Jobs Act, il referendum della Cgil per abolirlo si farà: raccolte oltre 500mila firme

La Cgil ha raccolto le firme necessarie al referendum contro il Jobs Act per "ridare dignità al lavoro": italiani al voto entro la primavera 2025

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

I lavoratori italiani potranno presto dire la loro sulla cancellazione o la modifica sostanziale del Jobs Act, la riforma del diritto del lavoro varata in Italia nel 2015 quando a Palazzo Chigi sulla sedia del Presidente del Consiglio sedeva Matteo Renzi. Questa riforma non è mai piaciuta ai sindacati, con la Cgil che ha reso noto di aver raggiunto l’obiettivo delle 500mila firme per chiedere il referendum abrogativo. Gli italiani, più nel dettaglio, potranno dire la loro in quattro referendum su Jobs act, sicurezza sul lavoro e appalti, con il sindacato di Maurizio Landini che ha precisato che per ognuno di essi è stata superata la soglia prevista delle 500mila firme.

Jobs Act, raccolte le firme dalla Cgil per i referendum

“L’obiettivo del mezzo milione di firme – ha detto il segretario organizzativo, Luigi Giove – necessario per deliberare l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge è stato ampiamente raggiunto, a distanza di un solo mese e mezzo dall’inizio della campagna referendaria, avviata il 25 aprile scorso”. Si ricorda a tal proposito, che la legge italiana prevede che il target delle 500mila firme per la richiesta dei referendum abrogativi debba essere raggiunto nell’arco di 3 mesi.

“Nei territori e nei luoghi di lavoro – ha aggiunto Luigi Giove – stiamo riscontrando un grande interesse attorno ai temi proposti dalla nostra organizzazione. Inoltre, c’è un diffuso desiderio di partecipazione. Nonostante il traguardo sia stato già raggiunto – ha concluso il dirigente sindacale – la raccolta delle firme proseguirà e si intensificherà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane: il nostro obiettivo è quello di raccoglierne il maggior numero possibile”. Nella nota diffusa dalla Cgil sul tema si legge che le firme raccolte per ognuno dei quattro quesiti sono in totale 582.244.

I quattro referendum abrogativi sul Jobs Act

I quesiti referendari riguardanti il Jobs Act di Matteo Renzi sono quattro in totale, con i primi due che vanno direttamente al cuore del decreto legislativo 23 del 2015, mentre gli altri prevedono il ripristino delle causali ai contratti a tempo determinato.

Per la Cgil il Jobs Act non ha portato all’aumento dei posti di lavoro, come sostenuto da Matteo Renzi stessi, ma della precarietà e alla disparità tra gli assunti prima e dopo il 7 marzo 2015. Ciò che spera di ottenere il sindacato di Maurizio Landini con i primi due referendum è l’abrogazione totale del decreto, superando il contratto a tutele crescenti e l’indennizzo nelle piccole imprese. Si mira dunque a recuperare l’opzione del reintegro nel posto di lavoro in caso di illegittimo licenziamento, eliminando inoltre il tetto delle sei mensilità all’indennizzo nelle aziende con meno di 16 dipendenti. Il quantum, in questo caso, sarà fissato da un giudice che analizzerà fattori quali l’anzianità di servizio del lavoratore e le dimensioni dell’impresa.

Con il terzo referendum abrogativo, la Cgil chiede che vengano ripristinate le causali nei contratti a tempo determinato. Sul punto il sindacato ha sempre sostenuto che l’assenza di motivazione all’assunzione abbia permesso l’insorgere di nuovi abusi ai danni dei dipendenti. Attenzione è infine rivolta nel quarto quesito referendario alle responsabilità del committente negli appalti sugli infortuni sul lavoro.

Landini: “Diamo dignità al lavoro”

La campagna referendaria era stata così presentata dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “Vogliamo dare un futuro ai giovani, c’è una precarietà non più accettabile, vogliamo dare dignità al lavoro. I giovani, le donne stanno pagando un prezzo altissimo. E mettiamo in campo tutti gli strumenti disponibili per far sì che il lavoro non sia precario, ma dia dignità e permetta di vivere. In più si continua a morire sul lavoro”. Raggiunte le firme necessarie, ora l’obiettivo è andare al voto entro la primavera del 2025.