potrebbero valere 650-700 milioni di euro, mentre le azioni della finanziaria di famiglia possedute dall’ex premier dovrebbero valere intorno ai 3 miliardi di euro (qui per sapere chi potrebbe prendere il seggio lasciato in Senato da Silvio Berlusconi).