Berlusconi, per la Corte Ue il divieto della Bce su Fininvest-Mediolanum fu un errore: la storia

Il contenzioso riguarda la quota di circa il 30% detenuta dalla famiglia Berlusconi in Banca Mediolanum, al momento congelata perchè eccede del 9,9%

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 17 Maggio 2024 11:58

Secondo l’avvocato generale delle Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Manuel Campos Sanchez-Bordona, la decisione della Banca Centrale Europea che ha negato a Fininvest l’autorizzazione a detenere una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum nel 2016 deve essere annullata. La questione riguarda la fusione per incorporazione del 2015 del veicolo societario Mediolanum nella sua controllata, Banca Mediolanum; una partecipazione che non doveva essere soggetta al controllo della Bce, che invece l’aveva bloccata.

La storia

Per capire di più l’argomento, bisogna tornare al 2013, quando l’allora senatore ed ex premier Silvio Berlusconi fu condannato per frode fiscale sul caso Mediatrade. A causa di quella sentenza, il Senato lo estromise dalla carica con una procedura di destituzione.

Nel 2014, la Banca d’Italia ordinò a Fininvest di cedere la sua partecipazione oltre il 10%, poiché l’azionista di riferimento aveva perso i requisiti di onorabilità richiesti. L’anno successivo, Mediolanum venne incorporata dalla controllata Banca Mediolanum. Durante questo processo, c’è stato uno scambio azionario che ha portato Fininvest a detenere una partecipazione in Banca Mediolanum, circa il 30%. Sebbene nel 2016 il Consiglio di Stato abbia annullato il provvedimento della Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea (all’epoca guidata da Mario Draghi) rifiutò di rispettare la sentenza.

Di conseguenza, nel dicembre 2016, Fininvest presentò ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che venne però respinto nel maggio 2022. Con la morte dell’ex premier, la sua famiglia ritiene ora che non ci siano più impedimenti legali per consentire a Fininvest di detenere una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum.

In Italia, il contenzioso è attualmente fermo al Tar, che ha sospeso il giudizio in attesa dell’esito della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, previsto dopo l’estate.

Quali sono stati gli errori di valutazione

Secondo Campos Sanchez-Bordona, nella sentenza del 2016 vennero commessi una serie di errori di valutazione. Innanzitutto,  la Bce non avrebbe dovuto avviare una procedura di autorizzazione per l’acquisizione di una partecipazione qualificata, che esisteva già prima dell’entrata in vigore delle norme (2013). Inoltre, sembra che non abbia tenuto conto di altre contestazioni sollevate dalla holding riguardo agli atti preparatori della Banca d’Italia. Se la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dovesse confermare questa posizione, ciò potrebbe comportare importanti cambiamenti per Fininvest e Banca Mediolanum.

Per quanto riguarda la fusione della Mediolanum in Banca Mediolanum, questa è stata descritta come una “riorganizzazione interna della struttura giuridica del gruppo” e non ha comportato una modifica nel livello o nell’intensità del controllo da parte di Fininvest (e indirettamente di Berlusconi) su tale ente finanziario. Questo significa che, nonostante la fusione, Fininvest ha mantenuto il suo livello di partecipazione e influenza nella gestione e nelle decisioni di Banca Mediolanum.

Cosa succederà adesso

Con la presentazione del ricorso, ora sono due i possibili scenari per Fininvest e gli eredi di Silvio Berlusconi.

Se verrà accettato il ricorso dell’avvocato Manuel Campos Sanchez-Bordona, la sentenza del tribunale del 2022 verrà annullata insieme alla decisione della Bce del 2016. Questo aprirebbe la strada per Fininvest a recuperare i suoi diritti sulla quota eccedente il 9,9% in Banca Mediolanum senza gli ostacoli legati ai requisiti di onorabilità di Silvio Berlusconi.

Se anche questo ricorso venisse respinto, gli eredi potrebbero ancora avanzare una richiesta di autorizzazione alla Bce e questa volta potrebbero farlo senza i problemi dei requisiti di onorabilità legati a Silvio Berlusconi, poiché egli non è più in vita.