Pirateria, le multe non spaventano le Iptv: il pezzotto è su Amazon

Cos'è cambiato nella lotta alla trasmissione illegale delle partite? Le multe stanno arrivando ma nessuno trema, intanto le polemiche aumentano e mettono nel mirino la Lega Serie A

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 14 Aprile 2025 15:20

In casa Serie A il “pezzotto” continua a essere un argomento caldissimo. A distanza di mesi dall’avvio delle procedure di tutela, però, non sembrano essere stati fatti passi in avanti. Ai grandi annunci è seguito un metodo criticato ampiamente in Italia e all’estero, quello del Piracy Shield.

Oggi le Iptv continuano a proliferare e le minacce appaiono vuote, mentre nessuno guarda al quadro generale: costanti aumenti e spezzatino di diritti Tv. Nessuno pensa di evitare che la visione del calcio diventi un privilegio per pochi.

Pirateria, la Serie A annuncia battaglia

Guardi le partite di calcio tramite Iptv? Sta per arrivarti una multa. Lo ha ribadito il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli. Ha partecipato all’evento Il Foglio a San Siro 2025 e ha risposto a una domanda diretta sul fenomeno del “pezzotto”.

In Italia la pirateria dilaga ma, è innegabile, la piaga è tornata a essere di massa in questi ultimi anni, caratterizzati da una gran divisione dei diritti Tv, tra Serie A, Champions, Europa League e Conference. Al tempo stesso, però, l’Iptv è nuovamente di gran moda anche a causa dei costanti aumenti di Dazn. Un incremento delle cifre che va di pari passo con la guerra alla condivisione degli account.

Ma cosa ha detto Simonelli? Si è lamentato del fatto che la recente legge in merito non venga applicata. Un testo che ha definito “bellissimo”, che però non riesce a punire “chi compra il pezzotto”, a causa del mancato intervento: “Abbiamo bisogno che la magistratura, la Guardia di Finanza e le autorità puniscano questi soggetti”.

Multe agli utenti

Ci si muove, dunque, contro chi trasmette illegalmente ma anche nei confronti degli utenti. Sono stati individuati 5mila soggetti, ha spiegato, che verranno prontamente multati. Non si conoscono ancora le tempistiche ma sono invece certe le cifre:

  • multa da 50 euro;
  • incremento della sanzione in caso di recidiva;
  • la cifra massima applicabile a danno dell’utente finale è di 5mila euro.

Cifra irrisoria, dunque, e l’eventuale incremento difficilmente passerà da 50 a 5mila euro in un sol colpo. C’è da credere che per gli utenti ci sarà una sorta di gradualità. Simonelli però mira anche a danneggiare la reputazione dei soggetti, obbligandoli a ritirare la sanzione di persona presso la Guardia di Finanza. Un annuncio che rischia di restare tale, senza applicazione pratica. Difficile pensare, infatti, che queste multe possano sviare dal canonico sistema di trasmissione.

Polemica Piracy Shield

Mentre la Serie A mette nel mirino gli utenti del “pezzotto”, alcuni dei quali erano clienti delle piattaforme fino a poco tempo fa (poi costretti a rinunciare a questa spesa mensile in costante aumento), c’è chi punta il dito contro il sistema italiano.

Piracy Shield ha fallito miseramente il proprio compito. Svariate le situazioni imbarazzanti, e legalmente compromettenti, venutesi a creare. La risposta delle nostre istituzioni? Un bel po’ di polvere sotto al tappeto.

Il sistema di controllo e blocco dei segnali è al centro della consultazione pubblica avviata a marzo 2025 da Agcom. Una delle osservazioni più dure giunte dalla Computer & Communications Industry Association (CCIA), che rappresenta importanti aziende attive nel digitale:

  • Amazon;
  • Apple;
  • Meta;
  • Google;
  • Cloudflare.

A inizio aprile è stata espressa una risposta molto dura, che solleva preoccupazione in merito alla mancanza di trasparenza di Piracy Shield. Il sistema si tutela dietro un impianto giuridico lacunoso, a dir poco, mettendo in serio pericolo la libertà di impresa ed espressione.

Alla base dello sviluppo c’è la SP Tech, società controllata dalla Lega Serie A, che è tra le principali beneficiarie della piattaforma. La gestione, sostiene CCIA, avverrebbe inoltre senza un processo trasparente. Ecco tutti i problemi emersi:

  • casi di overblocking, che hanno coinvolto servizi legittimi, come Google Drive;
  • si penalizzano sistemi leciti sulla base della condivisione di indirizzi IP con piattaforme di diffusione di materiali illeciti;
  • termine di 30 minuti per un ordine di blocco è insostenibile e lesivo per le procedure di garanzia;
  • non sono previste verifiche preventive e contraddittori;
  • 5 giorni di ricorso sono insufficienti.

Pezzotto su Amazon

In questo clima, tutti ritengono d’avere ragione e nessuno è disposto ad ascoltare e collaborare. La Lega Serie A accoglie indistintamente le polemiche dei broadcaster, ignorando gli utenti. Al tempo stesso si punta il dito contro browser e varie aziende, tralasciando le problematiche connesso all’uso di un sistema che ha portato zero risultati e tanto imbarazzo.

Nel mentre si continuano a lanciare accuse e minacce, mentre un costo calmierato o un ritorno al sistema di condivisione degli account (mai regolarizzato ma accettato e ignorato per anni) potrebbe cancellare più della metà degli abbonamenti illegali alle Iptv.

Detto ciò, non soltanto gli utenti si ritrovano nel mirino dei broadcaster. Basti pensare alla lotta tra Sky e Amazon nel Regno Unito. L’e-commerce vanta una miriade di prodotti e tra questi anche le famose Fire Tv Stick, molto apprezzate dai gestori di serviti Iptv illegali.

Cosa dovrebbe fare la compagnia di Bezos? Secondo Sky servirebbero degli allarmi per degli ordini spropositati di queste pennette. Si dà per scontato, infatti, che questi utenti abbiano intenzione di modificarle. Peccato che sulla base di un sospetto non si possa impedire a una persona di esercitare il proprio diritto d’acquisto.

Siamo in un labirinto, è evidente, e l’unica via d’uscita risiede in un tavolo di confronto. Fino ad allora, il “pezzotto” continuerà a proliferare, non soltanto in Italia.