Diritti Serie A, confermati DAZN e Sky: novità e polemiche

Confermato lo stato attuale per la divisione dei diritti di Serie A: tutte le novità e come seguire le partite fino al 2029

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Dopo tante discussioni e ipotesi, alla fine si conferma lo status quo. I diritti TV della Serie A restano a DAZN e Sky. Sono state le due emittenti ad avere la meglio, con 17 voti a favore, nel corso dell’assemblea di Lega di martedì 24 ottobre. Questione conclusa, dunque, almeno sulla carta. In termini di equilibri interni, però, questa scelta ha generato una chiara ferita. Chi si augurava un cambiamento radicale, infatti, ora guarda con scetticismo, a dir poco, al futuro del calcio italiano.

Diritti TV: l’offerta accettata

Nella fase iniziale di questa corsa all’accordo, i broadcaster interessati erano principalmente quattro. Spazio per Mediaset, uscito dalla corsa soltanto di recente. Differente il discorso per Amazon, invece, che ha scelto di farsi da parte in tempi molto rapidi.

Una cifra inferiore rispetto a quella dell’ultimo triennio, pari a 927.5 milioni di euro, ma c’è dell’altro da evidenziare nell’offerta accettata.

Precisiamo prima di tutto la distribuzione della mole di spesa, con 700 milioni che ricadranno sulle spalle di DAZN e 200 milioni su quelle di Sky. Spazio però anche a una quota di revenue sharing che, ha spiegato l’Ad Luigi De Siervo, nell’ipotesi più conservativa possibile garantirà 60 milioni di euro di ricavi aggiuntivi a stagione.

Si fa largo, dunque, l’ipotesi del miliardo di euro di incasso dalle televisioni, ed ecco come. Precisiamo come in quest’accordo Sky non abbia voce in capitolo e, dunque, nessun obbligo ulteriore. Lega e DAZN hanno fissato a quota 750 milioni di ricavi dagli abbonati la cifra oltre la quale scatterà automaticamente la quota di revenue sharing.

Ciò vuol dire che tutti i guadagni al di sopra di tale soglia saranno divisi con la Lega, nello specifico al 50%. De Siervo ha parlato di 60 milioni di euro previsti dall’ipotesi più conservativa. Ciò vorrebbe dire che la piattaforma andrà a guadagnare almeno 870 milioni dagli abbonati ogni singola stagione. Una cifra potenzialmente raggiungibile, considerando l’aumento dei costi e la lotta condotta alla pirateria e agli account condivisi.

Da precisare, inoltre, come ogni anno siano previsti ulteriori 40 milioni extra, circa. Una somma che va aggiungendosi al totale pattuito e al revenue sharing. Si tratta dei cosiddetti costi tecnici, che le emittenti devono versare obbligatoriamente per la produzione delle gare. In tale ottica, dunque, superare il miliardo di guadagni non sembra affatto irreale.

Al momento si resta ancorati al pacchetto Champions League su Prime Video, compreso nel prezzo dell’abbonamento mensile o annuale. Non è da escludere che nel prossimo futuro il colosso possa tentare un assalto deciso ai diritti TV della Serie A ma, per il momento, si è tenuto distante dai 900 milioni di euro a stagione garantiti a partire dal campionato 2024-25, e fino al 2028-29.

Sky: novità dal 2024-25

Confermato l’accordo attuale per Sky, che continuerà a proporre la Serie A su NOW e decoder, insieme con Champions, Europa League e Conference. Per i prossimi cinque anni il massimo campionato di calcio italiano troverà spazio nel palinsesto della piattaforma satellitare e streaming con tre gare per singola giornata. Ciò si traduce in un totale di 114 incontri a stagione. Spazio però anche a 380 highlights, ovvero tutti quelli disponibili. Differente il discorso per quanto concerne bar, hotel e altri locali pubblici, dove l’esclusiva Sky riguarda tutti i match di Serie A.

L’accordo stipulato, però, non si ferma qui. Sky potrà trasmettere almeno quattro big match a stagione. In merito si è espresso Marzio Perrelli, Executive Vice President Sport: “Avremo molte più gare con i top team impegnati, trasmettendo almeno 30 delle migliori 76 gare del campionato”.

Modificati anche gli slot orari nei quali Sky, via decoder e su NOW, trasmetterà le partite in co-esclusiva con DAZN. Confermati il sabato alle 20.45 e il lunedì alle 20.45, ma non ci sarà più la gara del pranzo della domenica, ovvero quella delle 12.30. Al suo posto si inserirà il match delle 18 della stessa giornata.

Addio canale di Lega: la polemica di De Laurentiis

È tramontata del tutto l’ipotesi di un canale di Lega, ovvero la possibilità di veder prodotte le gare di Serie A “in casa”. Si passerà ancora attraverso i broadcast, considerando come la maggioranza dei club sia propensa a tale soluzione.

Uno scenario che era nell’aria, pur essendo impossibile scartare del tutto l’ipotesi di uno stravolgimento totale, considerando soprattutto il paventato investimento di Oaktree. I voti contrari di Salernitana e Cagliari sono serviti a poco. Sembrava propendere per un voto negativo anche la Fiorentina, stando alle voci di corridoio, ma alla fine così non è stato. E il Napoli? De Laurentiis, battuto, ha preferito non votare, offrendo poi la sua visione alla stampa.

Ha descritto tutto ciò come una “sconfitta del calcio italiano. Con questa offerta, il calcio morirà”. Non assumersi il rischio, come farebbe un imprenditore vero, è di certo più comodo ma col tempo non si implementerà il valore del prodotto. Ecco il suo pensiero, in soldoni: “Parliamo dello stadio reale e minimizziamo il valore dello stadio virtuale”.

Generalmente divisivo, il presidente del Napoli pare aver messo tutti d’accordo per una volta, o quasi. Sui social la pancia del tifo, al di là della squadra d’appartenenza, non è infatti d’accordo con la conferma di DAZN. Tanti i disagi ancora percepiti e generale il malcontento per i recenti aumenti di prezzo degli abbonamenti. C’è chi rimpiange il periodo in cui tutto era gestito da Sky ma, in generale, la grande massa non pare aver mai preso seriamente in considerazione l’ipotesi del canale di Lega. Ad ogni modo, sensazioni e giudizi a parte, è tutto materiale da custodire per cinque anni, in attesa delle prossime discussioni in materia.

 

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