“Le liste d’attesa sono una vergogna nazionale e tutti quanti insieme abbiamo deciso di assestare un colpo veramente decisivo”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani sintetizza nella conferenza stampa di presentazione della Manovra 2024 la volontà del governo di dire basta ai tempi biblici che oggi ogni italiano deve attendere per poter effettuare un esame o una visita in una struttura sanitaria pubblica.
“Perché – attacca – non si può morire di tumore o di qualche altra malattia perché ti fanno la TAC quando tu purtroppo non ci sei più: questa è veramente una priorità, che riguarda tutti i cittadini di tutta l’Italia. Una vergogna alla quale dobbiamo mettere rimedio e con la decisione di oggi credo sia stato dato un segnale di grande importanza”. Due anni per una mammografia, ormai, non fa più notizia.
Mentre nascono iniziative di solidarietà, come la “visita sospesa”, proprio di qualche settimana fa la notizia dei risultati dei controlli svolti dai NAS durante l’estate in oltre 1.300 strutture, che hanno portato alla luce diffusi casi di liste di attesa illecitamente stravolte da medici e infermieri per favorire amici e parenti.
Come denunciano da tempo le associazioni di tutela, come Federconsumatori, il settore sanitario italiano non è nuovo, purtroppo, ad episodi di questo tipo, “che dimostrano gravi opacità nel sistema di gestione delle liste stesse e la sussistenza non solo di responsabilità individuali dei soggetti direttamente coinvolti, che verranno accertate nelle sedi opportune, ma anche e soprattutto una grave responsabilità politica da parte delle Regioni, che dovrebbero invece garantire la corretta erogazione dei servizi secondo criteri e metodologie più che trasparenti”.
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Tagli alla sanità o no?
Ma i tempi si allungano anche per la carenza cronica di infermieri e medici, a fronte di un quadro drammatico della sanità italiana, che segna un profondo rosso disperato, e si prepara a subire altri tagli, in particolare in 15 regioni.
In Manovra 2,3 miliardi, assicura Giorgia Meloni, vanno alla sanità: “Ci sono 3 miliardi in più rispetto a quanto previsto: questi 3 miliardi sono destinati tutti a un’unica priorità, che per noi è l’abbattimento delle liste d’attesa. Una priorità che intendiamo perseguire con due misure” spiega la Presidente del Consiglio. La prima è il rinnovo del contratto del comparto sanitario e la seconda la detassazione sia degli straordinari che dei premi di risultato legati a obiettivi di abbattimento delle liste d’attesa.
E sui presunti tagli la premier precisa che “nei giorni scorsi ho sentito un po’ di tutto, ho visto molte polemiche sul fatto che noi avremmo tagliato i fondi alla sanità. Ma mi corre l’obbligo di segnalare che con i quasi 136 miliardi di euro che raggiunge quest’anno il Fondo Sanitario Nazionale, noi raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità. Per capirci, nel 2019, prima del Covid, il Fondo sanitario ammontava a 115 miliardi di euro, 20 miliardi di euro in meno negli anni del Covid quando il Fondo viaggiava tra i 122 e i 127 miliardi di euro, vaccini compresi. Quindi mi sembra un po’ forte sostenere che con 136 miliardi questo governo taglia la sanità. Certo si può fare il giochetto che è stato fatto di dire che scende in rapporto al Prodotto interno lordo, perché ci sono stati anni precedenti nei quali scendeva, ma adesso fortunatamente il Pil sale”.
Cosa cambia dal 2024 per le liste d’attesa di visite ed esami
Il governo intende risolvere quindi l’annosa questione della sanità lenta e moribonda. Ma come lo fa? Offrendo un assist straordinario ai privati. Le Regioni insieme alle Asl locali e agli ospedali devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la richiesta della prestazione e la sua esecuzione.
Di fatto esiste una legge del 1998 che stabilisce che, se la lista d’attesa per una visita medica specialistica o per effettuare esami diagnostici è troppo lunga, è possibile ricorrere al privato pagando solo il ticket. Quando i tempi sono lunghi, si sa, la gente giocoforza passa al privato. Ma anche lì, nel privato, che sia convenzionato o meno, l’abbattimento delle liste d’attesa avviene sempre attingendo a fondi del Servizio sanitario nazionale.
Viene quindi da domandarsi come mai non si possano potenziare stabilmente gli organici del pubblico. Per questo fa storcere ancor di più il naso la decisione del governo di innalzare il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni mediche dalla sanità privata accreditata, per ridurre i tempi. In pratica, dal 2024 ai privati accreditati finiscono circa 500 milioni di euro, vincolati appunto, però, alla riduzione dei tempi di erogazione di visite, esami e operazioni.
Come funzionano oggi le liste d’attesa: le classi di priorità
Ma come funzionano oggi le liste di attesa? Prima di tutto, va detto che per poter sottoporsi a un esame, visita specialistica o intervento è necessario avere una prescrizione, fatta dal medico di base o dallo specialista, sia pubblico che privato, che indichi sul ricettario SSN tutta una serie di dati: se si tratta di prima visita/prestazione strumentale oppure di accessi successivi, la classe di priorità, il quesito diagnostico, che descrive il problema di salute che motiva la richiesta di effettuare la prestazione, e la classe di priorità, che definisce i tempi di accesso alle prestazioni sanitarie. Attenzione dunque, quando fate una richiesta di ricetta al vostro medico, che siano correttamente riportate tutte queste informazioni.
Per quanto riguarda le classi di priorità per visite ed esami previste nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA), ecco cosa significano e come leggerle sulle ricette mediche:
- Classe U (Urgente), prestazioni da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore
- Classe B (Breve), prestazioni da eseguire entro 10 giorni
- Classe D (Differibile), prestazioni da eseguire entro 30 giorni per le visite e entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici
- Classe P (Programmata), prestazioni da eseguire entro 120 giorni.
Per quanto riguarda invece gli interventi, le classi di priorità previste nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) sono:
- Classe A: ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti o, comunque da recare grave pregiudizio alla prognosi
- Classe B: ricovero entro 60 giorni per i casi clinici che presentano intenso dolore, o gravi disfunzioni, o grave disabilità, ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
- Classe C: ricovero entro 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità, e non manifestano tendenza ad aggravarsi né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
- Classe D: ricovero senza attesa massima definita per i casi clinici che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità. Questi casi devono comunque essere effettuati almeno entro 12 mesi.
Come prenotare una visita o un esame e come sapere quanto dobbiamo aspettare
Ricordiamo che le prestazioni sanitarie possono essere prenotate con modalità diverse a livello locale. In genere le modalità sono:
- CUP telefonico e/o CUP on-line regionale
- sportello fisico CUP regionale
- farmacia
- medico di medicina generale (MMG)/pediatra di libera scelta (PLS).
Ogni Regione deve essere dotata di un sistema prenotazione CUP online aggiornato in tempo reale, che permetta di consultare i tempi di attesa per visite e esami del SSN o della libera professione intramoenia. Il CUP online, inoltre, deve permettere di prenotare e pagare la prestazione, di richiedere e stampare il promemoria e le informazioni sull’appuntamento ottenuto. La possibilità di prenotare le prestazioni specialistiche ambulatoriali deve anche essere fornita attraverso le farmacie di comunità.
L’elenco delle prestazioni e i relativi tempi massimi d’attesa individuate dal Piano Nazionale e le modalità di erogazione dei servizi possono essere visionati dagli addetti ai lavori nel nuovo Osservatorio Nazionale sulle liste d’attesa, istituito presso la Direzione generale della programmazione sanitaria nel 2019, composto da rappresentanti del Ministero della Salute, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), dell’Istituto Superiore di Sanità e dai rappresentanti delle Regioni e dalle organizzazioni civiche di tutela della salute.
Per i cittadini, sarà possibile verificare i tempi di attesa della propria Regione sul Portale della Trasparenza dei Servizi per la salute, che oggi però – da quanto abbiamo potuto verificare noi di QuiFinanza – risulta in versione Beta, e dunque non ancora utilizzabile.
Cosa fare se le liste d’attesa sono bloccate o si superano i tempi massimi
Se, al momento della prenotazione, ci comunicano che la lista d’attesa per la prestazione di cui abbiamo bisogno è bloccata, cosa fare? Come spiega bene Cittadinanzattiva, è utile segnalare il fatto inviando tramite comunicazione ufficiale (raccomandata A/R o PEC) alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, all’Assessorato alla Sanità della propria Regione o alla stesssa Cittadinanzattiva il modulo per richiedere lo sblocco delle liste e l’applicazione dell’ammenda. E comunque è utile chiamare il CUP per conoscere quali altre strutture possono erogare la prestazione.
Nel caso di superamento dei tempi massimi, il suggerimento è di inviare il modulo per chiedere l’individuazione della struttura pubblica o convenzionata in grado di erogare la prestazione di diagnostica o specialistica entro i tempi massimi stabiliti o autorizzare la prestazione in intramoenia senza oneri aggiuntivi oltre al ticket. Meglio comunque inserirsi in lista d’attesa, anche se non sono rispettate le condizioni di prescrizione, proprio per dimostrare l’impossibilità di ottenere il diritto quando si contatterà la ASL successivamente.