Gli ultimi anni sono stati davvero complicati per la sanità italiana, con gli ospedali spesso in affanno a causa dei numerosi casi di Covid-19 che non hanno mai fatto respirare e riprendere medici e infermieri dal grande tour de force pandemico. Il 2023, a tre anni dall’inizio di quella pandemia che tiene ancor oggi il mondo col fiato sospeso, è però l’anno di un’altra grande crisi che potrebbe portare gli ospedali a un nuovo collasso.
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Tra Covid e influenza, la nuova minaccia
L’inverno a cavallo tra il 2022 e il 2023, infatti, è la stagione del grande ritorno dell’influenza che, mischiato con i casi di Covid che restano ancora ben presenti nel Paese, può mettere in difficoltà il sistema sanitario. Non bastasse ciò, il vero e proprio pericolo proviene dai più piccoli, con i reparti di pediatria che sono quasi al collasso da Nord a Sud, con dei virus che non danno pace ai sanitari.
Si tratta, principalmente, del virus respiratorio sinciziale, o bronchiolite da Vrs, che negli ultimi mesi tiene parecchio occupati i pediatri italiani. Nelle ultime settimane è stato lanciato un vero e proprio allarme, con un l’80% circa dei posti letto occupati da piccoli pazienti con infezioni respiratorie del 300% superiori rispetto agli anni precedenti (qui vi abbiamo parlato degli ospedali a rischio tenuta).
Il virus sinciziale, sebbene nella maggior parte dei casi sia un’infezione decorra senza sintomi o con un po’ di raffreddore e tosse, non è da sottovalutare. I principali campanelli d’allarme sono l’insorgere si difficoltà respiratorie come respirazione veloce, tosse insistente, movimento delle pinne nasali, respiro rumoroso o ancora la comparsa di un colore violaceo delle labbra e/o del viso.
Allarme negli ospedali, pediatria al collasso
Con la contemporanea circolazione di altri virus come influenza, adenovirus e Covid, il risultato è presto dato: la situazione è davvero difficile, con accessi record in Pronto Soccorso, congestione in alcuni ospedali e massima occupazione dei posti letto. Secondo quanto riferito da Giovanni Corsello, direttore del dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale dei Bambini di Palermo, sarebbero due le condizioni che stanno particolarmente gravosa l’assistenza: “Da un lato l’età dei bambini con bronchiolite da Vrs, soprattutto neonati e lattanti, e dall’altro lato, i casi di ‘coinfezioni’ causate da più agenti patogeni che in contemporanea colpiscono lo stesso organismo”.
Complessa la situazione anche al Policlinico Umberto I di Roma, dove attualmente il 100% dei ricoveri pediatrici è dovuto a infezioni respiratorie. “La situazione è difficile, ma il sistema tiene, seppur con grandi sforzi”, afferma Giuseppe Banderali, Vicepresidente SIP (Società Italiana di Pediatria) e Direttore della Neonatologia e Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano (qui vi abbiamo parlato della crisi dei farmaci in Italia).
Anche alla luce di questa situazione, la SIP mette in evidenza il sottodimensionamento delle terapie intensive pediatriche (TIP). “L’assenza di un codice ministeriale che le identifichi in maniera precisa (presente per tutte le altre discipline assistenziali nel nostro Paese) rende molto difficile stimare il loro numero esatto”, spiega la Società. “Facendo riferimento a dati empirici, nel nostro Paese ci sono circa 3 letti di Terapia intensiva con specificità pediatrica ogni milione di abitanti. Un valore di circa la metà di quello inglese e di circa un terzo rispetto a Austria, Svizzera, Germania o USA”.