Multa da 500mila euro al Barcellona, ma il Tas bacchetta la Uefa per la sanzione troppo mite

Il Tas ha respinto il ricorso del Barcellona sulla multa della Uefa per violazione del Fair Play Finanziario, ritenendo la sanzione anche troppo leggera

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 19 Ottobre 2024 23:08

La Uefa multa il Barcellona per mezzo milione di euro per violazione del Fair Play Finanziario, ma non basta. Il Tribunale arbitrale dello sport non solo ha respinto il ricorso del club catalano, ma ha anche ripreso la massima organizzazione del calcio europeo perché la sanzione sarebbe troppo bassa rispetto alla gravità della sanzione.

I diritti Tv

La multa era stata comminata nell’estate 2023 dalla Uefa, per le leve finanziarie a cui il Barcellona ha fatto ricorso per rimediare alle grosse difficoltà registrate nei bilanci 2021/22 e 2022/23 della società.

Secondo quanto accertato dall’organizzazione del calcio europeo, infatti, nell’ambito delle comunicazioni sul Fair Play Finanziario, il club blaugrana ha dichiarato gli oltre 267 milioni di euro incassati dalla vendita dei diritti Tv fino al 2022 come “altri ricavi operativi”, una categorizzazione ritenuta errata che avrebbe portato un vantaggio illegittimo alla società.

L’operazione ha riguardato il 10% delle partite del Barcellona nel campionato spagnola, mentre nel luglio 2022, la società catalana ha poi ceduto un ulteriore 15% ricevendo altri 400milioni di euro di ricavi, per un totale di oltre 667 milioni per il 25% dei diritti Tv relativi a un arco di tempo di 25 anni.

La sanzione

La sanzione della Uefa, che aveva riguardato soltanto la prima tranche della vendita fino al 2022, era stata confermata dall’organo di appello interno all’organizzazione calcistica, ma il club catalano era arrivato fino al Tas per presentare ulteriore ricorso e cercare di ottenere quantomeno una riduzione della pena.

Istanza che non solo è stata respinta, ma ha portato il Tribunale arbitrale sportivo a giudicare la multa anche troppo clemente, sottolineando come “piuttosto che ‘bilanciare sacrifici a breve termine con guadagni a lungo termine’, come sostenuto dal Barcellona, il Collegio ritiene che il club stia bilanciando sacrifici a lungo termine con guadagni a breve termine“.

“Infatti – ha spiegato il Tas – a causa della sua precaria situazione finanziaria, il Barcellona sembrava aver bisogno di liquidità a breve termine. La Vendita dei diritti audiovisivi de LaLiga ha soddisfatto questa esigenza, ma a scapito dei guadagni a lungo termine, il che va contro la logica alla base” del Fair Play Finanziario.

Il ricorso del Barcellona è stato bocciato di netto, tanto che il Collegio non ha reputato “necessario affrontare ogni singola affermazione, poiché ritiene che, nelle circostanze specifiche di questo caso, una multa di 500.000 euro sia in realtà piuttosto mite”.

Per il Tas la violazione è stata considerata “intenzionale, in particolare perché il Barcellona ha classificato i ricavi generati dalla vendita dei diritti tv in modo diverso nella sua presentazione dei requisiti di pareggio (‘altri ricavi operativi’) rispetto a quanto fatto nel suo Rapporto Finanziario (‘profitto da attività immateriali’)”.

Tutti motivi per cui il Tribunale ha giudicato “che la natura intenzionale della violazione, insieme all’impatto rilevante di un sovrastima dei ricavi rilevanti per un importo di 267 milioni di euro in una sola stagione, rende la violazione grave, giustificando quindi anche una sanzione severa”.

“Imporre una multa inferiore a 500.000 euro – ha concluso il Tas nelle motivazioni con cui ha respinto il ricorso – non sarebbe probabilmente un deterrente sufficientemente forte per impedire a un grande club come il Barcellona di segnalare intenzionalmente ricavi errati con un impatto rilevante sui suoi risultati. […] Il Collegio ritiene che una multa di 500.000 euro non sia ‘evidentemente e grossolanamente sproporzionata rispetto all’infrazione’. Al contrario, il Collegio ritiene che tale sanzione sia relativamente mite“.