Mercato dei cambi, l’impatto delle elezioni e delle banche centrali

L'euro continua ad indebolirsi e cede il passo al dollaro che sconta una Fed più prudente sui tagli dei tassi. Ma sulle valute influiscono anche gli esiti non sempre scontati delle elezioni

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Redazione

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L’esito delle elezioni da sempre è un elemento trainate del mercato dei cambi, ma come ora non era mai accaduto. Le elezioni svolte o programmate per quest’anno sono numerosissime e non di poco conto, si pesi alle presenziali americane o al rinnovo dell’Europarlamento. E se poi si uniscono, come sta accadendo, ad un cambio di passo delle politiche delle banche centrali, l’impatto è ancor più evidente ed incerto.

Le elezioni in Ue accentuano un trend in atto

L‘esito delle elezioni europee, in realtà, ha accentuato un trend già in atto sul mercato dei cambi, che tende a favorire il dollaro a scapito dell’Euro, sceso a 1,075 (-0,64%).

La conferma della maggioranza Ursula, infatti, è stata controbilanciata dai pessimi risultati ottenuti in Francia dal Presidente Macron, che si è visto costretto a sciogliere le camere e convocare le elezioni per il prossimo 30 giugno, dopo esser stato “rottamato” dal  partito di estrema destra Rassemblement National di Marine Le Pen. Stesso discorso per Austria, Germania ed Olanda, dove i partiti di estrema destra hanno rialzato la testa, mettendo in crisi le leadeship preesistenti. Non fa eccezione l’Italia, dove la destra era già salita al governo con Giorgia Meloni, seppur mitigata dall’ala moderata di Forza Italia.

Queste incertezze sul futuro non stanno aiutando l’euro, in una fase di grande fragilità ed incertezza della moneta unica, che sconta sia il quadro economico e geopolitico, sia la politica della banca centrale.

L’influenza delle banche centrali

Il taglio dei tassi di interesse della Bce, annunciato la scorsa settimana, ha sicuramente influito sulla debolezza dell’euro nei confronti del biglietto verde, che sconta una Fed sicuramente più prudente e minimamente intenzionata ad alzare i tassi di interesse.

La Bce, scorsa settimana, non ha certo sorpreso con un taglio dei tassi universalmente atteso, ma quel che ha mosso i mercati è il non aver dato tempistiche circa ulteriori futuri tagli dei tassi, eccetto la conferma che saranno condizionati dai dati in uscita nei prossimi mesi.

Il dollaro, nello stesso tempo, ha registrato una forte impennata venerdì scorso, con il dollar index che ha chiuso la settimana in rialzo di circa l’1%, dopo i forti dati sugli occupati Usa. I numeri pubblicati dal Dipartimento del Lavoro americano, infatti, hanno confermato lo stato di salute del mercato del lavoro, facendo impennare i rendimenti dei Treasury e allontanando un possibile taglio dei tassi della Fed. Qualcosa di più si saprà questa settimana, essendo in calendario sia i dati sull’inflazione che la riunione della Federal Reserve, dalla quale non sono attese azioni ma solo indicazioni su futuri tagli.

E la sterlina?

La sterlina, invece, continua a muoversi sull’attesa di  una vittoria schiacciante dei laburisti alle elezioni che si terranno il mese prossimo e questo sta sostenendo la valuta britannica, soprattutto rispetto all’euro, verso il quale ci si attende una minore conflittualità in futuro. Prima di allora, comunque, saranno i dati in uscita, soprattutto inflazione e salari, e le attese per la politica della Bank of England a tenere banco.

Elezioni un po’ ovunque

L’esito elettorale in alcune economie emergenti ha condizionato molto le valute locali, ad esempio il rand sudafricano, il peso messicano e la rupia indiana, anche perché alcuni risultati usciti dalle urne sono stati percepiti come non favorevoli al mercato.

“In India le attese di una vittoria schiacciante del primo ministro Modi – spiega Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm – hanno inizialmente innescato un rally dei mercati locali, che hanno poi fatto un passo indietro non appena è stato chiaro che la maggioranza fosse meno ampia del previsto; in Messico la storica vittoria della coalizione di centrosinistra guidata da Claudia Sheinbaum è stata accolta con preoccupazione dai mercati, per via dei timori legati alle politiche sociali e all’aumento del debito pubblico; infine, in Sudafrica il partito al governo, l’ANC, ha perso voti a favore del neonato partito MK guidato dall’ex presidente Zuma. Si prospetta quindi l’ipotesi di un esecutivo di coalizione, con l’appoggio del partito pro-business Alleanza Democratica (DA), uno scenario che rassicura gli investitori anche se l’equilibrio è fragile e ad oggi all’interno dell’ANC vi sono correnti che non vedono di buon occhio l’alleanza con la DA e preferirebbero formare una coalizione con altri partiti”.

Gli esami non finiranno con questa estate. L’evento clou dell’anno saranno le elezioni presidenziali in USA il prossimo mese di  novembre. Secondo i sondaggi Donald Trump ha buone probabilità di vincere e questa volta i mercati potrebbero prendere molto male la notizia, soprattutto dopo le ultime preoccupanti dichiarazioni su l’indipendenza della Fed.