Pelosi a Taiwan, Cina furiosa: cosa può succedere adesso

Altissima tensione fra Washington e Pechino, che richiama l'ambasciatore usa ed è ora chiamata a una risposta forte. Il rischio di un'escalation.

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Redazione

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Alla fine la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi a Taiwan ha avuto l’effetto atteso: tensione alle stelle fra Usa e Cina, con Pechino che considera lo sbarco della Pelosi a Taipei come un vero e proprio atto di guerra, che non resterà senza conseguenze.

La visita

“Oggi la nostra delegazione è a Taiwan per chiare in modo inequivocabile che non abbandoneremo il nostro impegno nei confronti di Taiwan e che siamo orgogliosi della nostra amicizia duratura”. Lo ha detto Nancy Pelosi, con al suo fianco la presidente dell’isola, Tsai Ing-wen, dopo le ire di Pechino per la visita della speaker della Camera dei rappresentanti Usa sull’isola considerata dalla Cina una “provincia ribelle” da “riunificare”. Lo ha detto dopo aver sottolineato, durante una precedente tappa della visita in parlamento, come la sua sia una missione – la prima visita a così alto livello da 25 anni – “in amicizia con Taiwan” e “in pace nella regione”.

“Ora, più che mai, è fondamentale la solidarietà dell’America nei confronti di Taiwan. Ed è questo il messaggio che portiamo oggi”, ha aggiunto nelle dichiarazioni riportate dalla Cnn dopo il faccia a faccia con la presidente dell’isola. Al parlamento di Taiwan, la Pelosi ha descritto l’isola come una delle “società più libere al mondo” ricordando la sua visita a piazza Tiananmen nel 1991 due anni dopo il massacro.

“Di fronte alle minacce militari deliberatamente aumentate, Taiwan non cederà. Difenderemo con fermezza la nostra sovranità nazionale e continueremo a mantenere la linea di difesa per la democrazia”, ha detto dal canto suo la presidente dell’isola Tsai Ing-wen. “Vogliamo cooperare e lavorare con tutte le democrazie nel mondo per salvaguardare insieme i valori democratici”, ha aggiunto Tsai, confermando l’impegno dell’isola a “mantenere pace e stabilità” nello Stretto di Taiwan.

Crolla lo status quo

Quello che si sta verificando nel Pacifico è l’inizio della fine di ciò che fino ad oggi è lo status quo: gli Usa che riconoscono la ‘One China Policy’ e Pechino che lascia prosperare Taiwan. Ma le volontà di riunificazione espresse da Xi Jinping hanno cambiato gli equilibri, gli Usa si sono mossi e ora la situazione è pericolosamente fluida.

L’ira cinese

Pechino ha accusato gli Usa di “tradimento” e di essere “il più grande distruttore della pace odierna”. Il ministro degli Esteri Wang Yi, in una nota, ha detto che il principio della Unica Cina “è il consenso universale, la base politica per gli scambi della Cina con altri Paesi, il nucleo di interessi fondamentali e una linea rossa e di fondo insormontabili”. Alcuni politici “si preoccupano solo dei propri interessi, giocano apertamente con il fuoco su Taiwan e diventano nemici di 1,4 miliardi di cinesi, per cui non finiranno mai bene”. Il ministero degli Esteri cinese ha convocato l’ambasciatore Usa a Pechino, Nicholas Burns, esprimendo “forte opposizione e ferma condanna” per la visita a Taiwan di Pelosi. Gli Stati Uniti hanno comunicato che vigileranno sul viaggio di Pelosi nell’isola. “Stiamo monitorando il viaggio della Pelosi e vigileremo per garantire la sua sicurezza” ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby.

Per Pechino la visita di Pelosi a Taipei avrà dunque ”un forte impatto sulle relazioni politiche tra Cina e Usa e viola gravemente la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”. Inoltre ”minaccia gravemente la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e invia un segnale gravemente sbagliato alle forze separatiste per l”indipendenza di Taiwan”’.

Nel testo si legge inoltre che Taiwan è “parte integrante del territorio cinese e il governo della Repubblica popolare cinese è l’unico governo legittimo che rappresenta l’intera Cina”. Per questo, prosegue il ministero degli Esteri, ”la Cina adotterà inequivocabilmente tutte le misure necessarie per proteggere in modo risoluto la propria sovranità e integrità territoriale in risposta alla visita della speaker degli Stati Uniti”.

Risposta militare

Pechino ha annunciato che si terranno esercitazioni militari al largo di Taiwan dopo lo sbarco della presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Xinhua spiegando che le esercitazioni si terranno in sei zone attorno a Taiwan dal 4 al 7 agosto.

La visita odierna di Pelosi nella “regione cinese di Taiwan”, secondo Pechino, segna “un’escalation nella collusione tra gli Stati Uniti e Taiwan”. La mossa avrà “conseguenze serie. Viola gravemente l’integrità e la sovranità territoriale della Cina, viola gravemente il principio di una sola Cina e i tre comunicati congiunti Cina-Usa, intralcia seriamente il diritto internazionale e le norme basilari che governano le relazioni internazionali, rompe il serio impegno politico che gli Stati Uniti hanno preso nei confronti della Cina e manda un segnale gravemente sbagliato alle forze che cercano l’indipendenza di Taiwan. Ci opponiamo fermamente a questa mossa ed esprimiamo la nostra forte condanna e protesta. C’è una sola Cina nel mondo e Taiwan ne fa parte”.

Cosa può accadere

Difficile dirlo, anche perché siamo nella fase della dimostrazione di forza: dopo le minacce cinesi, gli Usa non potevano rinunciare alla visita di Pelosi a Taiwan senza passare per codardi, allo stesso modo Pechino non può ora far finta che a Taipei nulla sia accaduto. Biden ha detto chiaramente che non è intenzione degli Usa disconoscere la ‘One China Policy’, unico appigio il questo momento per fare in modo che la tensione possa scendere nei prossimi giorni. Magari con un contatto diretto Biden-Xi.