Reddito di cittadinanza, davvero lo prendono 1,4 mln di evasori? L’Inps fa chiarezza

Questa la notizia apparsa su diversi media nazionali dopo la "denuncia" dell'ex presidente Inps Tito Boeri. Ma è lo stesso Istituto a spiegare come stanno le cose

1,4 milioni di percettori del Reddito di Cittadinanza sarebbero evasori fiscali. Davvero? Questa la notizia apparsa su diversi media nazionali nei giorni scorsi dopo la “denuncia” dell’ex presidente Inps Tito Boeri. Che, però, oggi l’Inps stesso smentisce, spiegando perché numerosi giornali, anche autorevoli, e il famoso economista sono scivolati in questo errore.

Cos’è successo? Da dove sono stati presi questi dati? L’Inps ha voluto precisare in una nota che i media che hanno dato questa notizia potrebbero aver equivocato una simulazione riportata nell’ultima slide di un seminario tenuto il 22 febbraio scorso, in cui si erano confrontati i nuclei percepenti il Reddito di Cittadinanza con quelli definibili come poveri secondo la metodologia Ocse.

Quando si ha diritto all’RdC

Si ha diritto al Reddito di Cittadinanza se non si superano determinate soglie riferite a quattro dimensioni (oltre che, per i cittadini stranieri, alla permanenza nel Paese da più di 10 anni):

  • reddito familiare
  • dichiarazione Isee
  • patrimonio mobiliare
  • patrimonio immobiliare.

Viceversa, la condizione di povero nelle definizioni Istat/Ocse è legata a livelli di consumo o reddito inferiori a standard definiti localmente, la cosiddetta povertà assoluta, oppure a standard definiti in riferimento alla distribuzione dei consumi o reddito, chiamata anche povertà relativa.

Quindi le due platee sono difficilmente confrontabili, e dal loro confronto non possono dedursi conseguenze di tipo amministrativo. Nello specifico, prosegue l’Inps, l’analisi compara due insiemi di individui che per definizione sono molto diversi.

La differenza tra percettore di RdC e povero

I percettori di RdC sono individuati attraverso i quattro requisiti di cui sopra per scelta del legislatore, che ha voluto delimitare la platea dei possibili beneficiari nel rispetto delle disponibilità finanziarie.

I poveri sono definiti invece secondo una definizione simile a quella dell’Ocse, e cioè come persone con livelli di reddito disponibile equivalente inferiore al 45% del reddito disponibile equivalente mediano.

Non è dunque possibile utilizzare la definizione Istat di povertà, che è tipicamente incentrata su informazioni sui consumi della famiglia. Inoltre, non è strano che ci siano differenze anche importanti tra i due insiemi, e che pertanto la scelta del legislatore non sia necessariamente comparabile con le misure standard di povertà relativa.

Esistono diverse soglie della linea di povertà, dal 40% al 60% del reddito disponibile equivalente mediano. La scelta della soglia quantifica il gruppo dei non poveri: più bassa è la soglia più ristretto il gruppo dei poveri. Inoltre, nell’esercizio di simulazione si è costretti ad utilizzare una misura simile a quella Ocse, cioè calcolata come percentuale del reddito mediano, poiché non è possibile utilizzare informazioni sui consumi.

I percettori di RdC nel modello di microsimulazione vengono stimati con la banca dati SILC dell’Inps che considera i dati fiscali del 2015, dichiarati nel 2016, quando erano in vigore altre misure di sostegno al reddito. È quindi possibile che la composizione dei nuclei familiari e la distribuzione dei redditi possano essere variati nel corso degli anni.

Perché c’è stato questo errore interpretativo

La fonte dell’equivoco è che circa 1,468 milioni di individui risulterebbero, nelle stime, percettori di RdC pur non risultando nella platea dei poveri relativi elaborata seguendo i criteri Ocse.

In questo gruppo, oltre a lavoratori in nero, che potrebbero risultare senza redditi nei dati amministrativi pur dichiarando redditi nell’indagine SILC, e a fenomeni di evasione/elusione fiscale, ci sono i lavoratori proprietari della casa nella quale vivono, ai quali viene attribuito un fitto figurativo (nel calcolo Inps l’immobile viene valutato rispetto ai prezzi di mercato).

Dal momento che in media l’80% dei nuclei familiari italiani possiede l’abitazione in cui abita, questa integrazione può avere un impatto significativo sull’inclusione di non poveri nella platea dei percettori di RdC.

Infine, conclude l’Inps, considerato che non è stata effettuata una partizione dei non poveri, anche per gli inevitabili margini di approssimazione che avrebbe contenuto, non è possibile fare nessuna deduzione affidabile riguardo all’inclusione di possibili evasori nella platea.

Cosa non funziona dell’RdC

Bene. Tuttavia, sulla base di questi dati, emerge una criticità evidente del reddito di cittadinanza: dei circa 9 milioni di poveri relativi presenti in Italia prima dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza, i beneficiari risultano solo 1,3 milioni, circa un settimo del totale.

Dei quasi 2,8 milioni di beneficiari, poco meno di 1,5 milioni, cioè oltre la metà, non risultano essere poveri, nonostante il modello non riesca a identificare tutti gli autonomi evasori e i dipendenti sommersi.

In conclusione, significa che diversi poveri non ricevono il Reddito di Cittadinanza, mentre altrettanti lo ricevono pur non essendo poveri. Una vera e propria “inneficienza allocativa” già denunciata in passato, tra gli altri, anche dalla Banca d’Italia.