Disgelo Usa-Cina: no armi alla Russia e accordo su Taiwan, ecco il patto Xi-Biden

La visita del Segretario di Stato Usa Anthony Blinken a Pechino porta ad un'intesa fra le due superpotenze che puntano a normalizzare i rapporti. Sul tavolo anche la guerra in Ucraina e la questione Taiwan, con gli americani pronti al passo indietro.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Lo si è detto e ripetuto più volte negli ultimi mesi, come un mantra quasi inevitabile: dopo la guerra in Ucraina sarà il turno di Taiwan. Una prospettiva che Cina e Stati Uniti hanno tenuto viva fino a questa settimana, quando la visita del Segretario di Stato Usa Anthony Blinken a Pechino ha portato ad un faccia a faccia distensivo che mira a normalizzare i rapporti fra le due superpotenze. Un disgelo invocato da entrambe le parti che avrà bisogno di ulteriori passaggi per realizzarsi, ma che parte dalla base della volontà reciproca di sfidarsi senza farsi la guerra. La visita apre la strada al possibile sbarco di Xi Jinping a Washington il prossimo autunno, intanto Cina e Usa hanno incassato rassicurazioni sui propri interessi riguardo Taiwan e l’Ucrsaina. Ecco secondo quali linee di principio.

Obiettivo distensione

Il segretario di Stato Antony Blinken ha fatto un “grande lavoro. Siamo sulla strada buona”. Lo ha detto Joe Biden rispondendo a chi gli chiedeva della visita in Cina di Blinken. Da parte sua il presidente Xi Jinping ha detto al segretario di Stato americano Antony Blinken di essere fiducioso che la visita dia un “contributo positivo” al miglioramento dei legami tra Pechino e Washington. “Le interazioni tra Stati dovrebbero sempre essere basate sul rispetto reciproco e sulla sincerità. Spero che il segretario Blinken, attraverso questa visita, possa dare un contributo positivo alla stabilizzazione delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato Xi.

Il nodo Taiwan

Gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan ma sono “preoccupati per le azioni provocatorie” della Cina nello stretto. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken in una conferenza stampa con il presidente cinese Xi Jinping ribadendo che Washington supporta la politica dell”unica Cina’. Dunque la scelta da parte americana di abbassare la tensione optando per una sorta di equidistanza diplomatica sul caso dell’isola, tornando pienamente alla dottrina inaugurata a suo tempo da Nixon. Il messaggio è semplice: voi (cinesi) evitate di invadere militarmente Taiwan, noi (americani) smetteremo di sostenere l’indipendenza dell’isola dalla Cina. Non poco dopo la dichiarazione sempre di Blinken, secondo cui l’America “non ha alcuna intenzione di contenere economicamente la Cina. Più sviluppo è meglio per tutti”.

Niente armi cinesi alla Russia

Naturalmente c’è una contropartita: per prima cosa gli statunitensi hanno diffidato i cinesi dal proseguire nelle azioni di spionaggio in terrotirio Usa, ma soprattutto hanno incassato la promessa da parte di Xi di continuare a non fornire armi né aiuti di tipo infrastrutturale alla Russia di Putin nella guerra mossa all’Ucraina.

Pace in Ucraina

A proposito di conflitto in Ucraina, a Pechino si è naturalmente parlato anche di possibili piani di pace. Secondo il sito Dagospia, “proseguono in gran segreto i negoziati per arrivare a una pace tra Ucraina e Russia. Da Mosca a Kiev, da Washington a Pechino passando per il Vaticano, viaggiano proposte e mediazioni per un cessate il fuoco che salvi il salvabile. Molto dipenderà dai risultati della controffensiva di Kiev e dall’eventuale stallo che potrebbe generarsi sul campo, visto che i russi si sono trincerati a difesa dei terreni occupati e gli ucraini non riescono ancora a sfondare”.