L’Europa chiude i confini ai russi, decisione storica: cosa cambia ora

Il consiglio dei ministri degli Esteri martedì a Praga deciderà se sospendere o no l'accordo sui visti turistici stipulato con la Russia nel 2007. Tutto quello che c'è da sapere

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Tra le varie modalità con cui l’Occidente colpisce la Russia per aver invaso l’Ucraina, oltre alle sanzioni economiche, c’è anche la creazione di ostacoli alla libera circolazione dei cittadini della Federazione in territorio europeo. In questa direzione si sta muovendo l’Unione Europea, che si avvia a sospendere l’accordo sui visti turistici con la Russia.

L’Europa contro i turisti russi

Stando a quanto riporta il Financial Times, citando alcune fonti, la sospensione dei visti è un tentativo di limitare il numero dei permessi di viaggio emessi dopo che alcuni Stati dell’Europa orientale hanno minacciato di chiudere unilateralmente i loro confini ai turisti russi.

Alcuni Paesi hanno chiesto un’azione comune per fermare il flusso di cittadini della Federazione in Europa con visti turistici. La Repubblica Ceca e la Polonia, ad esempio, hanno bloccato l’emissione di visti russi poco dopo l’invasione dello scoppio del conflitto in Ucraina. Altri però hanno continuato a garantire i documenti di viaggio, consentendo ai russi con visti di circolare liberamente nell’area Schengen.

Come primo passo, Bruxelles si appresta a garantire sostegno politico alla sospensione dell’accordo, stipulato con la Russia nel 2007, nel vertice in programma a Praga martedì tra i ministri degli Esteri degli Stati membri. “Non è appropriato che i turisti russi girino per le nostre città. Dobbiamo inviare un segnale alla popolazione russa che questa guerra non è accettabile”, ha sottolineato un funzionario europeo al quotidiano britannico.

Cosa prevede l’accordo con la Russia sui visti

L’intesa con Mosca consente ai cittadini russi di ottenere visti turistici per entrare e circolare nei Paesi dell’Unione Europea con procedure agili e senza particolari restrizioni. Quando (e se) la sospensione sarà approvata e ufficializzata, riuscire a ottenere un visto turistico per un cittadino russo sarà molto più complicato, anche se non impossibile.

Non si tratta di un’iniziativa del tutto inedita. Già a fine febbraio, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, era stata proclamata la sospensione di parti dell’accordo del 2007 relative alla libera circolazione di funzionari governativi e uomini d’affari della Federazione finiti nella “lista nera”. L’Ue ha inoltre chiuso lo spazio aereo ai voli provenienti dalla Russia, ma le nazioni europee hanno comunque potuto continuare a rilasciare visti.

Attualmente, se è in possesso di un visto Schengen, un cittadino russo può oltrepassare la frontiera e viaggiare per 90 giorni nel territorio dell’Unione. Una situazione che ha coinvolto in modo particolare i Paesi confinanti con la Russia, che si sono trovati a fare i conti con flussi turistici di cittadini della Federazione. Secondo le autorità dell’Estonia, ad esempio, circa 2.500 cittadini russi attraversano ogni giorno il confine con l’Ue, e circa la metà hanno un visto turistico.

Le iniziative dei singoli Stati

Tale stato di cose ha spinto Tallinn a revocare i permessi di viaggio rilasciati a cittadini russi, che dal 18 agosto non possono più entrare in Estonia. Sempre nell’area del Baltico, anche la Finlandia è corsa ai ripari, seppur con un approccio più “leggero”: Helsinki ha scelto di diminuire il numero di permessi rilasciati al 10% rispetto alla quota prevista finora. Ma se da un lato l’Ue chiude i confini, dall’altro la Russia chiude il gas, creando preoccupazione in Europa.

Dall’altro lato della barricata ci sono Paesi come la Germania, che invece si è detta contraria allo stop ai visti turistici per i cittadini russi che scelgono di trascorrere le vacanze nei Paesi europei. La linea tedesca è sposata anche da diversi analisti, secondo i quali vietare l’accesso in Europa a soggetti con passaporto della Federazione ostacolerebbe in maniera incontrollata anche la fuga di perseguitati politici e dissidenti.

Come funzionano i visti Ue per gli extra-europei

Un cittadino di un Paese extra Ue che intende arrivare e spostarsi in territorio comunitario, deve essere innanzitutto in possesso di un passaporto che soddisfa due requisiti principali:

  • valido per almeno tre mesi dopo la data in cui il cittadino intenda lasciare lo Stato Ue che ha visitato;
  • rilasciato nell’arco dei 10 anni precedenti.

L’altro documento necessario alla circolazione in territorio europeo è, ovviamente, il visto. Quest’ultimo va richiesto presso il consolato o l’ambasciata del Paese nel quale il cittadino extra-europeo vuole recarsi. Se il permesso di viaggio è rilasciato da uno Stato dello spazio Schengen, esso permette automaticamente di viaggiare anche in altri Paesi Schengen senza ulteriori procedure. Se si possiede un permesso di soggiorno valido rilasciato sempre da un Paese dello spazio Schengen, tale documento è equivalente a un visto. Per quanto riguarda invece Stati non appartenenti all’area Schengen, come Irlanda e Regno Unito, occorre ottenere ed esibire un visto nazionale.

Tuttavia gli addetti ai controlli di frontiera degli Stati Ue possono anche richiedere altri documenti giustificativi, come una lettera d’invito, la prova che si dispone di un alloggio, un biglietto di ritorno o di andata e ritorno. C’è inoltre una serie di Paesi i cui cittadini non hanno bisogno di un visto per visitare l’Unione Europea per un periodo pari o inferiore a tre mesi. Per l’Irlanda, ad esempio, l’elenco degli Stati i cui cittadini necessitano del visto differisce leggermente da quello degli altri Stati membri.

Come funziona il visto per familiari extra Ue di cittadini Ue

Fermo restando che per cittadini “soggetti” all’accordo Schengen come gli italiani non occorre alcun documento particolare per circolare nel territorio dell’Unione, se non quello d’identità, per i familiari extra Ue di cittadini europei occorre richiedere il visto d’ingresso in tempo utile. Bisogna dunque farne richiesta con un certo anticipo presso il consolato o l’ambasciata dello Stato di arrivo. La richiesta deve essere evasa in tempi brevi e gratuitamente, secondo i seguenti principi:

  • i Paesi appartenenti allo spazio Schengen, in cui si può viaggiare senza passaporto, sono tenuti a rilasciare il visto entro 15 giorni, salvo rare eccezioni debitamente giustificate;
  • tutti gli altri Stati (Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania) devono rilasciarlo il più presto possibile.

Nel dettaglio, il familiare cittadino di un Paese extra Ue deve presentare, unitamente alla domanda di visto, i seguenti documenti:

  • un passaporto in corso di validità, per dimostrare la propria identità e nazionalità;
  • un documento attestante i legami familiari con il cittadino dell’Ue (ad esempio un certificato di matrimonio o un certificato di nascita) e la dipendenza (se necessario);
  • una prova del fatto che il cittadino dell’Ue vive già nel Paese ospitante (se il richiedente si reca da lui);
  • una dichiarazione che stabilisce che la coppia viaggerà insieme (se il familiare accompagna il cittadino dell’Ue).